lunedì 24 ottobre 2016

Il Monaco 3 - parte 1 - backstage

Cari drughi, bentornati.
Eh, sì, manco da un po' su questo blog, l'ultima cosa che ho scritto risale quasi ad un mese fa ed era una poesia sdolcinata che si sono cagati veramente in pochi (la trovate qui)... ma su, ogni tanto queste frocerie devo farle uscire, perché senno mi muoiono dentro.

Comunque sia, quest'oggi affronterò insieme a voi alcuni retroscena sulla lavorazione delle prime 14 pagine della terza avventura del Monaco... ricordate, ne avevo postato una beta qualche mese fa: invece ora troverete la sua edizione definitiva allo stesso link (qui), salvo qualche piccolo dettaglio che ancora mi soddisfa poco, ma direi che ci siamo.
Orsù, ora andiamo ad incominciare.

La storia di questo signorotto sociopatico assassino (ispirata, tra l'altro, a fatti realmente accaduti) non mi è del tutto nuova, in quanto ho rielaborato un vecchio plot da me scritto e disegnato più di dieci anni fa: vi mostro, con estrema vergogna, le prime pagine realizzate allora.







Come potete constatare, al di là della qualità dei disegni piuttosto... beh, mediocre, (giusto per essere gentile verso me stesso), c'era integrato un fattore soprannaturale che ho preferito oggi eliminare, per incoraggiare una linea narrativa più credibile.
Riscrivendo l'intera storia, ho aggiunto in seguito diversi personaggi, tra cui la stessa Miriam, perché m'interessava creare un certo legame di parentela stretto con la vittima del signorotto e dar vita così ad una narrazione più profonda, che andasse al di là del banale "prendi l'assassino".
Per Miriam,poi, mi sono palesemente ispirato all'attrice Emmy Rossum, la Fiona Gallagher della serie "Shameless".


Riflettendoci, entrambi i personaggi hanno anche alcune sfumature caratteriali in comune, sebbene la cosa, in questo caso, non fosse propriamente voluta... quando ho concepito Miriam, al di là del suo aspetto fisico, ho cercato di rifarmi al prototipo di ragazza da cui mi sento solitamente attratto: decisa, dal carattere forte ma sensibile e zoccola quanto basta... uhm... mi piacciono le ragazze problematiche, chi l'avrebbe mai detto...

Il signorotto, a sua volta, è ispirato ad un altro attore, ovvero Ben Wishaw, il Q nei nuovi film di 007, che ha ricoperto, curiosamente, il ruolo di serial killer nel bel film "Profumo" (l'avete mai visto?)... anche in questo caso è una coincidenza, il fatto che abbia interpretato un omicida, mi sono rifatto a lui perché ritenevo il suo viso "perfetto per la parte".



Molto del tempo che dedico alla documentazione, lo trascorro soprattutto nel cercare scenografie adatte e credibili. Quando ho immaginato il castello del signorotto vedevo, nella mia testa, una costruzione a picco su una montagna, ma, non sapendo se architettonicamente fosse fattibile, ho fatto in rete diverse ricerche sulle fortificazioni medievali: sono così risalito alla fortezza di Beynac, situata in Francia, che ho utilizzato ben presto come riferimento.



La locanda di Miriam,  invece, è ispirata ad un dipinto che ho trovato sempre in rete. Non me ne voglia l'autore, ma il suo lavoro corrispondeva esattamente a ciò che cercavo, così, ho deciso di utilizzarlo, prendendomi ovviamente le mie libertà e apportando piccole modifiche per adattare il dipinto alle mie esigenze.


Uno dei motivi principali per cui ci metto sempre molto tempo nel realizzare un albo è, in sostanza, il mio essere puntiglioso e pignolo con me stesso: ridisegno spesso molte vignette, dopotutto credo che ci sia solo un modo di fare le cose, ovvero quello corretto (insomma, c'è anche l'altro modo, ma e meglio quello corretto, no?). Siccome, però, alla soluzione non ci arrivo sempre alla prima botta, ritento e ritento finché non sono soddisfatto. Quando ho difficoltà nel comprendere una scena, disegno a parte su un foglio non solo la vignetta in sé, ma anche intere porzioni di disegno, così da montarli in seguito. Dedico in effetti molto tempo allo studio dei volti e delle posture.










Come avrete notato, capita che io "depezzi" completamente il corpo umano, disegnando a parte braccia, gambe e busti: questo metodo mi aiuta a capire in maniera ottimale il loro funzionamento, dovendo, per forza di cose, concentrarmi solo su di essi.








Abbandoniamo adesso il lato visivo, per concentrarci sulle citazioni dell'albo, citazioni che non tutti potrebbero avere colto:  

Guardando questa vignetta, spero vi siate accorti che intendevo citare ovviamente il noto film del compianto Wes Craven "l'ultima casa a sinistra", dove la parola casa, è stata però sostituita, per esigenze di copione, con camera.

Inoltre, quando Miriam s'introduce nella camera del Monaco, dicendogli perentoria, che gliela darà "per grazia e amore di Dio", beh, non ci crederete, ma la ragazza sta citando una locuzione latina...


Forse non lo sapete, ma questa perifrasi viene, ancora oggi, spesso utilizzata anche da noi, sebbene in forma abbreviata: stiamo parlando appunto della parola "GRATIS".
Difatti, originariamente, l'espressione completa era proprio "Per grazia e amore di Dio", che letteralmente viene dal latino "Gratis et amore Dei".
Inizialmente volevo che Miriam si esprimesse effettivamente in latino: "Infatti io te la do gratis et amore Dei", ma quando scrissi la battuta nel balloon, mi resi conto che poco funzionava nel contesto, non essendo in linea col personaggio; eppure ci tenevo ad inserire una citazione "colta" (per modo di dire), così decisi di optare comunque per la sua traduzione italiana.
 
Con questo è tutto, quando avrò completato questa storia, vi dirò altri retroscena, per il momento può bastare. Ci sentiamo, drughi, alla prossima.

sabato 1 ottobre 2016

Che bella, sei

Quando tu sei nata, io già c'ero, venuto al mondo in una folle notte di primavera.
Del tempo è passato, prima che c'incontrassimo,
E quando è stato, t'ho osservata, sebbene per te io non esistessi.
Fu il tuo viso a destare la mia attenzione, e la tua voce fece il resto.

"Che bella, sei", pensai.

Ma hai continuato a non vedermi,
e quando ho cominciato ad esser visibile,
grattando via la crosta che offuscava i tuoi occhi  vivaci,
hai visto quello che volevi vedere.
Tutto ciò che t'ho mostrato era un'illusione,
Tutto ciò che hai vissuto era un sogno,
E ti ho odiato per come mi hai fatto sentire.
E talvolta ancora ti odio.
Eppure, nelle interminabili sere di solitudine, ripenso al tuo essere,
e spero che la fresca brezza trasporti il mio pensiero lontano,
mentre sento sempre costante il desiderio di perdermi dentro di te,
E nel momento in cui passo il mio tempo a rimuginare sul tuo ricordo,
un mesto sorriso appare sul mio volto,
finché dolci parole occupano la mia testa...

"Che bella, sei", penso.