lunedì 30 marzo 2015

Mike Deodato e Tex

La diatriba tra Mike Deodato e la Bonelli (vi rimando qui per un sunto della vicenda) sembra finalmente essersi pacata e credo che la divulgazione, da parte dello stesso Deodato, dello scambio di mail con Boselli, il redattore di Tex, abbia dato da pensare un po' a tutti, me compreso.

Devo dire che la vicenda mi ha molto colpito, anche per la "stranezza" con cui è stata gestita... e, se permette, credo che la ragione stia più dalla parte di Deodato, che di Boselli.
Citando qualcuno, si evincerebbe come l'editor di Tex non abbia un carattere facile, e mi ci posso anche trovare d'accordo; pure io suppongo di non avere un carattere facile, sono burbero e mi danno fastidio un sacco di cose... ma studiando la faccenda, mi sento anche di dire che, tra l'avere un carattere non facile ed essere aggressivo e supponente ci passa il mare.
Mi sembra che Boselli abbia trattato Deodato sin da subito con sufficienza, quasi come l'ultimo dei pivelli (e non piace ad un pivello farsi trattare da pivello, figuriamoci ad un professionista). Potrei sbagliarmi, ma credo che Boselli si sia legato al dito il fatto che Deodato non si sia presentato al loro appuntamento a Lucca e, nonostante l'editor accusi il disegnatore brasiliano di malafede, mi pare che invece sia stato lui ad essere partito prevenuto.
Onestamente, Deodato mi è sembrato disponibile e desideroso a tutti i costi di disegnare Tex, mentre invece Boselli non è stato in grado di fornirgli nemmeno gli studi dei personaggi (che "stranamente" non vengono conservati) per aiutarlo a focalizzare il disegno... parlandone con un amico, siamo entrambi convenuti sull'anomalia della cosa: probabilmente non si avranno a disposizione gli studi di Galep (anche giustificatamente), ma almeno quelli di Villa...
Alcuni hanno cercato di spostare l'attenzione sulla spropositata cifra di denaro che Deodato avrebbe chiesto (che ricordo, Boselli in un'occasione ha riferito fosse il doppio, poi rettificare e dire che era otto volte superiore... insomma, che si decida), ma a me pare che il disegnatore non si sia infervorato per il mancato raggiungimento dell'accordo professionale (e sai quanti accordi può non aver raggiunto Deodato nel corso della sua carriera... non voglio credere che ne faccia una tragedia ogni volta), quanto piuttosto per le infondate accuse che gli sono state rivolte, e per l'atteggiamento indisponente tenuto dall'editor nei suoi confronti. Tra l'altro, vorrei aggiungere come già nelle mail Deodato avesse fatto notare che le sue interviste risalivano a Lucca, e quindi prima del suo scambio di posta con Boselli stesso, il che mi fa pensare che quest'ultimo o non abbia letto con attenzione quanto scrittogli (il che è strano se stai prendendo accordi professionali con una super star americana), o più semplicemente fosse (come già specificato prima) proprio lui in malafede e che in realtà, per un qualche motivo, non ci tenesse più di tanto a lavorare con Deodato, che difatti ha cercato di liquidare in fretta e furia.
Mi sembra anche strano che la Bonelli non abbia fatto una controfferta diretta a Deodato, anche se c'è il buco della telefonata, e potrebbero averne parlato lì...
Allora presumendo che la controfferta sia stata fatta, perché Boselli ha voluto giocarsi la carta del "non mi ricordo bene"? Onestamente questa è una strategia non solo vecchia, ma anche stupida (c'è un'intera cronologia di mail, ti basta consultarla per ricordarti), perché, come poi si è dimostrato, porta solo casini (e ve lo dice uno che in passato l'ha utilizzata spesso).
Forse mi ripeto ancora, ma a rigor di logica, ho idea che Boselli volesse liberarsi di Deodato sin dall'inizio, e fossi in lui, invece che rinchiudersi nella sua bat-caverna,  proverei a scusarmi (probabilmente Sergio Bonelli lo avrebbe fatto).
Ovviamente le mie sono solo supposizioni (basate solamente su quanto è stato reso pubblico) di un "incidente", se così vogliamo chiamarlo, che si spera faccia mettere un po' più di "cervello" alle persone, nel porsi con gli altri, la prossima volta.

Purtroppo, però, quello che infastidisce maggiormente, è il sapere che tipo di considerazione abbiano della Bonelli negli Stati Uniti, da quando è venuto a mancare il padrone di casa... e questo è davvero un peccato...

per favore, riprendetevi...

mercoledì 25 marzo 2015

Film che consiglio 8

Prima di passare ai soliti consigli filmici, volevo dirvi che prossimamente vi coinvolgerò in un piccolo sondaggio, a cui, spero, vogliate partecipare in tanti con consigli (e anche con entusiasmo).

E ora via ai consigli, gli arretrati qui e qui

Blade Runner


Sono sicuro che quasi ognuno di voi abbia sentito parlare nella propria vitaccia di Blade Runner, ma sono altrettanto sicuro che almeno la metà di voi non l'abbia mai visto. Male... molto male.
Blade Runner è quel genere di film che ha cambiato il modo di fare fantascienza, e non solo a livello concettuale, ma anche a livello visivo: "Akira", "Matrix", "Ghost in the shell", "Dark City", "Il Corvo", sono tutti figli di Blade Runner, dato che presentano similmente un'ambientazione cupa e distopica (tant'è che nel tempo l'espressione "ambientazione alla Blade Runner", è divenuta di uso comune tra gli addetti ai lavori e non, per sottolineare quel tipo di messa in scena).
Anche l'italianissimo bonellide "Nathan Never" ha radici nel famoso film di Ridley Scott (in quanto le strade e i vestiti, compreso quello di Nathan, ne sono palesemente ispirati).
Tratto dal romanzo di Philip K. Dick ("Ma gli androidi sognano pecore elettriche?"), il film ne prende subito le distanze presentando una "cyberpunkissima" Los Angeles del futuro, tetra, sudicia e perennemente battuta dalla pioggia, dove seguiamo le gesta di Rick Deckard, poliziotto facente parte di un corpo speciale chiamato Blade Runner, dedito al ritiro di androidi fuorilegge (qui denominati "Replicanti"). Per "ritiro", ovviamente s'intende l'uccisione, dato che i replicanti pescati a violare la legge vengono terminati sul posto; 6 di questi sono fuggiti dalla colonia sulla quale lavoravano e sbarcano sulla terra (anche se "apparentemente" ne sono giunti sani e salvi solo 4) con l'intenzione di cercare il loro creatore e chiedergli di prolungare la loro vita artificiale, dato che la durata di un replicante è di soli quattro anni. Ovviamente Deckard viene incaricato di trovarli e "ritirarli" dalle strade.
Di questo film esistono svariate versioni, dato che all'epoca della sua uscita, il regista non poté ottenere il cut finale, in quanto i produttori avevano ritenuto la storia troppo poco commerciale.
La versione del 1982 (di cui esistono due tagli: uno edulcorato dalle sequenze più violente, e l'altro integrale), presenta il montaggio voluto dai produttori, che costrinsero Ford a recitare battute fuori campo per introdurre la storia allo spettatore, e trasformandolo in una sorta di Marlowe del futuro. Questa versione ovviamente regala un finale prettamente hollywoodiano, con l'eroe che, dopo averne viste di cotte e di crude, finalmente se la spassa con la ragazza.
Poi abbiamo la versione director's cut voluta dal regista Ridley Scott: anche questa ne conta due, quella dei primi anni novanta (che io acquistai addirittura in cassetta) e quella riveduta e corretta del 2007 chiamata appunto "Final Cut" (che ora ho in BD), che presenta qualche sequenza rielaborata tramite la CGI, ma nulla di così invasivo come gli "Star Wars" di Lucas. Rispetto alla versione cinematografica, Scott ripristina, per quel che può, il montaggio originale (inserendo l'onirica visione dell'unicorno), ed elimina la voce narrante di Deckard, insieme al finale commerciale. Devo ammettere che a suo tempo, quando la vidi per la prima volta, questa versione non mi piacque molto, ma perché non riuscii a capirla; non avevo compreso dove Scott volesse andare a parare, mi sembrava un film incompleto (fresco anche della versione dei produttori, che comunque apprezzo ancora oggi). In effetti la versione cinematografica è molto più lineare e meno complessa della director's cut (che senza la voce fuori campo di Ford, è anche più taciturna), e questo mi ha creato non pochi problemi nella comprensione dell'opera come voluta da Scott. Col tempo mi sono documentato, ho letto e guardato interviste e ci ho ragionato sopra e ho quindi potuto rivedere il cut del regista (che rielabora persino la figura da protagonista di Ford, mettendola sotto un'altra luce) con altri occhi: mi sono trovato davanti ad un fottuto capolavoro, che niente ha che spartire con la versione cinematografica, che gli è nettamente inferiore. Se non l'avete visto, non posso spoilerarvi nulla, quindi guardatevi entrambe le versioni e decidete quale vi delizia di più.

Edge of tomorrow


Sapendo che il film con Tom Cruise era ispirato ad un light novel giapponese (da cui ne è stato tratto anche un manga), non ci avrei scommesso sopra quattro soldi, visto quanto gli americani siano sempre soliti stravolgere il soggetto originale. Mi sbagliavo, Edge of tomorrow è un filmone, (non un capolavoro, intendiamoci), scritto e girato dannatamente bene, e non annoia nemmeno un attimo. Tom Cruise interpreta William Cage, un ufficiale dell'esercito che viene degradato e mandato in guerra contro una razza aliena che ha attaccato la terra; Cage, che non ha alcuna esperienza combattiva reale, tira immediatamente le cuoia (anche in modo abbastanza goffo), facendosi esplodere insieme ad un alieno... incomprensibilmente si risveglia il giorno prima della battaglia; stranito, si renderà ben presto conto di poter sfruttare questa capacità a suo piacimento, visto che ad ogni morte lui impara qualcosa sul nemico e su sé stesso: ciò lo renderà sempre più un soldato migliore e gli permetterà di sopravvivere sempre più a lungo.
Ora, io credo che un bravo regista non sia quello che necessariamente ti faccia la bella inquadratura (che ormai sono bravi tutti a farla), ma quello che il film sa montartelo, dandogli una sua coerenza narrativa (neanche il "grande" Nolan, sa montarli proprio bene i suoi film, e con questo mi troveranno d'accordo penso tutti i suoi fan)... ecco "Edge of tomorrow", è quello che io definirei un "film di montaggio", cosa dovuta anche alla peculiare abilità del protagonista, che quando ucciso dà vita anche a sequenze esilaranti, dove vediamo per esempio Tom Cruise essere travolto da un camion, e subito dopo rivedere la stessa scena, ma con l'eccezione che stavolta l'impatto con il suddetto camion venga evitato. Quindi il film funziona, e se non l'avete mai visto, dategli almeno una possibilità

Highlander


Vivono tra noi, nascosti dall'alba dei tempi: sono immortali e destinati a combattersi finché non ne rimarrà soltanto uno. Il grande classico della cinematografia mondiale (di cui, oddio, vogliono farne un remake, fermateli!), che non può mancare nella collezione di un cinefilo. Musiche dei Queen (le mitiche "Princes of the Universe" e "Who wants to live forever"), personaggi memorabili (come il ferocissimo Kurgan), inquadrature all'avanguardia, coreografie dei combattimenti spettacolari ed effetti speciali più che dignitosi (considerando anche l'epoca in cui è stato realizzato). Su, fatevi un favore e recuperatelo.

Crying Freeman


Questo film di Christophe Gans è basato sul famoso manga di Kazuo Koike e Ryoichi Ikegami. Devo dire che è decisamente fedele all'opera originale (di cui, però, ne racconta solo una parte) e, considerando Gans un buon regista (e anche un grande esteta dell'immagine), anche ben diretto. Yo Hinomura (Mark Dacascos) è un ceramista dalla doppia vita: infatti, a causa di un condizionamento mentale, è costretto a sottostare agli ordini di una potente organizzazione criminale cinese (chiamata "I figli dei draghi"), che lo utilizza come spietato e micidiale assassino... ogni volta che Yo adempie al suo incarico, libero dal condizionamento, versa delle lacrime per coloro che ha ucciso. Destino vuole, però, che un giorno incontri  Emu, una donna che cambierà la sua vita, e lo aiuterà a liberarsi dalla sua maledizione. Gans è riuscito ad equilibrare azione e romanticismo, riuscendo così a tirare fuori un buon film nemmeno troppo melenso, ma dall'indubbio fascino visivo, con coreografie dei combattimenti molto riusciti e anche fedeli al fumetto (per lo più eseguiti dallo stesso Dacascos).

Dead Man


A dispetto della locandina, Dead Man non è un film d'azione, quindi non aspettatevi una roba tipo "Il Corvo". Interamente girato in B/N, il film di Jim Jarmusch è una sorta di parabola sulla morte, o meglio sull'ultimo viaggio che tutti dobbiamo affrontare e che, paradossalmente, è l'unica cosa che davvero ci lega gli uni agli altri. Il protagonista interpretato da Depp (chiamato William Blake, come il poeta) è un contabile che, ferito a morte dal fidanzato di una donna con cui è appena stato, si rifugia nella foresta, dopo aver ucciso il suo assalitore. Qui, un indiano chiamato "Nessuno", cercherà di guidarlo e prepararlo per il viaggio che lo attende, perché, come più volte ha specificato, "William Blake è già morto". Peccato, però, che sulle tracce di Blake, si siano fiondati anche dei pericolosi bounty killers. La pellicola è ricca di simbolismi, e in alcuni punti forse eccessivamente lenta, ma è accompagnata da atmosfere oniriche ed inquietanti, piena di personaggi bizzarri. Se lo guardate con interesse, lasciandovi anche guidare dalla poesia che permea la narrazione, alla fine vi sentirete forse straniti, ma anche più "nuovi".

The hitcher - La lunga strada della paura




Se di tanto in tanto Michael Bay si facesse i cazzi suoi, non dico che il mondo sarebbe un posto migliore, ma sicuramente farebbe felice gente come me (e guardate che io un paio dei suoi film, intendo da lui diretti, li trovo anche divertenti). E invece no, ha dovuto prendere un cult degli anni 80, e produrne un remake piatto e stupido, che non ha un briciolo del fascino dell'originale... ma dopotutto, Sean Bean, per quanto bravo, non avrebbe potuto certo competere col sempre inquietante e tenebroso Rutger Hauer.
Quindi, se volete avvicinarvi a "The Hitcher", lasciate stare assolutamente il remake, e fiondatevi direttamente su questo.
La trama in breve: Jim Halsey è un giovane che deve consegnare un'auto da Chicago a San Diego. Sulla strada, in una notte piovosa e spettrale, decide di dare un passaggio ad un autostoppista (Hauer). Lo fa per sentirsi meno solo durante il viaggio, per farsi una chiacchierata, e sulle prime il tizio preso a bordo sembra anche amichevole... ma ben presto si rivela un pericoloso schizzato, uno spietato serial killer psicopatico. L'uomo, che dice di chiamarsi John Ryder, comincerà col ragazzo un ossessionante gioco di morte, nel quale il maniaco suggerisce un legame tra la sua natura oscura e quella del giovane, come se tra carnefice e vittima ci sia sempre un tacito accordo emotivo. Un capolavoro! Guardatelo!  

mercoledì 18 marzo 2015

Io, me e il colore

Vi svelo un segreto: a me non piace colorare (nonostante mi sia prodigato io stesso per il colore sulle mie cover)... non lo so fare bene e nemmeno m'interessa, ho sempre creduto che non mi competesse (sono molto più interessato alla grafica). Ma poi ho dovuto imparare a farlo: il mio docente di colorazione digitale (quando andavo alla Comix) era l'editor di una piccola casa editrice napoletana: il GG Studio (vi rimando qui al loro sito per maggiori informazioni)... non chiedetemi cosa voglia dire la sigla GG, perché non lo so: una volta mi fu spiegato, perché fui io a chiederlo... ma il più delle volte, per sembrare interessante, faccio domande di cui m'è indifferente la risposta, quindi di solito non ascolto, nonostante sembri il contrario.
Comunque sia, finita la Comix, alcuni di noi non sapevano che fare e sbattevano con la faccia di qua e di là (io, dopo l'esperienza con "Terra", ero proprio col culo... per terra), così bazzicavamo di tanto in tanto nei dintorni del GG Studio. Lo studio era grandicello, a due piani, e c'era tutto quello che pensiate possa trovarsi in uno studio di professionisti: tavoli luminosi, computer, fumetti e action figures a gogò, e anche un gatto (vivo), che io acchiappavo e sballottolavo di qua e di là, meritandomi anche un paio di morsi.
La colorista dello studio, Alessia Nocera, aveva sempre bisogno di un aiuto per il colore, o meglio, di qualcuno che realizzasse i flat. Cosa sono i flat? Vi rimando al mio video sulla colorazione:



Un giorno che eravamo lì a far niente, Alessia ci chiese se conoscevamo qualcuno interessato a realizzare dei flat, ovviamente dietro pagamento. E io istantaneamente mi ricordai che conoscevo qualcuno: me stesso. Alzai di scatto la mano, ansimando ferocemente: "Io, io!", esclamai "Voglio farli io!". Per me era la manna dal cielo, immaginatemi con la bava alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite: mi servivano assolutamente i soldi! E lavorare un po' come aiuto colorista mi avrebbe evitato di fare marchette alla stazione di Napoli...
Sostanzialmente, come avrete capito, coloravo a cazzo di cane le tavole che mi venivano date, allo scopo di differenziare le aree del disegno e agevolare il lavoro del colorista (siccome le pagine erano di grandi dimensioni, dovetti scaricare un programma di condivisione server per poterle prendere direttamente dalle cartelle dello studio). La paga non era misera, ma quasi: cifre irrisorie, ma che mi permettevano di avere sempre qualcosina in tasca. Venivo pagato in blocchi di 20, quindi andavo spedito come un treno per poter arrivare al numero e riscuotere, ed essendo un lavoro molto meccanico (e quindi poco ragionato) era di una facilità disarmante, dovendomi solo preoccupare di colorare senza uscire dai bordi del disegno e di non lasciare spazi bianchi.
In effetti quando Alessia mi chiedeva come facessi ad essere così veloce, non sapevo proprio cosa risponderle: sorridevo semplicemente come un cretino... mi scocciava doverle farle notare che, come ho già spiegato prima, non facevo altro che mettere colori a cavolo e che di certo non è che fosse il lavoro più difficile del mondo (per quello pure che veniva pagato).
Andai avanti per un anno, e ricordo con piacere quel periodo: ero molto felice e spensierato, in quanto da un lato lavoravo (e questo mi faceva sentire molto utile), dall'altro avevo incontrato il mio maestro (di cui dovrò sempre parlarvi), che mi sosteneva e aiutava. Insomma, la gente era contenta di quello che facevo, io pure, morale della favola: eravamo tutti felici...
Ma questa non è una favola e ovviamente le cose finiscono e anche i lavori, ma ciò è un bene, perché ti fa ricordare che devi trovartene subito un altro. Lì non avevano più bisogno di aiuto, anche perché, a causa di altri impegni, sembra avessero arrestato la produzione dei loro albi: fortunatamente fui pagato quello che dovevo essere pagato, nonostante mandassi di continuo mail allo studio per ricordare che dovevano remunerarmi, dato che ci mettevano sempre un po'.
Dopo quest'esperienza ho ripreso la mia strada, e beh... come si suol dire, il resto è storia. :)    

venerdì 13 marzo 2015

Sotto il segno dei pesci

Innanzitutto un grazie a tutti quelli che mi hanno dato gli auguri. Da oggi (o da ieri?) sono ufficialmente più vecchio di un anno... e non che la cosa mi dispiaccia... non molto, almeno. Magari il prossimo anno mi dispiacerà ancora meno!
In realtà ero indeciso se fare o no questo post... da un lato lo reputo abbastanza stupido e narcisista... ma dall'altro non riesco a farne a meno.
Sono nato il 12 marzo e, come recita il titolo del post, sotto il segno dei pesci. Se fossi uno dei cavalieri dello zodiaco, sarei quello un po' effeminato, che si difende lanciando rose...

Ad averceli, tutti quei capelli... a vent'anni ero già pelato!
Secondo lo zodiaco, chi è nato sotto questo segno è estremamente creativo, sognatore e idealista. Mah, non so quanto mi ci vedo in queste caratteristiche, perché io, di mio, aggiungerei "estremamente attratto dalla sessualità" (sì, sono un pervertito), eterno bambino (anche se a volte mi rendo conto di dimostrare una maturità maggiore rispetto ad altre persone), e un po' introverso... no, forse non sono così introverso come credo. Alle volte sono gli altri che ti appiccicano addosso determinate etichette.  Comunque sia, tramite il mio segno zodiacale, mi piace trovare punti di contatto con le personalità che mi hanno preceduto e che ovviamente stimo. Magari, che so, condividiamo le stesse idee, o lo anche solo lo stesso carattere. Credo che intimamente siamo tutti legati, in un modo, o nell'altro. Sono nato infatti lo stesso giorno di Gabriele D'Annunzio e Ron Jeremy; il primo non ha bisogno di presentazioni, il secondo invece, qualora non lo sappiate, è un famoso porno attore... ed entrambi sono noti perché si praticavano l'auto-fellatio (anche se pare che per D'Annunzio fosse più una leggenda metropolitana)... no, prima che ve lo chiediate, non mi sono mai praticato l'auto-fellatio... non ho un membro di chissà quali dimensioni che me lo permetta...
Il mondo della così detta arte è pieno di persone nate sotto questo segno che si tratti di registi o scrittori, e si annoverano talenti quali:
1) David Cronenberg
2) Pier Paolo Pasolini
3) Richard Matheson
4) Lou Reed (che ho scoperto solo di recente... devo ancora recuperare un po' di canzoni)
5) Luis Buñuel  

Anche nel mondo del fumetto ci sono personaggi che appartengono a questa costellazione, come Claudio Castellini e il grande Will Eisner. Il fatto che queste persone abbiano, in un certo senso, percorso la mia stessa strada, o abbiano avuto (o hanno) tormenti simili ai miei, mi fa sentire meno solo.
Ma riflettendoci, chissà quanta altra gente (tra serial killer, accattoni, semplici impiegati, padri di famiglia, madri, fidanzate, donne in carriera) è nata sotto questo segno. E quindi, dopotutto, non c'è alcunché di speciale in quello che credo o faccio. Sono solo un tizio che ha imboccato una strada, cercando di fare determinate scelte che, almeno spero, si rivelino giuste.
 E voi? Di che segno siete? :)  

giovedì 5 marzo 2015

Alcune preview da Caged Birds!

Allora, vi avevo promesso delle preview, e quindi eccovele qui. Posso mostrarvi MOLTO poco (quindi NO pagine intere), ma abbiate pazienza! Il lavoro comunque procede bene, e per il momento anche abbastanza speditamente. :)






E adesso un assaggio al colore, perché merita, il colorista è davvero bravo ed è riuscito a valorizzare i miei disegni, se non anche a migliorarli! Fantastico!


prima

Dopo

Questo per il momento è quanto! Beh, che ne pensate? Spero vi piaccia, perché ci stiamo impegnando tanto! Alla prossima! ;) 


lunedì 2 marzo 2015

Film che consiglio 7

Nuovo appuntamento con i consigli filmici, perché (ri)scoprire un paio di buone pellicole non fa mai male!

Intanto gli arretrati qui

Facciamola Finita


Nonostante l'infelice adattamento del titolo originale (This is the end), l'edizione italiana rende pienamente giustizia a un film che mi ha fatto scompisciare dalle risate dall'inizio alla fine. La trama in breve: l'attore James Franco (!) dà una festa nella sua nuova casa a cui partecipano gli amici Seth Rogen, Jay Baruchel, Jonah Hill, Danny McBride e Craig Robinson. Quando la festa è al suo clou, sulla terra si scatena l'apocalisse biblica, e agli amici non resterà che barricarsi nella casa di Franco... inutile dire che ben presto nasceranno incomprensioni e litigi, ovviamente tutti all'insegna della comicità demenziale, con battute ricche di doppi sensi. Insomma, se volete davvero farvi quattro risate (e non vi scandalizzate davanti ad un po' di volgarità), questo film vi farà divertire come mai in vita vostra!

Anarchia - La notte del giudizio


Devo ammettere che il primo capitolo non mi ha colpito molto: c'era alla base un'ottima idea, ma mal sfruttata secondo me. Questo invece funziona abbastanza bene, con ammiccamenti anche a Carpenter e il suo "1997 - Fuga da New York". La trama gira attorno al semplice concetto che, almeno una notte l'anno, vengano legalizzati tutti i crimini, tra cui l'omicidio e lo stupro, allo scopo di permettere alle persone di sfogare la rabbia e lo stress accumulate nel tempo (ovviamente la cosa non vale sugli alti funzionari dello stato...). In questo secondo capitolo seguiamo le vicissitudini di alcune persone che, sebbene non volessero partecipare allo "sfogo", si ritrovano in strada proprio nella "notte del giudizio", e starà a loro sopravvivere cercando di collaborare l'un con l'altro.    

L'ultimo uomo della terra


Ispirato al romanzo di Matheson "Io sono leggenda", da cui è stato tratto in tempi più recenti il porcaio con Will Smith (non me voglia nessuno, ma il film di Lawrence, già quando lo vidi la prima volta, lo reputai abbastanza brutto... e all'epoca non avevo nemmeno ancora letto il romanzo!). Il film di Ragona/Salkow è estremamente fedele al libro, nonostante tradisca comunque in parte il grande finale pensato da Matheson. La trama dovrebbe essere nota un po' a tutti: Robert Neville (qui ribattezzato Morgan) è l'ultimo superstite della razza umana, infatti la terra è popolata da vampiri (sì, qui, finalmente sono VAMPIRI, e non mutanti o tizi albini come nel film con Charlton Heston). Il film è caratterizzato da un suggestivo bianco e nero e merita sicuramente una visione da tutti gli appassionati.

L'ultima profezia

Il detective Thomas Dagget si ritrova invischiato in una guerra tra angeli. L'arcangelo Gabriel, ribellatosi a Dio, guida una schiera di rinnegati con lo scopo di distruggere l'intera umanità. Cercano un'anima malvagia che l'arcangelo Simon ha nascosto nel corpo di una bambina, allo scopo di avere le conoscenze belliche che permetterà loro di sterminare la razza umana, tenendo testa, così, anche ai loro fratelli. Il detective, dal canto suo, troverà supporto nella famiglia della piccola posseduta e anche un aiuto inaspettato da parte di un'oscura entità: Lucifero, l'angelo caduto. Davvero ben girato e d'impronta molto fumettistica (dallo stesso autore di Highlander, tra l'altro), la pellicola si distingue anche per la presenza di Christopher Walken che interpreta l'ambiguo e carismatico arcangelo Gabriel che, nel suo cappotto nero, spia gli umani appollaiato sui tetti di Los Angeles. Si segnala nel cast anche Viggo Mortensen, all'inizio della sua carriera, nelle vesti di un credibilissimo Lucifero. Che altro chiedete di più?

Allucinazione Perversa



Anche in questo caso, credo che il titolo italiano sia forse un po' infelice come adattamento, ma che in parte comprendo. In originale la pellicola si chiama "Jacob's ladder" (la scala di Jacob, e il motivo s'intuirà poi nel corso del film). La trama in breve: Jacob, di ritorno dalla guerra del Vietnam, è perseguitato da incubi ricorrenti, causati, a quanto pare, da stress post-traumatico. Eppure, di volta in volta, la realtà che egli vive si mischia con quella dell'incubo, catapultandolo in un mondo osceno e spaventoso, con pareti rugginose e grondanti sangue, abitato da sinistre creature che si muovono convulsamente nell'oscurità. Realtà o follia? Cosa sta accadendo davvero? E perché nessuno sembra rendersene conto? Sono impazziti tutti? La risposta è nell'imprevedibile finale.
Il plot vi ricorda qualcosa? Se state pensando a quello che credo, allora ci avete preso! Questo film, infatti, ha ispirato il famoso videogioco di culto noto come Silent Hill.

L'amore e il sangue




Un medioevo oscuro e cruento, in cui la famosa squadra dei falchi domina i cam... scusate, ho sbagliato medioevo, ma nemmeno così tanto, dato che questo film ha ispirato l'intera "Epoca d'Oro" di Berserk di Kentaro Miura. Sarà difficile non rivedere Griffith in Martin, l'ambiguo e carismatico capo di una banda di mercenari, interpretato dal sempre tenebroso Rutger Hauer (sì, anche se oggi è vecchio e con la panza), che, in cerca di gloria e di riscatto, sfiderà il nobile Arnolfini e il di lui figlio, rapendo la promessa sposa Agnes. La violenza abbonda, come in ogni pellicola di Paul Verhoeven, con esplicite scene di sesso (stupri compresi), e violenze di ogni genere (torture, impiccagioni). Un film davvero crudo, ma allo stesso tempo epico e avventuroso. Assolutamente da recuperare!



P.S. Senza rendermene conto vi ho consigliato per lo più un mucchio di film catastrofici e post apocalittici... e non era voluta la cosa, ma mi sono venuti in mente tutti in una volta!