sabato 24 maggio 2014

Il lupo e il drago

Posto un raccontino che scrissi qualche anno fa, per esorcizzare un amore. Rileggendolo... beh, non so più cosa pensare se non ché ne scrivevo di stronzate (vabbeh, ma quelle, tutto sommato, le scrivo anche adesso). Intanto buona lettura.

La foresta era talmente fitta che i raggi del sole non erano in grado di penetrare la sua corazza fatta di rami e fogliame. Un lupo, solitario, passeggiava inquieto per i verdi sentieri; era in cerca di qualcosa, ma non sapeva esattamente cosa, in quanto non aveva fame, né sete e né sentiva il bisogno di lasciarsi andare alle sue attività corporali. In effetti non aveva bisogno di niente, ma sentiva come una mancanza che non veniva appagata. Mentre zompettava, immerso nei suoi pensieri, si accorse di aver smarrito la strada di casa. Non riconosceva quelle zone e gli odori acri (ma ugualmente piacevoli) che fiutava non l'aiutavano di certo; per di più la foresta aveva cominciato a cambiare, e il colore delle foglie, da verde, era diventato di un acceso blu. Fu allora che capì di essere entrato nel territorio dei draghi. Il suo branco evitava d'inoltrarsi fin lì, e anch'egli lo aveva sempre evitato, almeno fino ad ora; anzi, lui non aveva mai visto un drago, e non aveva la più pallida idea di come fossero fatte tali creature. Certo tutto quel camminare e rimuginare aveva stimolato la sua sete. Cominciò a fiutare l'aria, cercando in essa l'odore dell'acqua trasportato dal vento. Lo trovò immediatamente e rapido schizzò verso quel profumo fresco ed invitante. Il suo naso lo condusse ad un fiumiciattolo: l'acqua era talmente limpida da potercisi specchiare e la freschezza che emanava era in grado di penetrare nelle ossa di chiunque lì vi si trovasse. L'animale lambì leggermente la superficie cristallina del fiume. L'acqua aveva un sapore straordinariamente dolce e scendeva nel gargarozzo così bene che era un piacere berla. Non solo, il lupo si sentì rinvigorito: che quell'acqua avesse delle proprietà magiche? Tutto preso dall'eccitazione, però, non si accorse per tempo che sulla sponda opposta del fiume una strana creatura l'osservava. Il lupo sollevò il capo e osservò a sua volta quella creatura: l'essere più strano che avesse visto, come una grossa lucertola, dal colore rosso striato, con grandi ali di pipistrello sul dorso; eppure, nonostante l'imponente mole, si muoveva con fare leggiadro, e la fierezza traspariva dai suoi occhi color rame. Sì, era l'animale più bislacco che il lupo avesse mai visto... ma era, incredibilmente, anche il più bello: si trovava di fronte al suo primo drago. Quest'ultimo emanò un urlo stridulo e si librò alto nel cielo, scomparendo tra le nubi, nascondendosi alla vista del curioso intruso. Il lupo era rimasto folgorato da quella visione. Quando riuscì a trovare la strada di casa, e tornò dal suo branco, non raccontò loro dove era stato e cosa aveva visto. Quel pensiero fisso, quell'essere così bello, non riusciva a farlo cadere tra le braccia di Morfeo quella notte: doveva assolutamente tornarci e rivederlo. Il mattino seguente, di buon'ora si diresse ancora al fiumiciattolo dove aveva visto quella creatura. Aspettò, ma nulla accadde. Quando ormai calarono le tenebre, fu costretto a tornare alla sua tana.

Continuò a tornare in quel luogo per giorni. Aspettava pazientemente, e non gl'importava che piovesse o nevicasse: nulla lo avrebbe fermato. Il decimo giorno, però, qualcosa accadde. Il fruscio dell'erba lo distolse dai suoi pensieri; scattò in piedi e annusò l'aria: sì... riconosceva quell'odore, e sapeva che finalmente la sua pazienza era stata premiata. Il drago si fece avanti, spuntando dai cespugli che si trovavano sulla sponda opposta. Il grosso rettile sgranò gli occhi, di fronte all'inattesa presenza dell'intruso già noto. Fece comunque finta di niente e cominciò a lambire l'acqua del fiume. Quindi, dopo essersi dissetato, si preparò a spiccare il volo, ma l'ululato del lupo sulla riva opposta lo fece trasalire: «Aspetta un momento!», disse il canide, «Non andare, devo dirti una cosa!». Il drago si voltò verso l'animale, osservandolo in silenzio. Il lupo continuò: «Sei talmente bello, o drago, che credo di essermi innamorato di te!». Il drago sgranò gli occhi, rimanendo in un silenzioso stupore. «So che è strano», continuò il lupo, «Ma te lo volevo dire... provo per te un profondo affetto e ti rispetto, drago... sento che ho bisogno di te...». Il drago si schiarì la voce: «Non mi conosci neppure, piccolo lupo. Come puoi dire una cosa simile? E poi non vedi come siamo diversi?». «Non importa! Io non vedo la nostra diversità», disse il lupo, «Anzi, sento di conoscerti da sempre, e so per certo che i nostri spiriti sono affini! Sei tu che cercavo!». Il drago sorrise: «Sei pazzo, lupo!», disse, «Ora vattene, e non osare mai più farti rivedere qui, o ti mangerò in un sol boccone!». Dopo aver proferito queste parole il drago volò via. Il lupo non sembrò per niente intimorito. Andò via, e tornò il giorno seguente. Il drago comparve: «Lupo! Ti avevo detto di sparire! Vattene subito o ti divorerò!». L'animale ancorò le sue fiere zampe al terreno: «Non andrò via, drago! Dovrai divorarmi! E se lo farai, tanto meglio... vorrà dire che potrò stare con te per sempre!!!». Il drago balzò sulla riva opposta, si avvicinò al lupo e lo divorò immediatamente. Eppure, mentre lo masticava ferocemente, i suoi occhi si riempirono di lacrime: non capiva il motivo, ma gli sembrava di aver perso una parte di sé, una parte che probabilmente non avrebbe riavuto mai.

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