giovedì 12 giugno 2014

DIAZ - Don't clean up this blood

Vorrei poter parlare di questo film in quanto tale, cercando di escludere tutti i riferimenti politici e culturali, ma parlare di Diaz, mettendo a tacere tutti questi elementi, sarebbe impossibile, in quanto si tratta di una triste pagina della storia italiana (anche se sarebbe meglio dire internazionale) e, come recita il sottotitolo, questo sangue non dovrebbe essere lavato via. Mai! Anzi, dovrebbe essere inciso a fuoco, come un marchio, nella memoria collettiva, sperando che episodi del genere non si ripetano più.


Chi ha criticato il film, dicendo che si soffermava solo un determinato aspetto del G8, senza approfondirne altri... è un imbecille! Se la pellicola si chiama "Diaz", significa che è stata appositamente ideata per raccontare quanto accaduto all'interno della scuola di Genova, altrimenti si sarebbe chiamato G8, o in un altro modo, e non sarebbero basta due ore. Dico questo giusto per fare un appunto personale...

Il regista Daniele Vicari ha il merito di aver saputo mediare tra cinema e realtà dei fatti, senza far scadere il girato in uno sciatto stile documentaristico, ma che anzi, nella messa in scena, ammicca anche un po' a Carpenter, e a tutti gli horror serrati degli anni 80. Ciò che viene mostrato sullo schermo è l'esatta trasposizione di quanto avvenne, estrapolato dalle carte processuali a cui lo stesso Vicari ha avuto accesso, ma rappresentato con i tempi del cinema, di chi una storia la sa raccontare: per questo Diaz è anche un grande film, di quelli che ti tengono incollato, stringendoti nella loro morsa di tensione crescente.  
I politici sono visti come dei fantocci, che davanti alle telecamere non fanno altro che elargire diverse menzogne: una delle accuse più infamanti di quella notte fu l'aver tessuto tutta una serie di false prove e false testimonianze per giustificare la loro incursione in un edificio in cui c'erano solo pacifici manifestanti e giornalisti (e non i famigerati black bloc, che con molto probabilità si erano già dati alla macchia ore prima). E gli abusi e le sevizie, continuarono anche nella caserma di Bolzaneto, divenuto un vero e proprio lager, dove i manifestanti continuarono ad essere percossi ed umiliati. 
La credibilità del film è data anche dalla bravura degli attori: Rolando Ravello nel ruolo del viscido (concedetemelo, ma è vero) Rodolfo Serpieri, è funzionale. Il personaggio è riscontrabile nella figura di Roberto Sgalla, all'epoca responsabile delle relazioni esterne della Polizia. Anche Claudio Santamaria è stato incredibilmente bravo nell'interpretazione di Max Flamini, alias Michelangelo Fournier, il capo del reparto mobile di Roma che, quella notte, urlo realmente "BASTA" (inorridito dalla vista del cranio spaccato di una ragazza), ordinando ai suoi sottoposti di uscire dall'edificio, e chiamando diverse ambulanze, come testimoniato anche da alcune vittime. Elio Germano è il giornalista Luca Gualtieri, alter ego di Lorenzo Guadagnucci, un giornalista che quella notte si trovò lì e venne percosso come tutti gli altri, senza se e senza ma.
Film come Diaz dovrebbero essere proiettati nelle scuole, e dovrebbe non solo far riflettere sulla disorganizzazione e il marciume dello Stato Italiano (ma questa è storia vecchia... chi ha visto anche "Il camorrista" di Tornatore può capire), ma dovrebbe in un certo senso costringere le persone a documentarsi su quanto è accaduto. Molti quindicenni di oggi, mi ci gioco gli occhiali, non sanno cosa sia il G8, non sanno chi siano i black block, e non sanno nulla degli eventi che presero piede quella dannata notte. E lo so, perché son stato un quindicenne anche io e di questa roba, a quell'età, te ne sbatti altamente le palle. Sì, ogni tanto ne parli, perché se ne parla in giro, ma comprendi la cosa superficialmente, magari ti trovi invischiato nel discorso, e fai spallucce, dicendoti : "Son cose che succedono", come se si fosse solo rotto un vaso, come se ti fosse caduta un po' d'acqua addosso mentre bevi... beh, è sbagliato! Il cinismo che contraddistingue i giovani di oggi è allarmante, perché si tratta di uno stato d'animo dettato più da un condizionamento ambientale, che da una determinata consapevolezza interiore, maturata però attraverso tante esperienze... ma a quindici anni, che cazzo di esperienze puoi mai aver fatto? Hai pippato? Hai succhiato un cazzo? Hai leccato una fica? Queste sono "solo" le "normali" esperienze che dovrebbe avere un teen ager; perché hai l'età giusta per fare questo genere di cose! Son cazzate, che altro ti si può pretendere di più: non credere che il parlare di determinati argomenti (come la crisi, che ormai anche quando si è stitici, viene tirata in ballo... non vado al cesso? Beh, è la crisi!), senza avere la giusta cognizione di causa, ti elevi. Ragazzini che parlano come se già sapessero tutto della vita, mocciosi che danno per scontato questo o quello. Quando illustro la faccenda, devo sentire gente che mi dice: vabbeh, io lì mi sarei ribellato, col cazzo che mi facevo manganellare"... ma chi cazzo ti credi di essere? Non hai capito, che ribellandoti o meno, le avresti prese lo stesso dai caschi blu! Ti ribellavi? Ma che volevi ribellarti, non c'erano proprio i presupposti per una cosa del genere, e nella remota ipotesi che si sarebbe verificata, le avresti prese anche più forte! Molti giovani d'oggi avrebbero dovuto trovarsi al posto dei no-global nella Diaz. Una cosa deve essere vissuta sulla propria pelle: le manganellate fanno male, rompono le ossa e squarciano la carne. Come ti saresti comportato tu se fossi stato una delle vittime? Avresti solo preso mazzate, te lo dico io, pisciandoti addosso dalla paura.
E provate a mettervi nei panni dei caschi blu. Tu, se fossi stato dall'altra parte, avresti saputo urlare basta? O per spirito di appartenenza (o semplicemente perché quella notte ti giravano male) avresti manganellato tutto ciò che ti capitava sott'occhio. Io, con molta probabilità, avrei manganellato a destra e a manca. Perché? Perché mi hanno detto che lì ci sono black bloc, perché ho le palle in fiamme e mi va di pestare qualcuno... tanto basta... 

Okay, vi ho tediato abbastanza. Io sono uno di quelli che tende a tenere le cose dentro, ma poi scoppia. Se non le butti fuori, poi le cose ti marciscono dentro e non va bene, quindi ho sfruttato l'occasione di Diaz, per parlare anche di altre cose; ciò nonostante la pellicola di Vicari rimane un grande esempio di cinema, ed è bello vedere un prodotto del genere in Italia, ben girato e soprattutto ben raccontato, con ritmo e tempi giusti. Quindi chi non l'ha visto, si muova a vederlo, perché ne vale la pena. E poi se avete anche lo stimolo a documentarvi sui determinati eventi che hanno scosso Genova in quegli anni, ben venga, perché è questo che dovrebbe fare in generale una buona storia. 
Sì, una buona storia dovrebbe anche divertirvi, ma riuscire a regalare anche interessanti spunti per un dibattito amichevole non fa mai male.

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