Ed eccoci qua, a tirare le somme di quest'anno. Come posso definire questi lunghi 12 mesi? Tranquilli, direi, anche se ci hanno portato via grandi artisti come David Bowie e Carrie Fisher, anche scrittrice (addio, principessa Leila 😢). Già, tranquilli a tal punto da risultare un po' noiosi (sebbene io ci sguazzi a meraviglia nella noia). Non che possa lamentarmi, certo, ma ci sono cose che mi sono rimaste sul groppone: una di queste, sebbene, cari amici, il sottoscritto non ve ne abbia mai parlato, è l'esclusione dal project contest di Lucca Comics.
Più che sperare di vincere, contavo piuttosto di poter rientrare almeno tra i 15 classificati, che pochi non sono (o erano 8? Non lo ricordo più...). Ma purtroppo niente di fatto, e così mi sono vietato categoricamente di conoscere anche il nome del vincitore del contest e il progetto scelto. Sia che fosse stato più bravo o meno, la cosa mi avrebbe fatto incazzare a bestia in egual misura, quindi ho preferito non interessarmi affatto.
Anche la rivista Sbam ha dovuto rifiutare la nuova storia del Monaco, a causa dei temi trattati e dei disegni troppo espliciti, sebbene abbiano dimostrato tutta la loro disponibilità invitandomi a inviare anche altre storie... purtroppo, non avendone pronte di nuove, non so se riuscirò ad accontentarli a questo giro.
Continua a procedere, invece, il mio lavoro su Caged Birds, la graphic novel americana per cui sono stato ingaggiato da tempo ormai. Ho quasi concluso il terzo volume, di cui mi mancano quattro pagine. Un giorno vi spiegherò tutti i retroscena che si celano dietro questo incarico.
Ed ecco qui, ho finito... poca roba, come potete constatare. Soddisfazioni poche, già, eppure sento che va bene così; sapete, quando si ha la sensazione che tutto ciò diversamente non poteva andare.
E adesso, cosa mi riserverà questo 2017 (che quasi m'incute terrore anche solo scriverlo)? Non ne ho idea... che arrivino rogne e gioie, sempre e solo il sottoscritto dovrà affrontarle, spero nel migliore dei modi. E voi, invece? Avete già fatto progetti?
In ogni caso, come è consuetudine, non posso fare a meno di augurarvi un buon anno nuovo, sereno e pacifico. Pace fra gli uomini... e le donne. Meno pace ai politici, che ci succhiano il sangue e le pensioni dall'alba dei tempi. Pace a voi, che state leggendo, e che un po' di pace la possa trovare anche io.
Al prossimo anno, cari amici. 😊
sabato 31 dicembre 2016
domenica 25 dicembre 2016
BUON NATALE!!!
Avete fatto i buoni? O siete stati cattivelli? Un via di mezzo? Soddisfatti dei regali o c'era solo carbone? Beh, su, poco da fare, l'importante è che passiate un buon Natale! 😊
Vi avevo promesso degli aggiornamenti sul Monaco, ed eccomi qui, pronto a mostrarvi delle piccole anteprime!
Per essere completata, la storia necessita di un altro paio di mesi, approssimativamente almeno. Intanto vi rinnovo i miei auguri! Alla prossima!
mercoledì 14 dicembre 2016
Adattamenti nel mondo
Nel tempo, ci siamo lamentati spesso dei nostri adattamenti (quelli italiani, nel caso aveste dimenticato la vostra nazionalità), di film, anime e videogiochi, definendoli sciatti, stupidi, inutili (per rimanere sulle "critiche", giusto per definirle tali, più "civili")... eppure vi siete mai chiesti come vengano adattati questi determinati format negli altri paesi? Io, da appassionato di doppiaggio e adattamento quale sono, me la sono posta moltissime volte questa domanda, e sono andato a trovarmi le mie risposte.
Sebbene questo post si chiami "Adattamenti nel mondo", certo non ci faremo il giro del globo, nel senso stretto del termine, altrimenti faremmo notte, ma ne esamineremo giusto qualcuno (per una infarinatura generale), evidenziando quelli di alcuni nostri vicini, principalmente i francesi, e magari quelli inglesi (che tanto vicini non sono).
Io amo la Francia, c'è poco da fare, sebbene alcune celebrità si siano lasciate sfuggire dei giudizi piuttosto infelici, tipo Vincent Cassell, che ha definito il doppiaggio italiano come una mafia... nonostante, aggiungo io, il doppiaggio cinematografico/animato/video-ludico sia una realtà "invasiva" pure in Francia (anche più che in Italia) e la sua adorata ex moglie meriterebbe di essere doppiata fino alla morte... eppure i francesi hanno il merito di aver importato in Europa, per primi, l'animazione giapponese. Furono proprio loro, infatti, ad aver acquistato in anteprima gli episodi del celebre "Ufo Robot Grendizer" del grande Go Nagai; noi "piccoli" mangia-spaghetti acquistammo dalle loro emittenti, a nostra volta, i diritti per la trasmissione sul caro suolo italico, utilizzando, tra l'altro, proprio i loro adattamenti, che avevano trasformato Koji Kabuto in Alcor, Daisuke Umon in Actarus e il robot Grendizer in "Goldorak". Non so chi, però, decise che il "nom de guerre" scelto dai francesi fosse troppo dolce, e optò per l'aggressivo "Goldrake" (che io preferisco pure all'originale).
Ma sicuramente questa storia la conoscete già, l'avrete letta e sentita milioni di volte, quindi passiamo ad altro...
City Hunter è una serie che amo molto. In Italia le prime due stagioni hanno avuto un adattamento più che discutibile: acquistata inizialmente da Mediaset, il colosso milanese decise di cambiare, all'epoca, tutti i nomi dei protagonisti, al fine di renderli più famigliari ad un pubblico occidentale. Ryo Saeba si è così trasformato semplicemente in Hunter, divenendo omonimo del titolo della serie, Kaori Makimura è diventata Kreta Mancinelli e Saeko Nogami cambia in Selen, che fa tanto pornostar (anche se ricordo un fumetto porno giapponese in cui la protagonista si chiamava proprio Saeko... che l'adattatore italiano abbia creato questo curioso dualismo, influenzato da barlumi di cupidigia erotica?). "Purtroppo", però, gli adattatori, al di là del cambio dei nomi, non furono in grado di eliminare tutte le allusioni sessuali della serie, che risultava ancora troppo matura (uno dei primi episodi, addirittura, contemplava la caccia ad un serial killer). Mediaset, allora, si rassegnò e cedette i diritti ad emittenti private; ovviamente questo adattamento non è mai stato preso in considerazione nella traduzione delle ultime due stagioni e dei film, che si basarono fedelmente su quelli originali, e che vedevano il ripristino di tutti i nomi dei protagonisti...
In Francia, però, paradossalmente, hanno optato per un adattamento ancora più "sempliciotto" del nostro! Difatti, lì,City Hunter, è conosciuto con il nome di... Nicky Larson!
Kaori Makimura diventa Laura Marconi, così come Hideyuki Makimura si trasforma in Tony Marconi. Saeko, invece, lascia il posto a Hélène Lamberti. Inoltre la serie fu pesantemente censurata, e fu edulcorata la passione di Ryo per le donne, che, invece di condurle a tradimento nei Love Hotel, le invitava... ai ristoranti vegetariani!
Allo stesso modo, il tenebroso pirata dello spazio, Harlock, è conosciuto in Francia come "Albator"...
Non ne avevo mai capito il motivo di questo cambio, poi una mia amica francese mi ha svelato l'arcano, sebbene fosse molto semplice arrivare alla soluzione: Harlock è troppo vicino, foneticamente, al nome di un altro noto capitano, ovvero Haddok, uno dei comprimari del (bel) fumetto belga Tintin di Hergé.
Arsenio Lupin III, il celebre ladro in giacca verde/rosa/rossa/blu creato da Monkey Punch, che in Italia fu ottimamente caratterizzato dal compianto Roberto Del Giudice (il vezzeggiativo "Zazzà" riferito al simpatico ispettore fu una sua invenzione), è conosciuto, sempre in Francia, come "Edgar De La Cambriole"... ovviamente in questo caso non devo dirvi io il motivo di questo cambio... su, potete arrivarci da soli. 😁
Dall'amata Francia, spostiamoci nell'osannata America e analizziamo One Piece (nonostante il sottoscritto non sia proprio un fan), partendo da un piccola introduzione...
sebbene il film attualmente nelle nostre sale abbia usufruito di un adattamento molto fedele all'originale, ripristinando correttamente tutti i nomi e le loro pronunce, la serie televisiva, invece, ha avuto alti e bassi, a cui gli adattatori hanno cercato di rimediare nel tempo, come il nome stesso del protagonista, mutato in Rubber, ma poi fatto passare per un semplice soprannome: "Monkey D. Luffy, soprannominato Rubber", cita la voce narrante di ogni episodio, come ricorderete. Eppure, al di là di qualche adattamento discutibile, la serie non è mai stata pesantemente censurata, né modificata nella storia o nella caratterizzazione dei personaggi in alcun modo.
In America, invece, essendo trasmessa da Cartoon Network, ha subito ogni sorta di modifica: innanzitutto, la sigaretta di Sanji, grazie alla CG, è stata trasformata in un lecca lecca, perché senno i bimbini, guardando l'anime, potevano diventare tutti dei tabagisti impenitenti. Il sangue è stato completamente eliminato (a volte, poi, persino decolorato... come se fosse normale che uno avesse, ad esempio, il sangue verde...), insieme ad altri piccoli particolari scabrosi (quando noi, in Naruto, ci siamo limitati al B/N nelle sequenze più violente). Il nome Zoro, inoltre, è stato traslitterato in Zolo (sebbene sia corretto il primo), per evitare che i detentori dei diritti del giustiziere mascherato Zorro potessero in qualche modo avanzare pretese e fare causa alla rete... insomma, roba paradossale.
Dello stesso avviso è l'adattamento di Detective Conan, che da noi è arrivato con una traduzione piuttosto fedele all'originale, sebbene fossero stati censurati alcuni particolari disturbanti, tramite l'uso dei soliti fastidiosi fermo immagine. L'anime, però. sempre trasmesso in America da Cartoon Network, ha subito corpose modifiche che ne hanno completamente minato l'identità... già dal titolo: "Case Closed", ovvero caso chiuso... Shinichi Kudo è diventato Jimmy Kudo, Ran Mori si trasforma in Rachel Moore, così come suo padre, Goro Mori, diviene Richard Moore. L'ispettore Juzo Megure lascia il posto a Joseph Meguire e via dicendo. Posso continuare, ma la lista è lunga. Se ho ben capito, tra l'altro, questo è anche l'adattamento ufficiale del manga in America (ma potrei sbagliarmi, non ne sono sicurissimo).
Tralasciando gli anime, non è che la situazione cambi molto anche nei videogiochi. Prendiamo ad esempio quello che sto giocando in questo periodo: The witcher 3 (tratto dai romanzi di Sapkowski). La lingua originale del gioco è quella polacca, sebbene anche da noi sia arrivato col doppiaggio inglese e sottotitoli in italiano (cioè, in realtà il gioco è stato doppiato in tutto il mondo, tranne che in Italia). Un utente, mesi fa, si lamentò in un blog dell'adattamento italiano del gioco... o meglio del libro, dato che lui, a dir suo, lo leggeva addirittura in inglese. La sua lamentela, verteva sul nome del cavallo di Geralt, il protagonista, che da noi è stato adattato come Rutilia, ma che in inglese è Roach, che vuol dire scarafaggio (che poi ancora devo capire il motivo della lamentela).
Al di là del fatto che l'utente lo legga in inglese, e l'unica cosa che gli salta in mente è solo il nome del cavallo (che nel gioco viene ripetuto fino allo sfinimento), beh, mi puzza proprio di fregnaccia... comunque sia, consiglierei a questa gente, per come scrive e si esprime, di leggerli in italiano i libri... almeno imparerebbero davvero qualcosa.
Il punto, in questo caso, è che in polacco (la lingua originale del libro), il nome del destriero è "Plotka", che starebbe, letteralmente, per "diceria", "pettegolezzo". Al che mi chiedo di quale superbo stupefacente abbia fatto uso il traduttore americano per arrivare ad adattare Plotka in Roach. Molto probabilmente la versione nostrana è stata tradotta direttamente da quella internazionale (cioè da quella che è in effetti la lingua franca del mondo), e l'adattatore italiano, cercando di preservare sia il suono della parola "Roach", che il suo significato, ha scelto l'elegante "Rutilia", che è il nome che noi attribuiamo ad un piccolo bacarozzo volante, simile per forma alla blatta. Non so voi, ma a me sembra proprio un adattamento con i contro-coglioni...
In Francia, invece, Plotka viene adattato in Ablett, che vuol dire "Brullo", ovvero spoglio, arido, tetro. Per quanto riguarda il nome del protagonista, Geralt di Rivia (che in polacco è Geralt Z Rivii), in Francia viene pronunciano esattamente come sta scritto, adattando Rivia in Riv. Il nome suona dunque come "Geral De Riv", con la T muta. Noi italiani, invece, lo pronunciamo con la H posta tra la G e la E del nome, esattamente come gli inglesi; purtroppo, non sapendo come andrebbe articolato in polacco, non so chi di noi, effettivamente, lo pronunci in maniera corretta...
Ora, dopo questa breve, seppur, spero, intensa panoramica su alcuni adattamenti, mi sovviene chiedervi: cosa avete, invero, da lamentarvi delle nostre edizioni?
Sebbene questo post si chiami "Adattamenti nel mondo", certo non ci faremo il giro del globo, nel senso stretto del termine, altrimenti faremmo notte, ma ne esamineremo giusto qualcuno (per una infarinatura generale), evidenziando quelli di alcuni nostri vicini, principalmente i francesi, e magari quelli inglesi (che tanto vicini non sono).
Io amo la Francia, c'è poco da fare, sebbene alcune celebrità si siano lasciate sfuggire dei giudizi piuttosto infelici, tipo Vincent Cassell, che ha definito il doppiaggio italiano come una mafia... nonostante, aggiungo io, il doppiaggio cinematografico/animato/video-ludico sia una realtà "invasiva" pure in Francia (anche più che in Italia) e la sua adorata ex moglie meriterebbe di essere doppiata fino alla morte... eppure i francesi hanno il merito di aver importato in Europa, per primi, l'animazione giapponese. Furono proprio loro, infatti, ad aver acquistato in anteprima gli episodi del celebre "Ufo Robot Grendizer" del grande Go Nagai; noi "piccoli" mangia-spaghetti acquistammo dalle loro emittenti, a nostra volta, i diritti per la trasmissione sul caro suolo italico, utilizzando, tra l'altro, proprio i loro adattamenti, che avevano trasformato Koji Kabuto in Alcor, Daisuke Umon in Actarus e il robot Grendizer in "Goldorak". Non so chi, però, decise che il "nom de guerre" scelto dai francesi fosse troppo dolce, e optò per l'aggressivo "Goldrake" (che io preferisco pure all'originale).
Ma sicuramente questa storia la conoscete già, l'avrete letta e sentita milioni di volte, quindi passiamo ad altro...
City Hunter è una serie che amo molto. In Italia le prime due stagioni hanno avuto un adattamento più che discutibile: acquistata inizialmente da Mediaset, il colosso milanese decise di cambiare, all'epoca, tutti i nomi dei protagonisti, al fine di renderli più famigliari ad un pubblico occidentale. Ryo Saeba si è così trasformato semplicemente in Hunter, divenendo omonimo del titolo della serie, Kaori Makimura è diventata Kreta Mancinelli e Saeko Nogami cambia in Selen, che fa tanto pornostar (anche se ricordo un fumetto porno giapponese in cui la protagonista si chiamava proprio Saeko... che l'adattatore italiano abbia creato questo curioso dualismo, influenzato da barlumi di cupidigia erotica?). "Purtroppo", però, gli adattatori, al di là del cambio dei nomi, non furono in grado di eliminare tutte le allusioni sessuali della serie, che risultava ancora troppo matura (uno dei primi episodi, addirittura, contemplava la caccia ad un serial killer). Mediaset, allora, si rassegnò e cedette i diritti ad emittenti private; ovviamente questo adattamento non è mai stato preso in considerazione nella traduzione delle ultime due stagioni e dei film, che si basarono fedelmente su quelli originali, e che vedevano il ripristino di tutti i nomi dei protagonisti...
In Francia, però, paradossalmente, hanno optato per un adattamento ancora più "sempliciotto" del nostro! Difatti, lì,City Hunter, è conosciuto con il nome di... Nicky Larson!
Kaori Makimura diventa Laura Marconi, così come Hideyuki Makimura si trasforma in Tony Marconi. Saeko, invece, lascia il posto a Hélène Lamberti. Inoltre la serie fu pesantemente censurata, e fu edulcorata la passione di Ryo per le donne, che, invece di condurle a tradimento nei Love Hotel, le invitava... ai ristoranti vegetariani!
Allo stesso modo, il tenebroso pirata dello spazio, Harlock, è conosciuto in Francia come "Albator"...
Non ne avevo mai capito il motivo di questo cambio, poi una mia amica francese mi ha svelato l'arcano, sebbene fosse molto semplice arrivare alla soluzione: Harlock è troppo vicino, foneticamente, al nome di un altro noto capitano, ovvero Haddok, uno dei comprimari del (bel) fumetto belga Tintin di Hergé.
Arsenio Lupin III, il celebre ladro in giacca verde/rosa/rossa/blu creato da Monkey Punch, che in Italia fu ottimamente caratterizzato dal compianto Roberto Del Giudice (il vezzeggiativo "Zazzà" riferito al simpatico ispettore fu una sua invenzione), è conosciuto, sempre in Francia, come "Edgar De La Cambriole"... ovviamente in questo caso non devo dirvi io il motivo di questo cambio... su, potete arrivarci da soli. 😁
Dall'amata Francia, spostiamoci nell'osannata America e analizziamo One Piece (nonostante il sottoscritto non sia proprio un fan), partendo da un piccola introduzione...
sebbene il film attualmente nelle nostre sale abbia usufruito di un adattamento molto fedele all'originale, ripristinando correttamente tutti i nomi e le loro pronunce, la serie televisiva, invece, ha avuto alti e bassi, a cui gli adattatori hanno cercato di rimediare nel tempo, come il nome stesso del protagonista, mutato in Rubber, ma poi fatto passare per un semplice soprannome: "Monkey D. Luffy, soprannominato Rubber", cita la voce narrante di ogni episodio, come ricorderete. Eppure, al di là di qualche adattamento discutibile, la serie non è mai stata pesantemente censurata, né modificata nella storia o nella caratterizzazione dei personaggi in alcun modo.
In America, invece, essendo trasmessa da Cartoon Network, ha subito ogni sorta di modifica: innanzitutto, la sigaretta di Sanji, grazie alla CG, è stata trasformata in un lecca lecca, perché senno i bimbini, guardando l'anime, potevano diventare tutti dei tabagisti impenitenti. Il sangue è stato completamente eliminato (a volte, poi, persino decolorato... come se fosse normale che uno avesse, ad esempio, il sangue verde...), insieme ad altri piccoli particolari scabrosi (quando noi, in Naruto, ci siamo limitati al B/N nelle sequenze più violente). Il nome Zoro, inoltre, è stato traslitterato in Zolo (sebbene sia corretto il primo), per evitare che i detentori dei diritti del giustiziere mascherato Zorro potessero in qualche modo avanzare pretese e fare causa alla rete... insomma, roba paradossale.
Dello stesso avviso è l'adattamento di Detective Conan, che da noi è arrivato con una traduzione piuttosto fedele all'originale, sebbene fossero stati censurati alcuni particolari disturbanti, tramite l'uso dei soliti fastidiosi fermo immagine. L'anime, però. sempre trasmesso in America da Cartoon Network, ha subito corpose modifiche che ne hanno completamente minato l'identità... già dal titolo: "Case Closed", ovvero caso chiuso... Shinichi Kudo è diventato Jimmy Kudo, Ran Mori si trasforma in Rachel Moore, così come suo padre, Goro Mori, diviene Richard Moore. L'ispettore Juzo Megure lascia il posto a Joseph Meguire e via dicendo. Posso continuare, ma la lista è lunga. Se ho ben capito, tra l'altro, questo è anche l'adattamento ufficiale del manga in America (ma potrei sbagliarmi, non ne sono sicurissimo).
Tralasciando gli anime, non è che la situazione cambi molto anche nei videogiochi. Prendiamo ad esempio quello che sto giocando in questo periodo: The witcher 3 (tratto dai romanzi di Sapkowski). La lingua originale del gioco è quella polacca, sebbene anche da noi sia arrivato col doppiaggio inglese e sottotitoli in italiano (cioè, in realtà il gioco è stato doppiato in tutto il mondo, tranne che in Italia). Un utente, mesi fa, si lamentò in un blog dell'adattamento italiano del gioco... o meglio del libro, dato che lui, a dir suo, lo leggeva addirittura in inglese. La sua lamentela, verteva sul nome del cavallo di Geralt, il protagonista, che da noi è stato adattato come Rutilia, ma che in inglese è Roach, che vuol dire scarafaggio (che poi ancora devo capire il motivo della lamentela).
Al di là del fatto che l'utente lo legga in inglese, e l'unica cosa che gli salta in mente è solo il nome del cavallo (che nel gioco viene ripetuto fino allo sfinimento), beh, mi puzza proprio di fregnaccia... comunque sia, consiglierei a questa gente, per come scrive e si esprime, di leggerli in italiano i libri... almeno imparerebbero davvero qualcosa.
Il punto, in questo caso, è che in polacco (la lingua originale del libro), il nome del destriero è "Plotka", che starebbe, letteralmente, per "diceria", "pettegolezzo". Al che mi chiedo di quale superbo stupefacente abbia fatto uso il traduttore americano per arrivare ad adattare Plotka in Roach. Molto probabilmente la versione nostrana è stata tradotta direttamente da quella internazionale (cioè da quella che è in effetti la lingua franca del mondo), e l'adattatore italiano, cercando di preservare sia il suono della parola "Roach", che il suo significato, ha scelto l'elegante "Rutilia", che è il nome che noi attribuiamo ad un piccolo bacarozzo volante, simile per forma alla blatta. Non so voi, ma a me sembra proprio un adattamento con i contro-coglioni...
In Francia, invece, Plotka viene adattato in Ablett, che vuol dire "Brullo", ovvero spoglio, arido, tetro. Per quanto riguarda il nome del protagonista, Geralt di Rivia (che in polacco è Geralt Z Rivii), in Francia viene pronunciano esattamente come sta scritto, adattando Rivia in Riv. Il nome suona dunque come "Geral De Riv", con la T muta. Noi italiani, invece, lo pronunciamo con la H posta tra la G e la E del nome, esattamente come gli inglesi; purtroppo, non sapendo come andrebbe articolato in polacco, non so chi di noi, effettivamente, lo pronunci in maniera corretta...
Ora, dopo questa breve, seppur, spero, intensa panoramica su alcuni adattamenti, mi sovviene chiedervi: cosa avete, invero, da lamentarvi delle nostre edizioni?
mercoledì 30 novembre 2016
Work in progress
Tra la depressione, il lavoro e The Witcher 3, porto comunque avanti le mie cosucce, tra cui Il Monaco, così vi posto qui qualche anteprima. Come al solito non so per quando sarà pronta la seconda parte della storia, ma mi prendo il mio tempo. Nel caso, altri aggiornamenti per Natale! 🙂
lunedì 14 novembre 2016
Film che consiglio - Speciale Film Biografici
Rieccoci qui alla nostra rubrica preferita, che mancava da un po'. Oggi intendo occuparmi dei biopic, film biografici. Non siete affascinati ed incuriositi dai retroscena della vita di determinate persone? Talvolta io sì, e queste pellicole, sebbene un po' romanzate, ci vengono in aiuto. Andiamo ad incominciare.
La bamba (Luis Valdez - 1987)
La storia di Ritchie Valens, un ragazzo di umili origini che salì alla ribalta per il suo talento musicale, divenendo in poco tempo uno dei cantanti più famosi e apprezzati degli anni 50, almeno fino al giorno della sua morte prematura, avvenuta in un incidente aereo. La Bamba, il tradizionale brano spagnolo che Valens ha trasformato in una canzone rock e che dà anche il titolo alla pellicola, è ancora oggi molto noto, oltre che pluripremiato.
Da bambino adoravo questo film, tanto che chiesi a mio padre di comprarmelo... insieme alla cassetta contenente la canzone.
Ed Wood (Tim Burton - 1994)
Edward D. Wod Jr. era uno giovanotto con un pallino: voleva diventare un regista di fama mondiale, ricordato da tutti. Alla sua morte il suo desiderio sarà esaudito: tutti lo ricorderanno come il peggior regista nella storia del cinema.
Sempre al verde, ciò che spinge Wood è la cocente passione che prova verso quest'arte, così lontana da lui. Ridicoli, sgrammaticati, mal scritti e mal diretti, oggi i suoi film sono cimeli su come il cinema non andrebbe fatto... eppure, con senno di poi, se Ed Wood fosse oggi ancora vivo, e avesse a disposizione anche solo la metà dei soldi che Hollywood sperpera per pellicole discutibili, sarebbe paragonabile ad un Michael Bay a caso, ma con più cuore, perché sì, Wood il cinema lo amava davvero. Forse troppo. E non era ricambiato.
Tim Burton realizza il film in bianco e nero, mitizzando forse lo stesso Wood, tratteggiandolo con ironia, ma senza infierire su un uomo che voleva solo realizzare il suo sogno: diventare (un grande) regista.
P.S. Ed Wood ebbe almeno il merito di riportare in auge Bela Lugosi, tristemente abbandonato da tutti... e scusate se è poco...
Demoni e dei (Bill Condon - 1998)
Gli ultimi giorni di vita del regista James Whale sono raccontanti con eleganza dal Bill Condon in questo bel film con Ian McKellen e Brendan Fraser.
Il regista è ormai solo e dimenticato quasi da tutti, eccetto qualche studente di cinema che va a trovarlo a casa per chiedergli del suo capolavoro, "Frankenstein".
L'esistenza di Whale è anche tormentata da una malattia irreversibile che gli sta divorando il cervello. Conscio del fatto che, ben presto, il suo spirito andrà via molto prima del suo corpo, decide di passare del tempo col suo giardiniere, di cui si è invaghito, sperando che lui possa dargli la pace che, da anni, anela...
Factory girl (George Hickenlooper - 2006)
La tragica storia della bellissima Edie Sedgwick, divenuta negli anni 60 una vera e propria icona pop, attraverso Andy Warhol, che ne fece, per breve tempo, la sua musa ispiratrice. La dissoluta factory dell'ambiguo Warhol, e la sempre più crescente popolarità la trasformarono in una tossicodipendente, scaraventando Edie, troppo fragile, troppo dolce, in un baratro infernale senza ritorno.
Si tratta di una pellicola davvero ben costruita, amara verso la fine, che si sofferma molto sul rapporto affettivo e lavorativo che Edie ebbe con Warhol. Recuperate questo film, se volete (ri)scoprire la storia di una donna troppo delicata, quasi come un fiore, per poter sopravvivere in un mondo come quello di Andy Warhol, popolato da troppi ingannevoli mostri.
W. (Oliver Stone - 2008)
Certo non il film migliore di Oliver Stone, ma comunque molto interessante. La pellicola ripercorre la giovinezza e l'ascesa politica di George W. Bush, divenuto presidente degli Stati Uniti d'America, nonostante lui anelasse a diventare una star sportiva. Il film di Stone è ricco di ironia, e si lascia seguire senza problemi, dipingendo Bush come un uomo poco riflessivo, con scarse doti politiche quanto cerebrali, spinto solo dal desiderio di compiacere il padre. Lo consiglio, perché oggi, un uomo simile, ha messo piede alla Casa Bianca... e mi chiedo come ci sia arrivato...
The Girl - La diva di Hitchcock (Julian Jarrold - 2012)
Che il buon Hitch avesse una vera e propria ossessione per le bionde, è cosa nota... forse meno noto è il suo travagliato rapporto con Tippi Hedren, la star di due suoi celebri capolavori, "Gli uccelli" e "Marnie". L'attrice ebbe con lui "inspiegabili" divergenze, tanto che durante le riprese di Marnie riufiutò sempre di rivolgergli la parola. Questa pellicola, purché prendiate con le pinze quanto vi viene mostrato, ce ne svela la ragione: Hitch s'innamorò perdutamente dell'attrice, tanto da molestarla ripetutamente sul set, portandola all'esasperazione assoluta.
Jarrold confeziona una pellicola di ottima fattura, ben raccontata, facendo letteralmente a pezzi un mito del cinema, mostrandolo semplicemente come un vecchio libidinoso, incastrato in un matrimonio che non vuole e in una vita che non desidera... siamo lontani dalla verità? Chi può davvero dirlo...
Get on up - La storia di James Brown (Tate Taylor - 2014)
"Mr. Dynamite", "Universal James", "Mr. Please Please Please" e il più noto "Il padrino del Soul", erano solo diversi soprannomi con cui era conosciuto il grande James Brown. Questa pellicola ripercorre tutta la sua esistenza, fin dalla povera infanzia, in cui era "costretto" a lavorare in un bordello come "cercaclienti", fino alla consacrazione nel mondo della musica, diventando una vera e propria leggenda.
Il film non solo contiene tutti i brani più importanti di Mr. Brown, ma affronta pure numerosi temi sociali e privati che lo hanno visto protagonista nel corso degli anni, il tutto raccontato sapientemente e con ritmo, in 140 minuti che, devo dirlo, non si sentono affatto. Se siete fan del soul e volete saperne di più sul mitico James Brown, dovete assolutamente guardare questo film! :D
E con Get on up, ci salutiamo! Alla prossima!
La bamba (Luis Valdez - 1987)
La storia di Ritchie Valens, un ragazzo di umili origini che salì alla ribalta per il suo talento musicale, divenendo in poco tempo uno dei cantanti più famosi e apprezzati degli anni 50, almeno fino al giorno della sua morte prematura, avvenuta in un incidente aereo. La Bamba, il tradizionale brano spagnolo che Valens ha trasformato in una canzone rock e che dà anche il titolo alla pellicola, è ancora oggi molto noto, oltre che pluripremiato.
Da bambino adoravo questo film, tanto che chiesi a mio padre di comprarmelo... insieme alla cassetta contenente la canzone.
Ed Wood (Tim Burton - 1994)
Edward D. Wod Jr. era uno giovanotto con un pallino: voleva diventare un regista di fama mondiale, ricordato da tutti. Alla sua morte il suo desiderio sarà esaudito: tutti lo ricorderanno come il peggior regista nella storia del cinema.
Sempre al verde, ciò che spinge Wood è la cocente passione che prova verso quest'arte, così lontana da lui. Ridicoli, sgrammaticati, mal scritti e mal diretti, oggi i suoi film sono cimeli su come il cinema non andrebbe fatto... eppure, con senno di poi, se Ed Wood fosse oggi ancora vivo, e avesse a disposizione anche solo la metà dei soldi che Hollywood sperpera per pellicole discutibili, sarebbe paragonabile ad un Michael Bay a caso, ma con più cuore, perché sì, Wood il cinema lo amava davvero. Forse troppo. E non era ricambiato.
Tim Burton realizza il film in bianco e nero, mitizzando forse lo stesso Wood, tratteggiandolo con ironia, ma senza infierire su un uomo che voleva solo realizzare il suo sogno: diventare (un grande) regista.
P.S. Ed Wood ebbe almeno il merito di riportare in auge Bela Lugosi, tristemente abbandonato da tutti... e scusate se è poco...
Demoni e dei (Bill Condon - 1998)
Gli ultimi giorni di vita del regista James Whale sono raccontanti con eleganza dal Bill Condon in questo bel film con Ian McKellen e Brendan Fraser.
Il regista è ormai solo e dimenticato quasi da tutti, eccetto qualche studente di cinema che va a trovarlo a casa per chiedergli del suo capolavoro, "Frankenstein".
L'esistenza di Whale è anche tormentata da una malattia irreversibile che gli sta divorando il cervello. Conscio del fatto che, ben presto, il suo spirito andrà via molto prima del suo corpo, decide di passare del tempo col suo giardiniere, di cui si è invaghito, sperando che lui possa dargli la pace che, da anni, anela...
Factory girl (George Hickenlooper - 2006)
La tragica storia della bellissima Edie Sedgwick, divenuta negli anni 60 una vera e propria icona pop, attraverso Andy Warhol, che ne fece, per breve tempo, la sua musa ispiratrice. La dissoluta factory dell'ambiguo Warhol, e la sempre più crescente popolarità la trasformarono in una tossicodipendente, scaraventando Edie, troppo fragile, troppo dolce, in un baratro infernale senza ritorno.
Si tratta di una pellicola davvero ben costruita, amara verso la fine, che si sofferma molto sul rapporto affettivo e lavorativo che Edie ebbe con Warhol. Recuperate questo film, se volete (ri)scoprire la storia di una donna troppo delicata, quasi come un fiore, per poter sopravvivere in un mondo come quello di Andy Warhol, popolato da troppi ingannevoli mostri.
W. (Oliver Stone - 2008)
Certo non il film migliore di Oliver Stone, ma comunque molto interessante. La pellicola ripercorre la giovinezza e l'ascesa politica di George W. Bush, divenuto presidente degli Stati Uniti d'America, nonostante lui anelasse a diventare una star sportiva. Il film di Stone è ricco di ironia, e si lascia seguire senza problemi, dipingendo Bush come un uomo poco riflessivo, con scarse doti politiche quanto cerebrali, spinto solo dal desiderio di compiacere il padre. Lo consiglio, perché oggi, un uomo simile, ha messo piede alla Casa Bianca... e mi chiedo come ci sia arrivato...
The Girl - La diva di Hitchcock (Julian Jarrold - 2012)
Che il buon Hitch avesse una vera e propria ossessione per le bionde, è cosa nota... forse meno noto è il suo travagliato rapporto con Tippi Hedren, la star di due suoi celebri capolavori, "Gli uccelli" e "Marnie". L'attrice ebbe con lui "inspiegabili" divergenze, tanto che durante le riprese di Marnie riufiutò sempre di rivolgergli la parola. Questa pellicola, purché prendiate con le pinze quanto vi viene mostrato, ce ne svela la ragione: Hitch s'innamorò perdutamente dell'attrice, tanto da molestarla ripetutamente sul set, portandola all'esasperazione assoluta.
Jarrold confeziona una pellicola di ottima fattura, ben raccontata, facendo letteralmente a pezzi un mito del cinema, mostrandolo semplicemente come un vecchio libidinoso, incastrato in un matrimonio che non vuole e in una vita che non desidera... siamo lontani dalla verità? Chi può davvero dirlo...
Get on up - La storia di James Brown (Tate Taylor - 2014)
"Mr. Dynamite", "Universal James", "Mr. Please Please Please" e il più noto "Il padrino del Soul", erano solo diversi soprannomi con cui era conosciuto il grande James Brown. Questa pellicola ripercorre tutta la sua esistenza, fin dalla povera infanzia, in cui era "costretto" a lavorare in un bordello come "cercaclienti", fino alla consacrazione nel mondo della musica, diventando una vera e propria leggenda.
Il film non solo contiene tutti i brani più importanti di Mr. Brown, ma affronta pure numerosi temi sociali e privati che lo hanno visto protagonista nel corso degli anni, il tutto raccontato sapientemente e con ritmo, in 140 minuti che, devo dirlo, non si sentono affatto. Se siete fan del soul e volete saperne di più sul mitico James Brown, dovete assolutamente guardare questo film! :D
E con Get on up, ci salutiamo! Alla prossima!
lunedì 24 ottobre 2016
Il Monaco 3 - parte 1 - backstage
Cari drughi, bentornati.
Eh, sì, manco da un po' su questo blog, l'ultima cosa che ho scritto risale quasi ad un mese fa ed era una poesia sdolcinata che si sono cagati veramente in pochi (la trovate qui)... ma su, ogni tanto queste frocerie devo farle uscire, perché senno mi muoiono dentro.
Comunque sia, quest'oggi affronterò insieme a voi alcuni retroscena sulla lavorazione delle prime 14 pagine della terza avventura del Monaco... ricordate, ne avevo postato una beta qualche mese fa: invece ora troverete la sua edizione definitiva allo stesso link (qui), salvo qualche piccolo dettaglio che ancora mi soddisfa poco, ma direi che ci siamo.
Orsù, ora andiamo ad incominciare.
La storia di questo signorotto sociopatico assassino (ispirata, tra l'altro, a fatti realmente accaduti) non mi è del tutto nuova, in quanto ho rielaborato un vecchio plot da me scritto e disegnato più di dieci anni fa: vi mostro, con estrema vergogna, le prime pagine realizzate allora.
Come potete constatare, al di là della qualità dei disegni piuttosto... beh, mediocre, (giusto per essere gentile verso me stesso), c'era integrato un fattore soprannaturale che ho preferito oggi eliminare, per incoraggiare una linea narrativa più credibile.
Riscrivendo l'intera storia, ho aggiunto in seguito diversi personaggi, tra cui la stessa Miriam, perché m'interessava creare un certo legame di parentela stretto con la vittima del signorotto e dar vita così ad una narrazione più profonda, che andasse al di là del banale "prendi l'assassino".
Per Miriam,poi, mi sono palesemente ispirato all'attrice Emmy Rossum, la Fiona Gallagher della serie "Shameless".
Riflettendoci, entrambi i personaggi hanno anche alcune sfumature caratteriali in comune, sebbene la cosa, in questo caso, non fosse propriamente voluta... quando ho concepito Miriam, al di là del suo aspetto fisico, ho cercato di rifarmi al prototipo di ragazza da cui mi sento solitamente attratto: decisa, dal carattere forte ma sensibile e zoccola quanto basta... uhm... mi piacciono le ragazze problematiche, chi l'avrebbe mai detto...
Il signorotto, a sua volta, è ispirato ad un altro attore, ovvero Ben Wishaw, il Q nei nuovi film di 007, che ha ricoperto, curiosamente, il ruolo di serial killer nel bel film "Profumo" (l'avete mai visto?)... anche in questo caso è una coincidenza, il fatto che abbia interpretato un omicida, mi sono rifatto a lui perché ritenevo il suo viso "perfetto per la parte".
Molto del tempo che dedico alla documentazione, lo trascorro soprattutto nel cercare scenografie adatte e credibili. Quando ho immaginato il castello del signorotto vedevo, nella mia testa, una costruzione a picco su una montagna, ma, non sapendo se architettonicamente fosse fattibile, ho fatto in rete diverse ricerche sulle fortificazioni medievali: sono così risalito alla fortezza di Beynac, situata in Francia, che ho utilizzato ben presto come riferimento.
La locanda di Miriam, invece, è ispirata ad un dipinto che ho trovato sempre in rete. Non me ne voglia l'autore, ma il suo lavoro corrispondeva esattamente a ciò che cercavo, così, ho deciso di utilizzarlo, prendendomi ovviamente le mie libertà e apportando piccole modifiche per adattare il dipinto alle mie esigenze.
Uno dei motivi principali per cui ci metto sempre molto tempo nel realizzare un albo è, in sostanza, il mio essere puntiglioso e pignolo con me stesso: ridisegno spesso molte vignette, dopotutto credo che ci sia solo un modo di fare le cose, ovvero quello corretto (insomma, c'è anche l'altro modo, ma e meglio quello corretto, no?). Siccome, però, alla soluzione non ci arrivo sempre alla prima botta, ritento e ritento finché non sono soddisfatto. Quando ho difficoltà nel comprendere una scena, disegno a parte su un foglio non solo la vignetta in sé, ma anche intere porzioni di disegno, così da montarli in seguito. Dedico in effetti molto tempo allo studio dei volti e delle posture.
Come avrete notato, capita che io "depezzi" completamente il corpo umano, disegnando a parte braccia, gambe e busti: questo metodo mi aiuta a capire in maniera ottimale il loro funzionamento, dovendo, per forza di cose, concentrarmi solo su di essi.
Abbandoniamo adesso il lato visivo, per concentrarci sulle citazioni dell'albo, citazioni che non tutti potrebbero avere colto:
Guardando questa vignetta, spero vi siate accorti che intendevo citare ovviamente il noto film del compianto Wes Craven "l'ultima casa a sinistra", dove la parola casa, è stata però sostituita, per esigenze di copione, con camera.
Inoltre, quando Miriam s'introduce nella camera del Monaco, dicendogli perentoria, che gliela darà "per grazia e amore di Dio", beh, non ci crederete, ma la ragazza sta citando una locuzione latina...
Forse non lo sapete, ma questa perifrasi viene, ancora oggi, spesso utilizzata anche da noi, sebbene in forma abbreviata: stiamo parlando appunto della parola "GRATIS".
Difatti, originariamente, l'espressione completa era proprio "Per grazia e amore di Dio", che letteralmente viene dal latino "Gratis et amore Dei".
Inizialmente volevo che Miriam si esprimesse effettivamente in latino: "Infatti io te la do gratis et amore Dei", ma quando scrissi la battuta nel balloon, mi resi conto che poco funzionava nel contesto, non essendo in linea col personaggio; eppure ci tenevo ad inserire una citazione "colta" (per modo di dire), così decisi di optare comunque per la sua traduzione italiana.
Con questo è tutto, quando avrò completato questa storia, vi dirò altri retroscena, per il momento può bastare. Ci sentiamo, drughi, alla prossima.
Eh, sì, manco da un po' su questo blog, l'ultima cosa che ho scritto risale quasi ad un mese fa ed era una poesia sdolcinata che si sono cagati veramente in pochi (la trovate qui)... ma su, ogni tanto queste frocerie devo farle uscire, perché senno mi muoiono dentro.
Comunque sia, quest'oggi affronterò insieme a voi alcuni retroscena sulla lavorazione delle prime 14 pagine della terza avventura del Monaco... ricordate, ne avevo postato una beta qualche mese fa: invece ora troverete la sua edizione definitiva allo stesso link (qui), salvo qualche piccolo dettaglio che ancora mi soddisfa poco, ma direi che ci siamo.
Orsù, ora andiamo ad incominciare.
La storia di questo signorotto sociopatico assassino (ispirata, tra l'altro, a fatti realmente accaduti) non mi è del tutto nuova, in quanto ho rielaborato un vecchio plot da me scritto e disegnato più di dieci anni fa: vi mostro, con estrema vergogna, le prime pagine realizzate allora.
Come potete constatare, al di là della qualità dei disegni piuttosto... beh, mediocre, (giusto per essere gentile verso me stesso), c'era integrato un fattore soprannaturale che ho preferito oggi eliminare, per incoraggiare una linea narrativa più credibile.
Riscrivendo l'intera storia, ho aggiunto in seguito diversi personaggi, tra cui la stessa Miriam, perché m'interessava creare un certo legame di parentela stretto con la vittima del signorotto e dar vita così ad una narrazione più profonda, che andasse al di là del banale "prendi l'assassino".
Per Miriam,poi, mi sono palesemente ispirato all'attrice Emmy Rossum, la Fiona Gallagher della serie "Shameless".
Riflettendoci, entrambi i personaggi hanno anche alcune sfumature caratteriali in comune, sebbene la cosa, in questo caso, non fosse propriamente voluta... quando ho concepito Miriam, al di là del suo aspetto fisico, ho cercato di rifarmi al prototipo di ragazza da cui mi sento solitamente attratto: decisa, dal carattere forte ma sensibile e zoccola quanto basta... uhm... mi piacciono le ragazze problematiche, chi l'avrebbe mai detto...
Il signorotto, a sua volta, è ispirato ad un altro attore, ovvero Ben Wishaw, il Q nei nuovi film di 007, che ha ricoperto, curiosamente, il ruolo di serial killer nel bel film "Profumo" (l'avete mai visto?)... anche in questo caso è una coincidenza, il fatto che abbia interpretato un omicida, mi sono rifatto a lui perché ritenevo il suo viso "perfetto per la parte".
Molto del tempo che dedico alla documentazione, lo trascorro soprattutto nel cercare scenografie adatte e credibili. Quando ho immaginato il castello del signorotto vedevo, nella mia testa, una costruzione a picco su una montagna, ma, non sapendo se architettonicamente fosse fattibile, ho fatto in rete diverse ricerche sulle fortificazioni medievali: sono così risalito alla fortezza di Beynac, situata in Francia, che ho utilizzato ben presto come riferimento.
La locanda di Miriam, invece, è ispirata ad un dipinto che ho trovato sempre in rete. Non me ne voglia l'autore, ma il suo lavoro corrispondeva esattamente a ciò che cercavo, così, ho deciso di utilizzarlo, prendendomi ovviamente le mie libertà e apportando piccole modifiche per adattare il dipinto alle mie esigenze.
Uno dei motivi principali per cui ci metto sempre molto tempo nel realizzare un albo è, in sostanza, il mio essere puntiglioso e pignolo con me stesso: ridisegno spesso molte vignette, dopotutto credo che ci sia solo un modo di fare le cose, ovvero quello corretto (insomma, c'è anche l'altro modo, ma e meglio quello corretto, no?). Siccome, però, alla soluzione non ci arrivo sempre alla prima botta, ritento e ritento finché non sono soddisfatto. Quando ho difficoltà nel comprendere una scena, disegno a parte su un foglio non solo la vignetta in sé, ma anche intere porzioni di disegno, così da montarli in seguito. Dedico in effetti molto tempo allo studio dei volti e delle posture.
Come avrete notato, capita che io "depezzi" completamente il corpo umano, disegnando a parte braccia, gambe e busti: questo metodo mi aiuta a capire in maniera ottimale il loro funzionamento, dovendo, per forza di cose, concentrarmi solo su di essi.
Abbandoniamo adesso il lato visivo, per concentrarci sulle citazioni dell'albo, citazioni che non tutti potrebbero avere colto:
Guardando questa vignetta, spero vi siate accorti che intendevo citare ovviamente il noto film del compianto Wes Craven "l'ultima casa a sinistra", dove la parola casa, è stata però sostituita, per esigenze di copione, con camera.
Inoltre, quando Miriam s'introduce nella camera del Monaco, dicendogli perentoria, che gliela darà "per grazia e amore di Dio", beh, non ci crederete, ma la ragazza sta citando una locuzione latina...
Forse non lo sapete, ma questa perifrasi viene, ancora oggi, spesso utilizzata anche da noi, sebbene in forma abbreviata: stiamo parlando appunto della parola "GRATIS".
Difatti, originariamente, l'espressione completa era proprio "Per grazia e amore di Dio", che letteralmente viene dal latino "Gratis et amore Dei".
Inizialmente volevo che Miriam si esprimesse effettivamente in latino: "Infatti io te la do gratis et amore Dei", ma quando scrissi la battuta nel balloon, mi resi conto che poco funzionava nel contesto, non essendo in linea col personaggio; eppure ci tenevo ad inserire una citazione "colta" (per modo di dire), così decisi di optare comunque per la sua traduzione italiana.
Con questo è tutto, quando avrò completato questa storia, vi dirò altri retroscena, per il momento può bastare. Ci sentiamo, drughi, alla prossima.
sabato 1 ottobre 2016
Che bella, sei
Quando tu sei nata, io già c'ero, venuto al mondo in una folle notte di primavera.
Del tempo è passato, prima che c'incontrassimo,
E quando è stato, t'ho osservata, sebbene per te io non esistessi.
Fu il tuo viso a destare la mia attenzione, e la tua voce fece il resto.
"Che bella, sei", pensai.
Ma hai continuato a non vedermi,
e quando ho cominciato ad esser visibile,
grattando via la crosta che offuscava i tuoi occhi vivaci,
hai visto quello che volevi vedere.
Tutto ciò che t'ho mostrato era un'illusione,
Tutto ciò che hai vissuto era un sogno,
E ti ho odiato per come mi hai fatto sentire.
E talvolta ancora ti odio.
Eppure, nelle interminabili sere di solitudine, ripenso al tuo essere,
e spero che la fresca brezza trasporti il mio pensiero lontano,
mentre sento sempre costante il desiderio di perdermi dentro di te,
E nel momento in cui passo il mio tempo a rimuginare sul tuo ricordo,
un mesto sorriso appare sul mio volto,
finché dolci parole occupano la mia testa...
"Che bella, sei", penso.
Del tempo è passato, prima che c'incontrassimo,
E quando è stato, t'ho osservata, sebbene per te io non esistessi.
Fu il tuo viso a destare la mia attenzione, e la tua voce fece il resto.
"Che bella, sei", pensai.
Ma hai continuato a non vedermi,
e quando ho cominciato ad esser visibile,
grattando via la crosta che offuscava i tuoi occhi vivaci,
hai visto quello che volevi vedere.
Tutto ciò che t'ho mostrato era un'illusione,
Tutto ciò che hai vissuto era un sogno,
E ti ho odiato per come mi hai fatto sentire.
E talvolta ancora ti odio.
Eppure, nelle interminabili sere di solitudine, ripenso al tuo essere,
e spero che la fresca brezza trasporti il mio pensiero lontano,
mentre sento sempre costante il desiderio di perdermi dentro di te,
E nel momento in cui passo il mio tempo a rimuginare sul tuo ricordo,
un mesto sorriso appare sul mio volto,
finché dolci parole occupano la mia testa...
"Che bella, sei", penso.
venerdì 2 settembre 2016
Suicide Squad - Le mie impressioni
Sebbene il film sia uscito da tempo, mi trovo a parlarne solo oggi, un po' per il poco tempo a disposizione, un po' perché c'è poco dire, quindi sarò breve e conciso.
Sucide Squad non è brutto come tanti dicono: si tratta, in sintesi, di un film del cazzo estremamente divertente.
Andare al cinema per vedere SSQ significa essere coscienti del film che si sta guardando, non certo un lavoro qualitativamente eccelso, quanto piuttosto un mezzo per passare una spensieratissima serata fracassona all'insegna del buon'umore: e in questo, la pellicola di David Ayer (che il suo mestiere lo conosce meglio di tanti altri), fa il suo porco dovere. La regia è efficace e manda avanti senza problemi una storia senza pretese, sebbene il montaggio sia un po' "schizofrenico" e "videoclippato". Gli attori coinvolti funzionano tutti, compreso Leto come Joker, benché il suo lavoro non sia minimamente paragonabile a quello di Jack Nicholson prima, e di Heath Ledger dopo. Trattandosi di un film con protagonisti super-criminali, mi sarei comunque aspettato un pizzico di cattiveria in più, invece il "politically correct" regna sovrano per tutti i 130 minuti della pellicola... dopotutto detieni incassi maggiori se in sala ci porti anche le famiglie...
I villain, comunque, sono davvero poco caratterizzati (in primis, proprio il Joker), e la sceneggiatura è ovviamente prevedibile, ma ragionando col senno di poi, cosa ci si può aspettare da un film del genere se non botte da orbi e battute a raffica?
Il mio voto? Ma no... a cosa servirebbe?
Sucide Squad non è brutto come tanti dicono: si tratta, in sintesi, di un film del cazzo estremamente divertente.
Andare al cinema per vedere SSQ significa essere coscienti del film che si sta guardando, non certo un lavoro qualitativamente eccelso, quanto piuttosto un mezzo per passare una spensieratissima serata fracassona all'insegna del buon'umore: e in questo, la pellicola di David Ayer (che il suo mestiere lo conosce meglio di tanti altri), fa il suo porco dovere. La regia è efficace e manda avanti senza problemi una storia senza pretese, sebbene il montaggio sia un po' "schizofrenico" e "videoclippato". Gli attori coinvolti funzionano tutti, compreso Leto come Joker, benché il suo lavoro non sia minimamente paragonabile a quello di Jack Nicholson prima, e di Heath Ledger dopo. Trattandosi di un film con protagonisti super-criminali, mi sarei comunque aspettato un pizzico di cattiveria in più, invece il "politically correct" regna sovrano per tutti i 130 minuti della pellicola... dopotutto detieni incassi maggiori se in sala ci porti anche le famiglie...
I villain, comunque, sono davvero poco caratterizzati (in primis, proprio il Joker), e la sceneggiatura è ovviamente prevedibile, ma ragionando col senno di poi, cosa ci si può aspettare da un film del genere se non botte da orbi e battute a raffica?
Il mio voto? Ma no... a cosa servirebbe?
martedì 16 agosto 2016
Io conosco quel viso, ovvero come gli attori siano in grado di interpretare anche i fumetti
Non è certo una novità nel campo del fumetto utilizzare il viso di un attore hollywoodiano come modello per un personaggio: questo metodo aiuta soprattutto il disegnatore a focalizzare velocemente il viso e a renderlo riconoscibile al lettore. Esistono parecchi esempi, guardiamone alcuni.
Dylan Dog - Rupert Everett
Tiziano Sclavi rimase notevolmente colpito da Everett dopo averlo visto nel film "Another Country", quindi chiese al disegnatore Claudio Villa di prendere a modello il volto dell'attore per il personaggio. Non tutti sanno, però, che il nome "Dylan Dog" veniva spesso utilizzato provvisoriamente, dallo stesso Sclavi, durante la realizzazione di concept e sceneggiature per nuove serie... per qualche ragione, invece, alla fine l'autore decise di lasciarlo.
Corto Maltese - Burt Lancaster
Il grande Hugo Pratt creò Corto sulle fattezze di Lancaster, dopo averlo visto nel film "Il trono nero": nella pellicola in questione, l'attore, indossa persino un berretto da marinaio, e i suoi abiti ricordano molto da vicino quelli dell'iconico personaggio.
Kenshiro - Sylvester Stallone
Sebbene nei primi volumi Kenshiro fosse leggermente ispirato a Bruce Lee, con l'incedere della serie le sue fattezze hanno cominciato a ricalcare quelle di Stallone, precisamente dal film "Cobra". Nella seconda stagione, Ken, indossa persino un paio di occhiali da sole identici a quelli utilizzati dall'attore nel film.
Dampyr - Ralph Fiennes
Harlan Draka, protagonista della serie horror Dampyr, è palesemente ispirato al pusher Lenny Nero di "Strange Days", bel film diretto da Kathryn Bigelow e interpretato sapientemente da Fiennes (prima che cominciasse ad indossare parrucchini... almeno presumo).
Martin Mystere - Nick Nolte
Sebbene non sia mai stato detto esplicitamente, è improbabile non notare tra il detective dell'impossibile creato da Alfredo Castelli e il muso duro di Nick Nolte una vaga somiglianza.
Miele - Kim Basinger
Il volto della bellissima Miele (il cui nome è dovuto al sapore che ha la sua... beh, su, avete capito...), è ispirato a quello di Kim Basinger. Sebbene lo stile del maestro Manara abbia saputo nascondere questa somiglianza più di una volta, ci sono vignette in cui sono riconoscibilissimi i tratti dell'attrice.
Ugo Pastore - Fabrizio De André
Il protagonista di Volto Nascosto e Shangai Devil è ovviamente ispirato al grande De André, non solo nella fisionomia, ma anche nel suo lieve difetto fisico, ovvero l'occhio leggermente socchiuso, che il cantautore era solito coprire con i suoi capelli.
Il Monaco - ?
Sì, anche le fattezze del mio personaggio sono ispirate a quelle di un attore, forse non molto noto al grande pubblico, ma dotato di un viso decisamente particolare. Sapreste dire a chi mi sono ispirato?
Dylan Dog - Rupert Everett
Tiziano Sclavi rimase notevolmente colpito da Everett dopo averlo visto nel film "Another Country", quindi chiese al disegnatore Claudio Villa di prendere a modello il volto dell'attore per il personaggio. Non tutti sanno, però, che il nome "Dylan Dog" veniva spesso utilizzato provvisoriamente, dallo stesso Sclavi, durante la realizzazione di concept e sceneggiature per nuove serie... per qualche ragione, invece, alla fine l'autore decise di lasciarlo.
Corto Maltese - Burt Lancaster
Il grande Hugo Pratt creò Corto sulle fattezze di Lancaster, dopo averlo visto nel film "Il trono nero": nella pellicola in questione, l'attore, indossa persino un berretto da marinaio, e i suoi abiti ricordano molto da vicino quelli dell'iconico personaggio.
Kenshiro - Sylvester Stallone
Sebbene nei primi volumi Kenshiro fosse leggermente ispirato a Bruce Lee, con l'incedere della serie le sue fattezze hanno cominciato a ricalcare quelle di Stallone, precisamente dal film "Cobra". Nella seconda stagione, Ken, indossa persino un paio di occhiali da sole identici a quelli utilizzati dall'attore nel film.
Dampyr - Ralph Fiennes
Harlan Draka, protagonista della serie horror Dampyr, è palesemente ispirato al pusher Lenny Nero di "Strange Days", bel film diretto da Kathryn Bigelow e interpretato sapientemente da Fiennes (prima che cominciasse ad indossare parrucchini... almeno presumo).
Martin Mystere - Nick Nolte
Sebbene non sia mai stato detto esplicitamente, è improbabile non notare tra il detective dell'impossibile creato da Alfredo Castelli e il muso duro di Nick Nolte una vaga somiglianza.
Miele - Kim Basinger
Il volto della bellissima Miele (il cui nome è dovuto al sapore che ha la sua... beh, su, avete capito...), è ispirato a quello di Kim Basinger. Sebbene lo stile del maestro Manara abbia saputo nascondere questa somiglianza più di una volta, ci sono vignette in cui sono riconoscibilissimi i tratti dell'attrice.
Ugo Pastore - Fabrizio De André
Il protagonista di Volto Nascosto e Shangai Devil è ovviamente ispirato al grande De André, non solo nella fisionomia, ma anche nel suo lieve difetto fisico, ovvero l'occhio leggermente socchiuso, che il cantautore era solito coprire con i suoi capelli.
Il Monaco - ?
Sì, anche le fattezze del mio personaggio sono ispirate a quelle di un attore, forse non molto noto al grande pubblico, ma dotato di un viso decisamente particolare. Sapreste dire a chi mi sono ispirato?
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