lunedì 30 giugno 2014

Mythology - La cover

Avevo detto che avrei postato anche la cover, realizzata da me, di questo nuovo progetto. E infatti eccola qui. Sto ancora sistemando un po' di cose, ma... che ve ne pare?


sabato 28 giugno 2014

Mario Bava, semplicemente un maestro

Sarò onesto: ho scoperto il cinema di Mario Bava tardi... troppo tardi... e me ne vergogno.
Forse sarà stato per quei sedicenti critici, che hanno definito i film di Bava da serie B, e altre notizie del cavolo che han poi creato dei pregiudizi da parte mia nei suoi confronti. Pregiudizi che ho superato grazie soprattutto al web, che tra varie recensioni (Dio benedica il Frusciante) e passaparola, mi ci hanno fatto appassionare, spingendomi a visionare le sue pellicole: altro che cinema di serie B, con Bava si gioca nella A+!

Il primissimo film di Bava che vidi (da pupetto, avrò avuto quindici o sedici anni)  fu Diabolik (non sapendo nemmeno che fosse del maestro), e non essendo un grande appassionato del re del terrore, ci passai sopra, facendo spallucce. Inoltre non capii molto il film, e non mi riferisco alla trama, quanto invece ad alcune scelte stilistiche che cozzavano con l'idea che mi ero fatto di Diabolik stesso, nei pochi albi che avevo letto... ma questa è una cosa mia. Col tempo, mettendo da parte il fumetto, ti accorgi che il film è un capolavoro visivo, che sa anche non prendersi troppo sul serio.
E proprio lo stile di regia di Bava, ha quel qualcosa che lo  fa avvicinare ad un fumetto in movimento; questo perché lui era un direttore della fotografia strepitoso, ed era un maestro nel superbo utilizzo dei colori e delle luci. Ho un paio curiosità sul film: la caverna in cui giravano Marisa Mell e John Phillip Law (che avevano anche una relazione all'epoca del film, beati loro) era completamente vuota, molti degli aggeggi e degli sfondi venivano tirati fuori da prospettive forzate e da pezzi di vetro applicati sulla macchina da presa; ad esempio, poi, c'è una scena in cui si vede un aereo in primo piano e Diabolik salirci sopra... quell'aereo non c'era davvero: era semplicemente una foto ritagliata e attaccata sulla camera... praticamente i primi accenni di trucchi "digitali".
A volte, purtroppo, come spesso accade anche oggi, sia i mezzi che la sceneggiatura non erano all'altezza della sua eccezionale messa in scena, ciò nonostante la sua verve creativa salvava sempre capra e cavoli. Lo stesso Bava si lamentava spesso, della cosa, col figlio Lamberto: "Ma guarda quà che dialoghi del cazzo mi scrivono!".

Il vero primo film di Bava che ho visto (nel senso che mi ci sono messo con interesse), però, è stato I tre volti della paura. Ecco, con questo film mi sono innamorato, e ho potuto comprendere a pieno le doti fuori dal comune di questo grande regista, che nella sua semplicità tirava fuori gioiellini.



Il film, in sintesi, è di una semplicità disarmante, ed è suddiviso in 3 storie, una più bella dell'altra e per nulla scontate. Nella prima, quella del telefono, viene addirittura suggerita una relazione lesbica tra le due protagoniste, cosa impensabile per l'epoca. Il secondo racconto, quello con Boris Karloff, mi è rimasto impresso per la testa mozzata che questi tira fuori dal suo sacco, inutile dire che tale scena in America fu eliminata, come fu cancellato anche il rapporto saffico nella prima storia. La mia preferita, però, è l'ultima storia, La goccia d'acqua, che, con quello spettro spaventoso, sembra quasi girato come un J horror, vale a dire un horror giapponese... che dire, Bava precursore anche del cinema nipponico!



Ovviamente la fa da padrone una messa scena fantastica, cupa, gotica, e un uso delle luci eccezionale... per la cronaca, la baita dei Wurdalak era riprodotta in uno studio, ma grazie alla sua bravura, Bava te la faceva sembrare vera, come se davvero ci si trovasse in mezzo alle steppe russe.
Inoltre, credo che molti di voi lo sappiano già, il film è noto per la sua sequenza finale, in cui viene svelato il trucco che c'è dietro la scena del cavallo.

Preso dalla foga, mi lanciai anche su Reazione a catena, da molti percepito come il primo slasher della storia, anche se avrei da ridire, in merito... per il semplice motivo che già un film precedente di Bava aveva elementi riconducibili al cinema slasher, e mi riferisco a 6 donne per l'assassino, di cui parleremo tra poco!



 In ogni caso, questo film ha gettato le solide fondamenta sul quale molti cineasti avrebbero poi costruito il ponte sul quale sarebbero transitati i loro film di successo:  uno su tutti, Venerdì 13, che non solo omaggia Bava in alcune inquadrature al limite del plagio, ma sembra addirittura girato sullo stesso set, tanto è simile la messa in scena.
Parlando con maggior dettaglio del film di Bava, questo è estremamente ben fatto: fotografia magnifica (come al solito, direi), personaggi intriganti (uno più cattivo dell'altro), e l'idea di fondo è davvero originale (per l'epoca, almeno, parliamo comunque di un film degli anni 70); la reazione a catena del titolo, ad esempio, è dovuta al fatto che ogni assassino viene ucciso dopo aver perpetrato un omicidio (o anche una serie), creando appunto una "sanguinolenta reazione a catena" che unisce tutti i protagonisti, i quali vogliono impossessarsi delle ricchezze nascoste nella baia. Anche qui il finale è ricco di ironia, dato che la catena di sangue viene chiusa in modo inaspettato.

Ma, visti due, ne volevo ancora, così mi feci arrivare da Amazon La maschera del demonio, quello in bianco e nero, con una bellissima Barbara Steele.

Okay, non volevo dirlo, ma non riesco a trattenermi: "Il mio tessssssoroooo"
Il film, essendo del 60, e in quanto opera prima del maestro, mantiene una certa ingenuità di fondo, eppure sprigiona una potenza visiva impressionante, anche a distanza di così tanti anni. La sequenza iniziale, per come è girata, è modernissima: il boia che applica la maschera sul volto della strega, pare addirittura essere ripreso in seguito nei videogiochi di Resident Evil (nel 5, precisamente). Il mistero di Sleepy Hollow, di Tim Burton, sembra addirittura una sorta di remake a colori del film, che omaggia tra l'altro in più punti (la madre del protagonista rinchiusa nella vergine di ferro). In tempi più recenti, il figlio Lamberto ne ha fatto un remake, ambientato ai giorni nostri. Nel cast si segnala la presenza di Debora Caprioglio nei panni di un'improbabile vergine, la Grimaldi in quelli di una ancor meno credibile strega e, oltre a loro, anche Michele Soavi, futuro regista di talento. Io, purtroppo, non son riuscito ad andare fino in fondo alla visione, ma questa è una cosa che riguarda me, se voi potete, invece, recuperatelo.

Siccome questi tre film mi avevano entusiasmato, mi fiondai su Terrore nello spazio, che, però, devo ammetterlo, mi è stato dipinto meglio di come fosse in realtà.



Per quanto curato nella regia, si vedono purtroppo tutti i limiti di budget, e per quanto Bava ci metta del suo per rendere il tutto credibile, l'illusione va in frantumi contro pietre di cartapesta, e interni di astronavi manifestamente finti. Inoltre, per quanto molti lo abbiano paragonato ad Alien di Scott, io mi sento di azzardare un ulteriore paragone: La cosa di Carpenter; difatti credo che ci siano delle similitudini nelle tematiche di ambo i film, come il fatto che gli alieni prendano possesso del corpo di esseri umani, mimetizzandosi tra la massa. L'ho trovato estremamente interessante, e anche qui c'è un inaspettato finale, che vale sicuramente la visione.

Se inizialmente ero un po' restio a dare un'occhiata a Sei donne per l'assassino, ne sono invece rimasto abbagliato, l'ho trovato un film semplicemente magnifico.


I titoli di testa del film sono fantastici, con gli attori che si confondono tra i manichini dell'atelier (e qui è evidente la sottile ironia Baviana). Lo scenario gotico è incredibilmente curato, la fotografia e l'uso delle luci mi ha lasciato a bocca aperta (proprio all'uso delle luci si sono ispirati sia il figlio Lamberto per Dèmoni, che Argento per Inferno) e la resa grafica dell'assassino (con maschera, guanti e impermeabile nero) è ovviamente entrata nell'immaginario collettivo. Inoltre, non vi pare che somigli a Rorschach di Watchmen? Alan Moore, vecchio volpone...
Comunque, anche in questo caso, il finale non risulta scontato, anticipando quello di tanti film odierni, in particolare il primo Scream di Wes Craven.




Passiamo al suo, o almeno io lo definisco tale, capolavoro: Cani arrabbiati.



Mentre disegnavo, una volta, decisi di mettermi un film per "compagnia", e la scelta cadde proprio su Cani arrabbiati. Ovviamente, dopo un po', smisi di lavorare, e mi lasciai trascinare dalla visione del film. Quando arrivai ai titoli di coda, la frase che mi balenò in mente fu: "Tarantino... datti all'ippica!". Cani arrabbiati è il primo vero esempio di cinema pulp, con dialoghi duri, personaggi tosti, e atmosfera tesa dall'inizio alla fine. Senza contare che il film presenta parecchie similitudini con "Le Iene" dello stesso Tarantino, nonostante la pellicola di quest'ultimo sia stata proiettata prima di Cani arrabbiati che, per motivi di produzione, rimase inattivo fino al 95. Non escluderei, però, che Tarantino, avendo lavorato comunque in una videoteca, sia riuscito ad entrare in possesso di qualche copia pirata.
I personaggi del film di Bava, in particolare, appaiono sopra le righe (un po' da fumetto), senza per questo risultare ridicoli, ricordano proprio quelli tarantiniani, anche nella scelta di soprannomi: Dottore (perché è il capo, ed è il più intelligente), Bisturi (abile nell'uso del coltello), e Trentadue (chiamato così per le notevoli dimensioni dei suoi attributi... no, non è uno scherzo).

In ordine: Dottore, Trentadue e Bisturi!
Per il momento son questi i film da me visionati, e purtroppo me ne rimangono ancora tantissimi, ma alcuni fra questi non sono più disponibili, né in rete, e nemmeno nei negozi; ci terrei a visionare, ad esempio, Operazione Paura, e anche Lisa e il diavolo: di quest'ultimo entrambe le versioni, dato che, come alcuni di voi forse sapranno, il produttore Alfredo Leone rimontò la pellicola per l'America, rendendola più spinta, e a tratti più violenta... in quello di Leone, chiamato La casa dell'esorcismo, c'è addirittura un breve fotogramma in cui s'intravede un pene eretto... così, giusto per farvi capire...

Chi si è soffermato a leggere queste righe, nel caso non abbia mai dedicato più di tanto ad un maestro come Bava, dovrebbe ricredersi, perché riscoprire i classici fa sempre bene... le risposte, stanno sempre nel nostro passato, ricordatevelo sempre!
Un saluto a tutti! E mi raccomando, SOGNATEMI!!!! DIVENTEREMO AMICI!!! Cit.

martedì 24 giugno 2014

Coming Soon - Mythology

Questa storia sarà di prossima pubblicazione e sarà disegnata da un bravissimo disegnatore, dato che non sono stato in grado di curarne anche i disegni. Ugualmente ho curato la parte grafica, i testi e la copertina (che pubblicherò prossimamente).
Intanto ci tengo a ringraziare a Matteo Coletta e Misa Mao: il primo per essere attivo sui miei video di youtube, la seconda perché segue con assiduità il mio blog, e la cosa mi fa piacere. (per inciso, così adesso vediamo se leggete anche i post o mettete i mi piace a caso!).

Intanto vi lascio al logo, così cominciate già a farvi un'idea. Che ne pensate?




mercoledì 18 giugno 2014

VERSUS!!!

Chi ha giocato ai videogames, magari i picchiaduro, sa benissimo cosa significa versus, o "Vs", come alle volte appare su schermo, tra le facce dei due lottatori. Versus, se tradotto e adattato vuol dire "scontro". Cercandolo sul dizionario, scontro è per definizione "una contrapposizione armata e non di eserciti o gruppi di persone"... Versus è anche il nome di un film giapponese, molto famoso in patria e diretto da Ryuhei Kitamura... Versus l'ho guardato senza troppa attenzione un paio di anni fa o forse più, dopo averlo trovato in un cestone, senza capirci una cippa... anzi, finito il film, è stato tipo un "Ma che cazzo ho visto?".



L'ho poi riguardato un altro paio di volte, nel tempo, sperando di capirci davvero qualcosa, e alla fine ci sono arrivato... nel senso che Versus non vuole significare niente, e ciò che si vede nel film si può riassumere proprio nella definizione precedentemente data di "scontro": 90 minuti di mazzate (gli altri 20 parlano di cose di poco conto), senza stacchi e interruzioni; i personaggi del film si menano e si sparano addosso senza un motivo ben preciso. Credo che Versus sia diventato un cult proprio per questo: è un film che non ha alcun senso!

LET'S ROCK!!!
La sceneggiatura è un qualcosa di delirante: comincia con due tizi che fuggono di galera, poi incontrano degli yakuza in una foresta, litigano, cominciano a spararsi addosso, i morti resuscitano, li uccidono, poi resuscitano ancora, i fuggiaschi e gli yakuza si sparano di nuovo addosso, intervallando le sparatorie con sequenze di arti marziali (anche piuttosto ben girate), poi esce un tizio dal nulla che dovrebbe essere il capo, che sta cercando un potere e... e giù ancora mazzate... insomma... non si capisce un CAZZO! Eppure c'è un qualcosa che ti tiene incollato: la passione! Versus è un film fatto con passione, con amore, e questo si percepisce da ogni inquadratura, che omaggia questo videogioco o quel regista (due su tutti: Devil May CrySam Raimi): la tenacia registica di Kitamura riesce a sopperire a tutta una serie di mancanze tecniche, dovute anche al budget ridicolo, e a dialoghi idioti e stupidi (per non parlare della recitazione sopra le righe di alcuni dei personaggi)!

Jackpot!!!
L'eroe (sì, perché i personaggi messi in scena non hanno un nome proprio), è interpretato da Tak Sakaguchi, un tizio che prima di partecipare a questo suo primo film, faceva lo street fighter... e si vede, dato che potremmo chiamarlo "l'attore monoespressione"...

BINGO!!!
Eppure il tipo fa la sua porca figura col suo spolverino, la spada in una mano e la pistola nell'altra, un perfetto "Dante novello"... buoni gli altri attori, soprattutto il tizio chiamato "L'uomo con la giacca", che per le sue espressioni esagerate, ricorda molto il personaggio di un anime...
Se riuscite a trovarlo, vale davvero la pena dargli un'occhiata, anche in originale se potete, che tanto non vi perdete niente. Io sono sempre pro doppiaggio, ma in questo caso se ne poteva anche fare a meno, soprattutto perché il lavoro svolto mi sembra inadatto, coadiuvato forse dal cattivo abbinamento di alcune voci (Sergio Luzi su tutti, per il capo). Marco Baroni è riuscito a far recitare Sakaguchi con la sua voce, anche se a volte risulta troppo espressivo, quando invece la messa in scena dell'attore è di un piattume esagerato; al contrario, il buon Roberto Certomà non è riuscito a stare dietro all'uomo in giacca, che ne è uscito un po' con le ossa rotte. Per il resto è okay... come ho precisato, parleranno sì è no 20 minuti in tutto il film, quindi chissenne, e poi c'è solo da ringraziare che questa pellicola sia arrivata in Italia. Prima di lasciarvi, due curiosità:

1) Kitamura ha rimontato il film nel 2004, includendo dieci scene di mazzate aggiuntive (girate ex novo, eh!), e rinominandolo "Ultimate Versus"... questa versione è inedita in Italia, ma la trovate in originale sul tubo...

2) Il supervisore delle scene di combattimento è lo stesso che ha diretto le sequenze d'azione di Devil May Cry 3... tutto torna!

giovedì 12 giugno 2014

DIAZ - Don't clean up this blood

Vorrei poter parlare di questo film in quanto tale, cercando di escludere tutti i riferimenti politici e culturali, ma parlare di Diaz, mettendo a tacere tutti questi elementi, sarebbe impossibile, in quanto si tratta di una triste pagina della storia italiana (anche se sarebbe meglio dire internazionale) e, come recita il sottotitolo, questo sangue non dovrebbe essere lavato via. Mai! Anzi, dovrebbe essere inciso a fuoco, come un marchio, nella memoria collettiva, sperando che episodi del genere non si ripetano più.


Chi ha criticato il film, dicendo che si soffermava solo un determinato aspetto del G8, senza approfondirne altri... è un imbecille! Se la pellicola si chiama "Diaz", significa che è stata appositamente ideata per raccontare quanto accaduto all'interno della scuola di Genova, altrimenti si sarebbe chiamato G8, o in un altro modo, e non sarebbero basta due ore. Dico questo giusto per fare un appunto personale...

Il regista Daniele Vicari ha il merito di aver saputo mediare tra cinema e realtà dei fatti, senza far scadere il girato in uno sciatto stile documentaristico, ma che anzi, nella messa in scena, ammicca anche un po' a Carpenter, e a tutti gli horror serrati degli anni 80. Ciò che viene mostrato sullo schermo è l'esatta trasposizione di quanto avvenne, estrapolato dalle carte processuali a cui lo stesso Vicari ha avuto accesso, ma rappresentato con i tempi del cinema, di chi una storia la sa raccontare: per questo Diaz è anche un grande film, di quelli che ti tengono incollato, stringendoti nella loro morsa di tensione crescente.  
I politici sono visti come dei fantocci, che davanti alle telecamere non fanno altro che elargire diverse menzogne: una delle accuse più infamanti di quella notte fu l'aver tessuto tutta una serie di false prove e false testimonianze per giustificare la loro incursione in un edificio in cui c'erano solo pacifici manifestanti e giornalisti (e non i famigerati black bloc, che con molto probabilità si erano già dati alla macchia ore prima). E gli abusi e le sevizie, continuarono anche nella caserma di Bolzaneto, divenuto un vero e proprio lager, dove i manifestanti continuarono ad essere percossi ed umiliati. 
La credibilità del film è data anche dalla bravura degli attori: Rolando Ravello nel ruolo del viscido (concedetemelo, ma è vero) Rodolfo Serpieri, è funzionale. Il personaggio è riscontrabile nella figura di Roberto Sgalla, all'epoca responsabile delle relazioni esterne della Polizia. Anche Claudio Santamaria è stato incredibilmente bravo nell'interpretazione di Max Flamini, alias Michelangelo Fournier, il capo del reparto mobile di Roma che, quella notte, urlo realmente "BASTA" (inorridito dalla vista del cranio spaccato di una ragazza), ordinando ai suoi sottoposti di uscire dall'edificio, e chiamando diverse ambulanze, come testimoniato anche da alcune vittime. Elio Germano è il giornalista Luca Gualtieri, alter ego di Lorenzo Guadagnucci, un giornalista che quella notte si trovò lì e venne percosso come tutti gli altri, senza se e senza ma.
Film come Diaz dovrebbero essere proiettati nelle scuole, e dovrebbe non solo far riflettere sulla disorganizzazione e il marciume dello Stato Italiano (ma questa è storia vecchia... chi ha visto anche "Il camorrista" di Tornatore può capire), ma dovrebbe in un certo senso costringere le persone a documentarsi su quanto è accaduto. Molti quindicenni di oggi, mi ci gioco gli occhiali, non sanno cosa sia il G8, non sanno chi siano i black block, e non sanno nulla degli eventi che presero piede quella dannata notte. E lo so, perché son stato un quindicenne anche io e di questa roba, a quell'età, te ne sbatti altamente le palle. Sì, ogni tanto ne parli, perché se ne parla in giro, ma comprendi la cosa superficialmente, magari ti trovi invischiato nel discorso, e fai spallucce, dicendoti : "Son cose che succedono", come se si fosse solo rotto un vaso, come se ti fosse caduta un po' d'acqua addosso mentre bevi... beh, è sbagliato! Il cinismo che contraddistingue i giovani di oggi è allarmante, perché si tratta di uno stato d'animo dettato più da un condizionamento ambientale, che da una determinata consapevolezza interiore, maturata però attraverso tante esperienze... ma a quindici anni, che cazzo di esperienze puoi mai aver fatto? Hai pippato? Hai succhiato un cazzo? Hai leccato una fica? Queste sono "solo" le "normali" esperienze che dovrebbe avere un teen ager; perché hai l'età giusta per fare questo genere di cose! Son cazzate, che altro ti si può pretendere di più: non credere che il parlare di determinati argomenti (come la crisi, che ormai anche quando si è stitici, viene tirata in ballo... non vado al cesso? Beh, è la crisi!), senza avere la giusta cognizione di causa, ti elevi. Ragazzini che parlano come se già sapessero tutto della vita, mocciosi che danno per scontato questo o quello. Quando illustro la faccenda, devo sentire gente che mi dice: vabbeh, io lì mi sarei ribellato, col cazzo che mi facevo manganellare"... ma chi cazzo ti credi di essere? Non hai capito, che ribellandoti o meno, le avresti prese lo stesso dai caschi blu! Ti ribellavi? Ma che volevi ribellarti, non c'erano proprio i presupposti per una cosa del genere, e nella remota ipotesi che si sarebbe verificata, le avresti prese anche più forte! Molti giovani d'oggi avrebbero dovuto trovarsi al posto dei no-global nella Diaz. Una cosa deve essere vissuta sulla propria pelle: le manganellate fanno male, rompono le ossa e squarciano la carne. Come ti saresti comportato tu se fossi stato una delle vittime? Avresti solo preso mazzate, te lo dico io, pisciandoti addosso dalla paura.
E provate a mettervi nei panni dei caschi blu. Tu, se fossi stato dall'altra parte, avresti saputo urlare basta? O per spirito di appartenenza (o semplicemente perché quella notte ti giravano male) avresti manganellato tutto ciò che ti capitava sott'occhio. Io, con molta probabilità, avrei manganellato a destra e a manca. Perché? Perché mi hanno detto che lì ci sono black bloc, perché ho le palle in fiamme e mi va di pestare qualcuno... tanto basta... 

Okay, vi ho tediato abbastanza. Io sono uno di quelli che tende a tenere le cose dentro, ma poi scoppia. Se non le butti fuori, poi le cose ti marciscono dentro e non va bene, quindi ho sfruttato l'occasione di Diaz, per parlare anche di altre cose; ciò nonostante la pellicola di Vicari rimane un grande esempio di cinema, ed è bello vedere un prodotto del genere in Italia, ben girato e soprattutto ben raccontato, con ritmo e tempi giusti. Quindi chi non l'ha visto, si muova a vederlo, perché ne vale la pena. E poi se avete anche lo stimolo a documentarvi sui determinati eventi che hanno scosso Genova in quegli anni, ben venga, perché è questo che dovrebbe fare in generale una buona storia. 
Sì, una buona storia dovrebbe anche divertirvi, ma riuscire a regalare anche interessanti spunti per un dibattito amichevole non fa mai male.

martedì 10 giugno 2014

The Monk - cover preview

Ben ritrovati, giovani. Vi mostro un'anteprima della Cover della prossima storia del Monaco. Ancora qualche piccolo (si fa per dire) accorgimento, una piccola revisione anche alle vignette, e ci siamo. Cosa ne pensate?
Ah, a chi è interessato, stasera su Rai 5 danno il film "Departures"... chi non l'ha visto, lo guardi... dopo mi ringrazierà, assicurato!




venerdì 6 giugno 2014

The Monk - Another preview

Ho quasi finito le tavole, che saranno di prossima pubblicazione, ma proprio prossima! Intanto vi do un altro assaggino. Cosa ne pensate?




lunedì 2 giugno 2014

SPIDER-MAN: La sceneggiatura - parte 2

Buongiorno, giovani. In questo periodo stavo riflettendo, e credo che tra qualche giorno farò qualche cambiamento nel blog, eliminerò anche quella frase del cazzo messa lì, farò un po' di restyling.
Venedo a noi: se ricordate, postai una prima parte di quella che voleva essere una sorta di rilettura della creatura di Stan Lee & Steve Ditko. Ho scritto anche la seconda, adesso. Si tratta sempre di una sceneggiatura, che se voi voleste utilizzare per esercitarvi, ricordate sempre di citare la fonte, grazie.

Adesso buona lettura.

 Spider-Man parte 2

TAV 1
1
CM. Tramonto. Vediamo Peter fuori casa sua, si accinge ad entrare
2
PA. Peter in pp di spalle in corridoio, sullo sfondo Zio Ben e Zia May in cucina. Zia May sempre ai fornelli.
Peter: Sono a casa...
Zia May: Come è andata la giornata, Pete?
3
PP di Peter.
Peter: Beh, così... ehm...
4
MB di Zio Ben, che guarda verso il lettore.
Zio Ben: Devi dirci qualcosa?
5
Peter fa spallucce.
Peter: Ah... il professor Warren mi ha consegnato il compito della settimana scorsa, ho avuto A+.

TAV 2
1
Ben e May si guardano, spiazzati.
2
Ben e May adesso guardano verso Peter, sempre di spalle, in pp. May sorride in modo sornione, lo stesso Ben.
May: Beh, Peter... nulla di nuovo sotto il sole!
Ben: Mi avrebbe stupito il contrario! Forza, ragazzo, cosa devi dirci davvero?
3
Peter inclina la testa da un lato, strizza gli occhi, storce la bocca.
Peter: Beh... io...
4
Contro campo. Di spalle Ben e May, davanti a loro ancora Pete.
Peter: Il professore mi ha chiesto di fargli da assistente per alcuni corsi universitari, si tratterebbe di due giorni alla settimana, il mercoledì e il giovedì pomeriggio. Non è un problema per voi, giusto?
May: Beh... Se riuscirai a continuare a studiare, non vedo dove sia il probl...
Ben: E invece no, non ci andrai!
5
Scena di Profilo. PA. Peter, supplicante, di fronte agli zii.
Peter: Ma... Zio Ben, perché? Il professor Warren era amico di papà...
Ben: Non m'interessa... già tollero che sia il tuo professore...
May: Oh, suvvia, Ben. Non fare il brontolone. Ma che ti prende?
6
PP di Peter, leggermente dall'alto: è imbronciato.
VFC: Ho detto di no... e non voglio sentire altre discussioni!
7
Stacco. CM dall'alto. Peter nella sua stanza, seduto davanti al suo computer.

TAV 3
1
 MB da dietro di Peter. L'inquadratura sembra far presagire che qualcosa si stia avvicinando a lui.
2
Zoom in sulla stessa inquadratura. Peter si volta lentamente
3
Ancora Zoom In sulla stessa inquadratura. Peter ora è voltato verso il lettore. Sgrana gli occhi.
4
Controcampo. Peter di spalle, vediamo una ragazza dai capelli Rossi, bellissima, che lo sovrasta. La ragazza sorride
Peter: Mary Jane!
5
PP di Mary Jane, sorridente.
Mary Jane: Paura, Tigre?
6
Inquadratura di profilo di entrambi. Peter in mb, sorridente, lei sempre davanti a lui.
Peter: Spaventato a morte, rossa... sai, dovresti smetterla di sgattaiolare qui... i vicini potrebbero pensar male...
Mary Jane: E ti dispiacerebbe, Tigre? Guarda che ti ho già visto nudo!

TAV 4
1
PP di Peter, che guarda di lato, in basso, visibilmente imbarazzato.
Peter: Dio, Mary Jane, avevamo solo 6 anni...
2
Profilo a MB di Entrambi, ma un MB ravvicinato. Mary Jane, sorridente, è china leggermente verso Peter che, imbarazzato, continua a guardare di lato.
Mary Jane: Ahah, Sei bellino quando ti vergogni, Pete!
3
Controcampo. Peter ripreso leggermente dal basso. Ha ancora il capo chino. Non si accinge ad alzarlo. Ora sembra triste. Mary Jane è stranita.
Mary Jane: Ehi, tigrotto, non te la sarai presa? Tutto bene?
4
PP di Peter, in piedi, voltato leggermente verso il lettore. Lo vediamo dal naso in giù. Mary Jane in sp, un po' rammaricata.
Peter: Sì, cioè no... oggi il professor Warren mi ha chiesto di fargli da assistente per un po', all'università.
Mary Jane: Ma è... scusa, non è fantastico?
5
Controcampo. Mary Jane di quinta, in PP. In SP vediamo, di spalle, che gesticola a braccia tese, Peter.
Peter: Sì... ma zio Ben mi ha proibito di andarci... e non ha nemmeno voluto spiegarmi il perché! E io ci tenevo così tanto... per me sarebbe stata una grande occasione.
6
Mary Jane poggia la sua mano sulla spalla di Peter, che è sempre di spalle.
Mary Jane: Peter, mi dispiace...

TAV 5
1
Peter si volta verso di lei. PA.
Peter: Perché, perché quando sono sempre a un passo dal fare qualcosa, mi devono tarpare le ali!
Mary Jane: Non devi farne un dramma! Tuo zio è solo un po' protettivo, tutto qui...
2
In PP, Peter seduto sul letto. Il letto è sulla parte destra della vignetta, guardando il foglio. In Sp, in PA Mary Jane. Peter guarda verso di lei.
Peter: protettivo è una cosa... soffocante n'è un'altra.
3
MB di profilo, Mary Jane avvicina la sua testa a quella di Peter, che continua ad essere triste.
Mary Jane: Non sarà sempre così, sei un genio... un giorno farai i miliardi con qualche nuova super scoperta scientifica, e non dovrai rendere più conto a nessuno...
4
Soggettiva di Mary Jane. Sta guardando la mano di Peter, quella con cui lui ha ato un pugno nella parete del bagno. C'è un livido.
Mary Jane: Ma... ma che hai fatto alla mano?
5
Peter si tiene la mano, scuote la testa. Mary Jane lo fissa.
Peter: Ma niente, ho dato un pugno nel muro...
Mary Jane: E perché hai dato un pugno nel muro?
6
PP di Peter, che continua a tenersi la mano.
Peter: Ero arrabbiato...
VFC: E perché?

TAV 6
1
MB di Mary Jane dal basso. Ha le braccia conserte.
Mary Jane: Peter?
2
PP di Peter, in silenzio, che si gratta nervosamente la fronte.
3
In PP Mary Jane, verso il lettore, rabbiosa, che parla al cielo. Alle sue spalle Peter, ancora seduto sul letto. Guarda verso Mary Jane
Mary Jane: Lui, vero? E' stato lui! Quando lo vedo lo prenderò a calci nelle palle!
4
Contro campo. In pp Peter, in  Sp Mary Jane, di spalle, che continua ad inveire.
Mary Jane: E non solo: se la scorderà per un bel po', questo è certo!
Peter: Rossa, ora basta...
5
Mary Jane si volta verso di lui, furibonda. CM. Lo indica col dito, quasi lo rimproverasse.
Mary Jane: "Ora basta" un corno. Devi smetterla di farti mettere i piedi in testa!
Peter: Da Flash? Ma è il doppio di me...
6
PP di Mary Jane, sorridente, a braccia conserte.
Mary Jane: Storie! Se Lo prendi a calci nelle palle, andrà giù lo stesso. Non è mica fatto di ferro. Tu punta alle palle!

TAV 7
1
PA di profilo di entrambi. Peter ancora seduto sul suo letto. Mary Jane di fronte a lui, leggermente china, che continua a gesticolare con fervore.
Mary Jane: Ascolta, Flash è un idiota come un altro, che si crede chissà chi. E basta. Non avere paura di un imbecille del genere!
Peter: Se è un idiota perché allora tu ci stai insieme?
2
MB di entrambi, come una ravvicinata dell'inquadratura precedente. Mary Jane preme il suo indice sulla punta del naso di Peter.
Mary Jane: Perché un giorno anche tu scoprirai le gioie del sesso, tigrotto!
Peter: ...
3
Soggettiva di Mary Jane, quest'ultima ora afferra con le mani il viso di Peter, alle guance.
Mary Jane: Non fare quella faccia, Pete. Vedrai che le cose miglioreranno. Sii più sicuro di te stesso!
4
Ora Mary Jane dà un bacio sulla fronte a Peter, sorridente.
Peter: Grazie, Rossa...
5
Mary Jane esce dalla finestra della camera di Pete. Lui in PP di quinta, lei in sp.
Mary Jane: Ci vediamo a scuola, Tigrotto. Sogni d'oro.
Peter: Notte, Mary Jane...
6
CM. Peter Dall'alto, ancora seduto sul suo letto. Pensieroso.

TAVOLA 8
1
Stacco. Nuovo giorno, liceo Midtown.
2
Peter cammina nel cortile tra i ragazzi che si accingono ad entrare. Appare stanco.
3
PP di Peter, che guarda verso il lettore, poco prima di entrare.
4
Soggettiva di Peter. C'è Flash, appartato, che sta parlando con un tizio, gli sta passando qualcosa.
5
Altro pp di Peter. Storce la bocca.
6
Stacco, CM, Peter nei corridoi del liceo, gremito di ragazzi.
7
PP di Peter, che si desta. Una voce lo chiama.
VFC: Parker!

TAVOLA 9
1
Peter in PP di quinta. In sp, che cammina vero di lui, il professor Miles Warren. Ha un braccio sollevato.
Warren: Parker, aspetti un attimo.
 2
MB, sono uno di fronte all'altro.
Warren: Parker, la trattengo solo un attimo... allora, ha ripensato alla mia proposta?
3
PP di Peter, col capo chino.
Peter: Mi spiace, prof... non posso...
VFC: Perché?
4
PP di quinta di Warren, Peter in Sp, davanti a lui.
Peter: I miei zii... cioè, è solo lo zio Ben... non è d'accordo...
5
Le mani di Warren si poggiano sulle spalle di Peter, che ha un sussulto.
6
Controcampo. Peter in pp, vediamo solo la nuca, Warren davanti a lui, leggermente chino, con ancora le mani sulle sue spalle.
Warren: Capisco... e capisco quanto lei voglia bene ai suoi zii... ma cominci a ragionare con la sua testa, non starà sempre con loro, prima o poi andrà via... quindi si ponga una domanda...
7
PP di Peter, che sgrana gli occhi.
Peter: Quando si deciderà a camminare con le sue gambe?

TAVOLA 10
1
PA di entrambi, ancora l'uno di fronte all'altro.
Peter: Lei cosa suggerisce?
Warren: Non le sto suggerendo niente... faccia come meglio crede... se cambierà idea, saprà dove trovarmi.
2
Peter sospira. PP
3
Di profilo. Warren
Warren: Coraggio, entri in classe, adesso.
4
Peter in PP, col capo chino, frontale, sulla parte sinistra della vignetta, guardando il foglio. In sp, si spalle, Warren va per la sua strada.
5
Dettaglio del pugno di Peter, tremante, teso.
6
Mb di Warren che si desta, Peter lo chiama.
VFC: Professor Warren
7
In PP Warren, in sp Peter.
Warren: Sì, Parker?
Peter: Ci vengo, io voglio fare questa cosa!
8
Warren sorride, in PP
Warren: Perfetto... ci vediamo domani, dopo scuola...
9
PP di Peter, sorridente, soddisfatto. Si sente finalmente sicuro e forte.