martedì 14 luglio 2015

Le citazioni dei fumetti

Quanto è sottile la linea che divide il plagio dalla citazione? Questa domanda ricorre spesso nel mondo del fumetto e in effetti ancora non ha una risposta. Molti autori sono stati "beccati" spesso a copiare da questa o quella foto. Nulla di male, dico io, i riferimenti fotografici sono essenziali... non puoi disegnare un phone e farlo passare per una pistola, dove sta il problema, quindi? Il problema è quando si copia in modo selvaggio il disegno di qualcun altro, e non certo per ispirazione. Questa cosa avviene solitamente all'inizio della propria carriera, perché si è acerbi e si vuole imparare, ma ci sono stati professionisti che, spinti forse dall'eccessivo zelo, hanno scopiazzato intere tavole di altri autori: sono lampanti il caso di Ferrario per le cronache del mondo emerso, il quale ricalcò le illustrazioni di Miyazaki e quello di Paolo di Clemente, su Nathan Never con i disegni ricalcati da quelli di Jim Lee, creando bufere e crociate spietate, talvolta capeggiate anche da gente che avrebbe dovuto almeno avere la bontà di restare in un religiosissimo silenzio e recitare un paio di Ave Maria.
Ovviamente questo tipo di operazioni non si limita certo ai soli disegni, quando anche alle sceneggiature... non potrò mai scordare la storia di Napoleone, che era praticamente l'adattamento a fumetti del film "Spider" di Cronenberg (tra l'altro regista citato fino alla nausea, insieme a Coppola, da Chiaverotti in Brendon  "Gloria alla nuova Carne", "L'orrore, l'orrore!").
Per molti, la copiatura, o la citazione (ricordate sempre la sottile linea), avviene anche attraverso una sorta di rielaborazione, presentando talvolta cose più o meno originali.
Molti fumetti che ho letto, e che ho amato, scopiazzavano a mani basse da fonti antecedenti. Ciò si trasforma anche quasi in un gioco tra l'autore e il lettore (un po' come la firma nascosta di Claudio Castellini): il famoso "cerca la citazione"!
Andremo ora ad analizzare alcune di queste "rielaborazioni".

Prendiamo ad esame Berserk, fumetto infinito, che non leggo più da una vita, che però è un calderone di suggestioni che Miura ha buttato nel mezzo senza ragionarci troppo.
L'autore ha attinto a piene mani da film, libri, dipinti, sebbene poi nelle saghe successive ci sia entrato anche One Piece e il signore degli anelli... quando uno è alla frutta (ma cazzo, possibile che se lo finisci, non hai idee per un altro manga?)...

Il guerriero Guts, completamente vestito di nero (e mantello foderato di rosso), che ritorna in città, in cerca di vendetta, con tanto di spadone e balestra a ripetizione, seguito da un petulante compagno di viaggio (che egli stesso ha salvato da un'aggressione) ha echi lontani nel personaggio di Etienne Navarre, protagonista del Lady Hawke di Richard Donner e interpretato da Rutger Hauer.


Esattamente come Navarre, Guts ha una maledizione che si sviluppa al calar delle tenebre (uno viene tramutato in un lupo, l'altro perseguitato dagli spiriti) ed entrambi i protagonisti combattono per poter riabbracciare la propria amata. Ricordate inoltre, che nel film, i personaggi attendono con impazienza un'eclissi solare, perché durante l'eclissi sarebbe avvenuto qualcosa di "magico"? E in Berserk, quale fenomeno astronomico congiunge il mondo degli spiriti con quello dei vivi? Esatto...
In realtà anche l'elmo che Guts porta da ragazzo, nella squadra dei falchi, è una rielaborazione di quello di Navarre.



L'atmosfera che si respira, però, è quella di un medioevo violento e  realistico, e ciò riporta al film "L'amore e il sangue" di Paul Verhoeven. In una sequenza della pellicola c'è un grosso albero degli impiccati praticamente identico a quello dove viene trovato Guts ancora neonato; inoltre ci sono echi di sequenze, come lo stupro della bella di turno, o le torture inflitte al protagonista, che sono riscontrabili anche nell'opera di Miura. Lo stesso Martin (interpretato ancora da Rutger Hauer), con il suo carisma, ricorda un po' la nemesi del guerriero nero, Griffith.
Proprio l'elmo di Griffith, quello a forma di falco, è palesemente ripreso da quello del protagonista del film "Il fantasma del palcoscenico", di Brian De palma



I 5 della mano di Dio, invece, sono ovviamente ispirati ai celebri cenobiti di Hellraiser.





Il design è sputato, con tutte quelle armature gommose e tutine attillate in lattice, che farebbero la felicità di un qualunque appassionato fetish.

Boid, il capo, ad esempio, è...



Urbick è preso dal cenobita "Butterball"



Anche la maniera per evocarli è molto simile a quella di Hellraiser: il behelith, ha le stesse funzioni del cubo del film, ovvero, tramite una determinata combinazione, aprire una porta su un'altra dimensione, dalla quale fuoriescono demoni che in un caso possono donarti molto potere, nell'altro tanta sofferenza...




Chiudendo Berserk, passiamo al manga che è riuscito a costruire tutto il suo background visivo attraverso una serie di film ormai leggendari: mi sto ovviamente riferendo ad "Hokuto No Ken", il quale deve ringraziare tantissimo Mad Max... se il post atomico è pieno di culturisti con la cresta, il merito è in realtà suo. Lo stesso Ken indossa un vestito identico a quello di Max Rockatansky


Molti banditi sono praticamente ripresi dal barbaro Wez, che ha effettivamente ispirato almeno due dei nemici di Ken: Zeta e il fante di Spade.


Jaggy, il fratello di Ken, sembra ispirato invece a Lord Humungus, sebbene Hara avesse affermato in più occasioni come la maschera fosse un omaggio a Darth Vader di Star Wars... mah... se ne è convinto lui...





Max ha chiaramente ispirato anche il mondo del bonellide Brendon di Claudio Chiaverotti... e non solo quello: date un'occhiata al fucile a canne mozze del protagonista (che ancora non capisco perché l'autore si ostini a chiamare pistola... boh)



Ma c'è anche un altro fumetto di Hara, che ha attinto dalla cinematografia americana di fantascienza; si tratta di Cyber Blue, manga in questo caso palesemente ispirato a due film di Paul Verhoeven: "Robocop" e "Atto di forza" (a quanto pare Verhoeven va forte in Giappone).



La storia è ambientata su di un pianeta alieno, colonizzato però da esseri umani, fuggiti dalla terra per non ricordo più quale motivo: l'atmosfera è inquinata e non permette ai nativi di sopravvivere e respirare adeguatamente, senza contare l'aumento smisurato della delinquenza. Molti coloni bramano di poter tornare sulla terra, ma il biglietto per uno shuttle è troppo costoso e fuori dalla portata dei più poveri. Fra questi c'è Blue, un diciassettenne che verrà eliminato da una banda di criminali capeggiata da un sergente corrotto della polizia. Il modo in cui Blue viene ucciso è praticamente identico a quello in cui perde la vita Murphy in Robocop... gli salta via persino il braccio.



Destino vuole che un robot, Fatsie, praticamente identico a R2 di Star Wars, riporti in vita il ragazzo, trasformandolo in un cyborg... da qui, il giovane andrà in cerca dei suoi aguzzini, diviso a metà tra due nature, quella umana e quella cibernetica. 

La storia prosegue mostrando temi tanto cari ad Hara, come l'amicizia lacrimosa (ma pur sempre virile) tra i protagonisti e villain tagliati con l'accetta.

Credo di poter chiudere la parentesi mangofila e passare agli albi francesi, dato che nel campo delle citazioni, il mio preferito rimane Giuseppe Ricciardi; Peppe ne ha fatto un'arte, e soprattutto un gioco: infatti quando gli chiesi se gli veniva richiesto esplicitamente di ricalcare un determinato modello per rappresentare un luogo o un personaggio, lui mi rispose negativamente, aggiungendo che si divertiva un casino a farlo, perché i videogiochi e i film alimentavano la sua creatività, spingendolo, in questo modo, a poter giocare con il lettore. Un gioco, che però, non piacque molto ad alcuni critici francesi, quando uscì il primo volume di Tenebre, dato che storsero un po' il naso davanti a quelle citazioni, definendole una mera copia.
Ricordo cosa mi disse Giuseppe al riguardo: “I francesi su questa cosa mi hanno criticato molto, ma poi i disegni gli son piaciuti lo stesso e mi hanno dato pure un premio come miglior artista esordiente... peccato che io faccia questo mestiere già da almeno 10 anni!”

Ma vediamole le citazioni grafiche di Tenebre (che ricordo potete trovare editato dalla Mondadori):

Abbiamo l'angelo della morte di Hellboy



Cosa c'è lì all'orizzonte?



Acri di Assassin's Creed



Heath Ledger



E Godzilla



In verità si potrebbe continuare all'infinito e non solo su Tenebre:

Ad esempio Nicholas D. Wolfwood di "Trigun" sta al Django di Corbucci (la croce piena di armi rimanda un po' alla bara con la mitragliatrice), come "Il re leone" della Disney sta al Kimba di Tezuka (anche se loro dicono di no... ma chi ci crede...); curiosità: lo stesso Tezuka ha, a più riprese, affermato di essersi ispirato ai classici disneyani per il suo stile... vedete, tutto torna!

Gli autori si copiano tra di loro dall'alba dei tempi, è un dato di fatto: persino Caravaggio copiò la mano della "Genesi" di Michelangelo Buonarroti nel suo dipinto "Vocazione di San Matteo". Viviamo gli uni negli altri e viceversa, intimamente legati, così da stimolarci a vicenda. Forse a volte ci perdiamo, altre ci ritroviamo. Uhm... sto ancora cercando di capire se è una buona o cattiva cosa. Il lato positivo, però, è che così, le opere non muoiono mai davvero, e questo è bello.


Nessun commento:

Posta un commento