sabato 25 maggio 2019

Martina Rossi e Percy's Song

Già, è da un po' che manco dal mio blog. E tante cose sono accadute nel frattempo. La nostra casa editrice si sta assestando e Leggende Napoletane sta vendendo davvero bene. Cosa che ha lasciato sorpresi soprattutto noi.
Ma il nostro catalogo è ben più ampio, e Leggende ne rappresenta solo una piccolissima parte.
In realtà abbiamo dalla nostra anche un'altra pubblicazione a fumetti, quel Percy's Song di cui vi ho accennato in passato, di Martina Rossi, autrice marchigiana, ma di adozione romana.


Io e Martina ci siamo conosciuti per lavoro, lei è la colorista assegnata alle mie copertine per Caged Birds, la serie di graphic novel che sto realizzando per il mercato americano... ma devo ammettere che la maniera in cui ci siamo conosciuti risulta ancora adesso piuttosto singolare.
Ken, il nostro editor, taggò me e lei in una copertina sulla quale avevamo lavorato inconsapevoli della presenza l'uno dell'altra (o almeno io lo ero).
Colpito dalla splendida colorazione, che era stata in grado di valorizzare il mio disegno, decisi subito di contattarla per complimentarmi.
Certo, vi starete chiedendo dove sta la singolarità... ebbene, nonostante Martina avesse visto il mio nome nel post, esitò lei stessa a parlarmi, perché credeva non fossi io il disegnatore, nonostante le fosse già stato rivelato il mio nome durante la colorazione... ecco, questa è Martina. Una persona del genere, a Napoli, la chiamiamo "'Nzallanuta", ovvero confusa, sbadata (aggettivi che, nel tempo, ho avuto anche modo di appurare quanto le calzassero addosso meglio di un vestito).

Ma non voglio essere troppo cattivo, non siamo qui per parlare della sbadataggine di questa ragazza, bensì del suo estro: infatti, pochi mesi più tardi, quando ormai la nostra conoscenza era più che consolidata, decise di propormi un progetto (soggetto, tavole e studi dei personaggi), il cui titolo è ovviamente ispirato ad una canzone di Bob Dylan (e se non lo avete capito, meritereste di essere randellati!).
Me ne parlò senza risparmiarsi qualche titubanza. Titubanza che condividevo, almeno prima di leggere la storia... dopo averla letta, non avevo più dubbi: l'avrei pubblicata.
La proposi ai miei colleghi, in studio, e insieme, dopo un attento esame, decidemmo di dare il via alla lavorazione.
Ricordo ancora quando chiamai Martina per darle la notizia. Decisi di giocare un po' sulla risposta: tentennai, facendo il vago, le dissi che era bello, ma... quando il silenzio dall'altra parte si fece assordante, scandito solo dai battiti del suo cuore, misi fine a quella tortura, dicendole che l'avevamo approvato... in quel momento mi sembrò anche di aver sentito un tonfo dall'altra parte della cornetta.

Ovviamente c'era tanto su cui lavorare, partendo dalle fondamenta: cominciammo a ragionare insieme sulla sceneggiatura, rivedemmo alcuni dialoghi e aggiungemmo alcune pagine in più per dare maggior spessore alla vicenda e ai personaggi.
Fin lì tutto bene.
I problemi forse cominciarono con le tavole vere e proprie.
Sapete, io sono molto pignolo, ci tengo all'anatomia e a tanti piccoli dettagli, ed esigo una certa qualità da chi lavora con me, merito anche del mio background didattico, dato che i miei insegnati pretendevano molto dal mio lavoro.
Nelle correzioni che svolgevamo, non c'è stato giorno che Martina non mi abbia minacciato di morte... e non scherzo! Non c'è stato minuto che non abbia sprecato per dirmi quanto mi odiasse (in effetti credo anche di averle rovinato una festa di compleanno!).
Minacce che si acuivano, quando le imponevo di tornare ancora sulla stessa pagina, per migliorare questo o quel dettaglio.
Nonostante tutta questa sequela di lusinghieri apprezzamenti, in virtù del mio ruolo non potevo assolutamente avere pietà, e questo anche in rispetto del suo.
Pretendevo il massimo, perché tutto fosse funzionale, perché dessimo alle stampe un prodotto notevole (o almeno gradevole da leggere). E questo perché, presumo sia superfluo dirlo, avevo fiducia in lei, come ne ho ancora adesso e non smetterò di averne.
Questo perché nonostante la rabbia e le notti insonni passate a disegnare e dipingere, Martina ha portato a termine il suo compito.
E come lei, anche io ho passato notti insonni a correggere, e soprattutto a chiedermi se questa o quella correzione che volevo farle fare non fosse eccessiva. Eppure l'ho fatto.

Due rompiscatole: probabilmente questo pensiamo l'uno dell'altra, e mi piace pensare che è per questo che andiamo d'accordo.

Col senno di poi, posso confermare che ci siamo ritrovati, in un certo senso, entrambi ad essere genitori di un fumetto... e come spesso accade, il papà è un po' più severo, e la mamma un po' più amorevole... ma la mamma è anche quella che fa tutto il lavoro: lo ha partorito e cresciuto, perché fosse idoneo ad affrontare il mondo.
E io, dal canto mio, non posso che sentirmi orgoglioso di quello che abbiamo creato, soprattutto per le fatiche che entrambi abbiamo sostenuto durante la lunga lavorazione, durata ben 8 mesi... uhm, curioso: uno in più, e avremmo davvero parlato di una gestazione.
E ora che Percy ha mosso i primi passi nel mondo (editoriale), rileggendolo rimango ancora affascinato dalla potenza della storia.
Non è un fantasy, ma un mezzo, una metafora con cui Martina ha raccontato le sue angosce e i suoi tormenti, li ha messi su carta, li ha imprigionati per dare vita ad un'epopea malinconica di struggente bellezza.
Quei colori così morbidi e delicati, quasi contrastano con la tristezza della vicenda che viene raccontata. Eppure è proprio per questo che Percy funziona e riesce a suscitare emozioni così vivide, intense e misteriose.
Compratelo, leggetelo, perché il lavoro (e soprattutto il talento) di questa grandiosa artista va premiato, senza se e senza ma.
Disponibile ovunque, in fumetteria e libreria. Non c'è? Ordinatelo senza remore.
Potete acquistarlo anche dal nostro sito o da quello di Manicomix.
Coraggio, Percy aspetta soltanto voi.   


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