venerdì 29 agosto 2014

Resident Evil: Rebirth - remastered

Capcom m'ha fatto un grande regalo: per fine 2014 uscirà la versione remastered di Resident Evil: Rebirth sulle console di nuova generazione. Non si tratta però di un semplice porting in alta definizione, dato che sia i modelli poligonali dei personaggi che gli ambienti sono stati interamente ricostruiti. Le foto non lasciano dubbi... sto già sbavando.






Ma la Capcom mi farebbe un regalo ancora più grande, se decidesse di localizzarlo interamente in italiano. Ovviamente è fuori discussione, il gioco era in inglese a suo tempo, e sicuramente sarà ripresentato come tale... ma a me piace fantasticare, e mi sono sbizzarrito sul trovare i doppiatori per i personaggi mancanti (per Chris e Jill abbiamo quelli ufficiali!).

Chris Redfield: Claudio Moneta
Jill Valentine: Debora Magnaghi
Albert Wesker: Alessandro D'errico (la voce di Dante nell'anime di Devil May Cry e di Jigen nell'ultimo anime di Lupin)
Barry Burton: Tony Fuochi (barba folta, un po' orso di grossa statura... beh... voce che calza a pennello)
Rebecca Chambers: Benedetta Ponticelli
Enrico Marini: Stefano Albertini (sapevate che c'è un fumettista molto bravo che si chiama Enrico Marini? Recuperate di suo "Le aquile di Roma"... ben scritto e ben disegnato).

martedì 26 agosto 2014

Adam Chaplin

Adam Chaplin è un film indipendente realizzato dalla Necrostorm, una piccola casa di produzione italiana, dedita alla creazione di prodotti di stampo splatter. Adam Chaplin è un troiaio...



Ma è un troiaio in senso buono: ci entri, fai quello che devi fare, ti diverti, e senza impegno. Il film, infatti, è la più grande rappresentazione del cinema trash degli ultimi anni.
La trama vede l'Adam del titolo fare un patto con una demoniaca creatura, in cambio di una forza smisurata che servirà ad uccidere il boss della città, reo di aver carbonizzato sua moglie. Come potrete ben immaginare, da qui son cazzi per tutti.
Il film cita a piene mani Ken il guerriero, di cui il palestratissimo protagonista (anche regista e compositore del film) ne è la copia iper violenta. Gli effetti speciali, davvero ben realizzati, regalano teste mozzate, esplosioni di sangue, personaggi impalati a mo' di bandiera e il loro sapiente uso s'integra bene con il girato, facendo in modo che alcune sequenze sembrino prese direttamente da un anime.
Insomma, sarebbe un prodottino non male se... beh, se prima ho detto che è la più grande rappresentazione del cinema trash degli ultimi anni ci sarà un motivo, no?
La trama è ridicolizzata da dialoghi idioti  e tirati anche troppo per le lunghe. La narrazione è disfunzionale e le situazioni poco credibili (tralasciando il concetto di realismo, ovviamente). Di conseguenza i personaggi risultano per lo più delle macchiette, prima fra tutti proprio la moglie del protagonista, uccisa perché ha contratto un debito con il padrone incontrastato della criminalità organizzata del paese: un omone che fa paura, ansimante, con una maschera inquietante che pompa una sorta di elisir direttamente nelle sue vene... ora, chi sano di mente, farebbe affari con un tizio del genere? Si potrebbe anche pensare che la moglie di Adam se la sia cercata, ma cazzo, trovate un altro sistema per farla interagire con l'omone inquietante (e sorvoliamo sul fatto che è una caghetta... chi visionerà il film, capirà). Inoltre c'è un personaggio che potenzialmente poteva essere interessante, ma che in realtà è stato infilato a forza nella pellicola: Mike Carrera; Mike è un altro omone con la faccia pittata come uno dei Kiss, che non si fa scrupolo nel fare a pezzi persone per strada a mani nude, ma poi gli sale il vomito quando vede la faccia sfigurata del boss (ma poi il boss che lo manda a fare da Adam, non poteva pensarci da solo?), senza contare che si fa catturare dalla polizia senza muovere un muscolo. Ma questa è solo una delle 3000 incongruenze che troverete. In realtà i giovani della Necrostorm avrebbero dovuto spremere al massimo la tamarragine dei protagonisti: eliminando quel poco di pseudo caratterizzazione che hanno voluto inserire, la storia ne avrebbe giovato! Ovviamente questo è il mio modesto punto di vista.
Un altro dei problemi maggiori, è che poi i personaggi non sono valorizzati da un buon doppiaggio italiano, operato mi sa dagli stessi attori e componenti dello stesso studio. Il sig. Giulio De Santi dell Necrostorm si lamentò delle basse vendite in Italia (solo 40 articoli, mi pare), imputando la cosa al doppiaggio di bassa qualità. Questo lo portò ad una incazzatura colossale, e ad inveire contro chi non aveva apprezzato il suo lavoro. Egli stesso ribadì di aver richiesto un preventivo da parte di alcuni studi di doppiaggio professionale e che questo fosse troppo alto, quasi il budget che loro avevano a disposizione. Ora, Giulio, può anche essere che le basse vendite fossero imputabili al fatto che erano in pochi a conoscenza del tuo prodotto... questo film è in giro da quattro anni, ma io, ad esempio, ne ho sentito parlare solo quattro mesi fa. Giusto per farti notare la faccenda. Il mio mantra è: "se una cosa non puoi farla (perché non hai i mezzi), cerca un'altra soluzione che ti dia lo stesso un risultato decente". Caro Giulio, ci sono parecchi ragazzi che, dopo aver studiato doppiaggio, e non avendo trovato sbocco, hanno messo i loro lavori in rete, su youtube... e sono uno più bravo dell'altro. Ti sarebbe bastato metterti in contatto con loro (a quanto pare, volevi pagarli... perché non avrebbero dovuto accettare?), e potevi davvero non solo valorizzare un po' di più il tuo prodotto, ma dare lavoro e visibilità anche a chi  non c'è l'ha. Più volte hai ripetuto che la vendita del film all'estero, ti ha fruttato 90 volte il budget speso: adesso i soldi per un doppiaggio più decoroso ci sono, non credi? Magari putacaso ti trovi a passare dal mio blog e (dopo avermi insultato) potresti trovare decente la mia idea.

venerdì 22 agosto 2014

Milo Manara e il culo di Spider-Woman

Io seguo poco i fumetti americani, non m'interessano (o meglio non m'interessano più), ma questa notizia non m'ha lasciato indifferente: è da alcune ore che gira un'estenuante polemica sul web, riguardo la variant cover di Spider-Woman e sul come il leggendario Milo Manara (ingaggiato dalla Marvel per illustrarla), abbia ritratto la protagonista. Il disegno incriminato è questo:



Cosa è successo in effetti? Alcuni siti americani hanno fatto notare che, siccome la nuova politica della Marvel è quella di rivalutare la figura femminile nell'ambito dei comics, affidare la realizzazione ad un maestro dell'erotismo come Manara non sia stata una scelta molto saggia. Beh... in effetti hanno ragione, il loro pensiero è legittimo, se... non avessero accompagnato la critica (anche abbastanza costruttiva) da tutta una serie di polemiche deliranti, che hanno trovato un forte riscontro nel web. Il primo sito ad aver azzardato la questione mette anche in relazione come il sodo culetto di Spider-Woman sia identico a quello sulla copertina de "il gioco", dello stesso Manara... vorrei far notare che parliamo di una persona che disegna proprio in questo modo. Io, a Manara, i culi glieli ho sempre visti fare così. Il sito mette anche in evidenza come l'eroina mostri il culo alla città (che questa, poi, è proprio un'arrampicata sugli specchi... allora lo fanno Spider-Man, Wonder-Woman, Zatanna e tanti altri). Un altro sito, ancora, mette in evidenza come le donne disegnate da Greg Land (che usa molti riferimenti femminili sia nel mondo della moda che della pornografia... ma quello anche io), siano delle pudiche femministe rispetto a questa di Manara. Un altro mette in risalto il vestitino troppo attillato (però, dico io, non li hanno sempre avuti così le super-eroine? Poi non so, manco da parecchio sui comics, le cose potrebbero essere cambiate).
In realtà, se si fossero limitati alla semplice critica del sistema adottato dalla Marvel, sarebbe potuto nascere un dibattito interessante, ma hanno dovuto arricchire l'esposizione con una serie di stupidaggini che non stanno né in cielo, né in terra. Ovvio: se non fai chiasso, nessuno ti caga,,, al contrario...
Quale è stato il pensiero del popolo del Web, al riguardo? Semplice: "Se critichi tu, lo faccio anche io, e mi sento anche in diritto di sparare cazzate più grosse delle tue":

-Qui dall'Italia per noi gli americani son bigotti e ipocriti

-Alla Marvel ci sono un branco di depravati misogini e maschilisti

-Manara non sa disegnare (strano, ma vero... io non m'ero mai accorto della cosa)

-Un imbecille ha cercato persino di correggere i difetti anatomici del disegno di Manara

Cosa penso io, della faccenda? Mah...
Personalmente, guardando l'illustrazione, ci vedo una sola cosa: Spider-Woman disegnata da Milo Manara, nel suo caratteristico stile. Punto.

P.S
Ma alla fine, Manara, che si sta sorbendo tutto il casino, lo hanno pagato, almeno?

giovedì 21 agosto 2014

Il Monaco - 1: riedizione

Beh, non è proprio una riedizione, lasciate che spenda un paio di parole. La prima storia del Monaco che scrissi e disegnai non mi ha mai soddisfatto. Non ho mai creduto che si avvicinasse alla effettiva concezione che io avevo del personaggio, vista anche la piega che avevano preso le storie successive. Così ho ripreso in mano quelle tavole ridisegnando alcune vignette, e dando una diversa impostazione narrativa. Ho cercato di realizzare il tutto al meglio delle mie attuali capacità. E devo dire che ora mi piace di più: così seguirò il percorso effettivo che ho nella mia testa senza troppi problemi. Non è certo un riavvio, ma indubbiamente, dal mio modesto punto di vista, il tutto fluisce meglio. Ho rivisto anche la copertina, rifatto il logo (dato che all'epoca non era quello "ufficiale"), e aggiustato un po' il colore.
Vi posto tutto qui in anteprima. So perfettamente che è tutto poco leggibile nei balloon, purtroppo blogger non permette d'ingrandire in modo soddisfacente l'immagine. A breve posterò la storia come video. Intanto vi lascio al mio lavoro, sperando che vi piaccia.















mercoledì 20 agosto 2014

Il doppiaggio italiano nei videogames

Tra le mie molteplici passioni, c'è anche il doppiaggio... mi sarebbe piaciuto fare anche il doppiatore, ma con la mia vocetta non sono proprio il massimo; in compenso sono uno di quelli che riconosce le voci a orecchio: quando ho visto il discutibilissimo D-Tox, con Stallone, nonostante la voce dell'assassino fosse contraffatta, l'ho riconosciuta ugualmente... era del doppiatore Mauro Gravina... mi è bastato sentire quale dei personaggi avesse la sua voce e ho capito chi era il killer. Non un gran film, eh, però divertente. A tratti ricordava "la Cosa" (Dio, perdonami per ciò che ho detto), ma senza la mano sicura di Carpenter a dirigere... 
Il doppiaggio è nato proprio in Italia, nei primi anni 30, (mi pare, se qualcuno è più informato mi corregga), per il semplice fatto che nessuno capiva una cippa delle lingue straniere: si è optato per la sovrapposizione di una voce che sostituisse quella dell'attore... naturalmente non si tratta solo di una sostituzione... il doppiatore è a sua volta un attore, che però recita con la sola voce e qui in Italia abbiamo dei grandissimi professionisti, che in alcuni casi hanno non solo valorizzato il prodotto, ma ne hanno alzato il livello: Francesco Pannofino, Luca Ward, Marco Vivio, Domitilla D'Amico, Pino Insegno (eh, sì, anche lui è un grande doppiatore), insomma, chi più ne ha, più ne metta. Ovviamente se consultate wikipedia o il sito di Antonio Genna avrete tutte le informazioni che volete. A me ora interessa parlare del doppiaggio italiano dei videogiochi, talvolta, non sempre all'altezza... ma è davvero così? 
Il primo videogame che ho giocato in italiano è stato "Metal Gear Solid"... credo lo ricorderanno tutti quel doppiaggio... all'epoca era qualcosa di grandioso alle mie orecchie (avevo solo dieci anni)... adesso, riascoltandolo, è qualcosa di allucinante: non potrò dimenticare mai più la cadenza romana del doppiatore di Solid Snake, la totale inespressività della doppiatrice di Sniper Wolf, la presenza della voce dell'orso Yoghi sul colonnello Campbell... non del doppiatore di Yoghi... intendo proprio che hanno chiamato l'orso Yoghi a doppiare il colonnello... 

Dopo questa battuta squallida, credo sia meglio continuare. 

Il doppiaggio di Metal Gear conteneva in effetti alti e bassi, ma io devo ammetterlo: per me è una perla! Ci sono molto affezionato, e mai e poi mai, lo rigiocherei in un'altra lingua... credo di conoscere tutte le battute a memoria, e quando mi vedevo con i miei amici, praticamente recitavamo le scene del videogioco... per favore, ditemi che lo facevate anche voi, così mi rassicuro, e so per certo che non eravamo gli unici dementi sul pianeta a fare quelle cose... il doppiaggio di Metal Gear, poi, non so perché, fu fatto fuori, in Inghilterra... un doppiaggio italiano che viene registrato all'estero... già, tutti i doppiatori lavoravano in quel di Londra (ed ecco spiegato perché alcuni di loro avevano una cadenza strana)... tra l'altro poi non so che fine abbiano fatto... gli unici ancora in circolazione sono proprio Alessandro Ricci (Solid Snake) e Andrea Piovan (Liquid Snake): il primo continua a lavorare nel campo del doppiaggio videoludico, ha diretto l'adattamento italiano di alcuni titoli ben riusciti, come "Vanquish", il secondo è lo speaker di rete 4... molti credono che il gioco non sia stato più doppiato a partire dal secondo capitolo per la scarsa qualità offerta... sbagliato, non c'entra niente. Il primo capitolo era doppiato in tutte le lingue europee, compreso spagnolo, tedesco e francese. Semplicemente Kojima ha optato solo per il doppiaggio inglese, abolendo tutte le altre lingue (solo il giapponese si è salvato... guarda caso). La versione ufficiale? Troppo dispendioso disse il geniaccio in un'intervista, anche se non ha mai nascosto il suo amore incontrastato per la cultura anglosassone in genere (in questo momento lo immagino farsi le seghe mentre ascolta la voce di Kiefer Sutherland nel nuovo capitolo)... quindi credo che questa scelta del cazzo sia dettata solo dal suo narcisismo. Kojima ripensaci, che se dai la voce di Fabrizio Pucci a Snake, noi ti siamo grati (Luca Ward l'hanno già preso quelli di Ubisoft... sei arrivato tardi!). 
Comunque sia adesso i giochi si doppiano direttamente in Italia, e si utilizzano i doppiatori di Milano o di Roma. Ci sono stati titoli che, doppiati in italiano, lo ammetto, mi sono chiesto "Perché?"... perché Dario Argento ha dovuto partecipare al doppiaggio di "Dead Space"? Diamine, Darione, quando sentivo la tua voce ad inizio di "Suspiria", rabbrividivo e non per il film... e là erano una manciata di secondi, figurati ascoltarti per un intero videogioco... ovvio che sia stata una trovata commerciale, ma ti prego, non avvicinarti mai più a questo mondo, Dario.
E come non ricordare anche l'intro di King's Field, che mi pare recitato da una specie di marocchino ubriaco. 
E poi va citato il misterioso caso di "Jericho" di Clive Barker: il gioco fu effettivamente doppiato a Milano, utilizzando doppiatori del calibro di Dario Oppido e Francesco Mei, per poi essere stranamente ridoppiato da emeriti incapaci che ovviamente hanno offerto la qualità che tutti conosciamo. Lo stesso Mei si lamentò della cosa in un'intervista (se fate una ricerca, la suddetta l'intervista la trovate ancora in rete). Mah. 
Certo, ci sono stati anche titoli che hanno assolutamente brillato, come "Alone in the Dark", "Mass Effect" o la saga di "Assassin's Creed"... per la cronaca, a tutti quelli che si lamentano del doppiaggio di quest'ultimo (e non capisco il perché), sappiate che il titolo è stato più volte premiato per la miglior localizzazione italiana di un videogioco, senza contare, che in America alcune riviste specializzate, hanno invitato i giocatori a impostare la lingua italiana, anziché quella originale, perché era molto più bella da ascoltare... beh... son davvero soddisfazioni. Questo è uno di quei casi in cui bisogna fare tanto di cappello a Leonardo Gajo e alla Synthesis, anche se però mi ha fatto storcere la voce di Max Di Benedetto su Arno, nel nuovo capitolo.
Recentemente la "moda" del doppiaggio ha colpito (fortunatamente) anche La Capcom che ha deciso di far doppiare i propri titoli di punta in italiano, dalla saga di "Resident Evil " a "Dmc", fino al recente Dead Rising 3.
Ovviamente in questo caso i fan si sono rivoltati esprimendo categoricamente il loro dissenso: preferiscono giocarli in originale. Bene, fatelo. Ma il doppiaggio in italiano deve rimanere. Il lavoro svolto su DmC, ad esempio, m'è sembrato davvero ben fatto. La gente si è lamentata anche di quello? Mi spiegate il perché? 
Ovvio che non sempre mi trovo d'accordo con alcune localizzazioni. Se dovessi parlare ad esempio di Resident Evil, direi che il sesto capitolo, sul piano del doppiaggio, è stato una mezza delusione (ma anche su quello del gameplay), e non solo per la scelta di alcune voci, ma perché m'è sembrato un lavoro fatto in fretta e furia, senza metterci la normale cura che richiederebbe. Azzeccatissimi Claudio Moneta (Chris), Alessandro Rigotti (Leon) e Deborah Morese (Sherry) e Paolo De Santis (Pierce). Un po' meno tutti gli altri; quello che non mi è andato giù è stata la scelta di Walter Rivetti su Jake... non chiedetemi perché, ma io ci vedevo meglio Maurizio Merluzzo, ma purtroppo non hanno potuto "riciclarlo", perché aveva già doppiato un personaggio importante in "Revelations" (il capitolo per DS). 
Poi, ultime notizie, sarà doppiato anche "The Evil Within", il nuovo videogioco di Shinji Mikami. Questo lo aspetto al varco. Non vedo l'ora di giocarci, e il doppiaggio, da quello che ho potuto ascoltare, non sembra niente male... e ci mancava, il protagonista ha la voce di Ruggero Andreozzi, un vero professionista... non so perché, ma la voce di Andreozzi, dove la metti la metti, sta bene su tutto. Questo mi fa ben sperare che sempre meno titoli arrivino in Italia con i sottotitoli (se fosse uscito dieci anni fa, "The Evil Within" non sarebbe stato doppiato, è sicuro), o che almeno permettano di poter scegliere la lingua in cui giocarlo. Gli unici che non si convertiranno mai sono quelli di Rockstar... ma almeno, porca troia, mettessero sottotitoli più GRANDI! 
E adesso, l'arringa finale! 
Il doppiaggio italiano presenta, come tante cose al mondo (e tanti mestieri, soprattutto), alti e bassi. Secondo me l'errore è voler a forza vedere il doppiaggio come un'arte, e per questa priva d'imperfezione. Non esiste la perfezione. In nessun campo. E forse non esiste nemmeno l'arte. Se fossimo perfetti, il mondo sarebbe privo di segreti, complotti, omicidi, litigi e altro. No, non lo siamo. Ma possiamo cercare di fare il nostro lavoro in maniera dignitosa, al meglio delle nostre capacità. Se si sbaglia, è sempre meglio farlo in buona fede. Se non ci si riesce, vabbeh, pazienza, è capitato. Qualche volta si può fare il furbo e farla franca, altre volte, invece, ti viene presentato il conto. L'importante è cercare di imparare dai propri errori, sperando di non commetterli ancora, per quanto alle volte sia difficile. Ci devi credere. Mi sa che è l'unico modo, e, per quanto non sia bello da dire, bisogna anche cacare la propria dose giornaliera di sangue. Tutto qui.
Ciaoz  

lunedì 18 agosto 2014

JIRAISHIN: un manga che è un cult

Noto che parlo poco di fumetti in questo blog. Parlo con più lena e con maggior passione di film (ma riflettendoci, dopotutto cos'è un fumetto, se non un film realizzato a buon mercato?). Probabilmente è perché allo stato attuale, avendoli sempre davanti agli occhi, i fumetti, e lavorandoci costantemente, hanno anche cominciato a stancarmi: "l'illusione" l'ho capita, ovviamente non tutti i trucchi che ci sono dietro ogni singola pagina. E reputandomi anch'io un illusionista, quando capisco un trucco, ne vado a cercare un altro, in modo da poter imparare sempre cose nuove e poter sperimentare; certo, come tutti gli esperimenti, alcuni riescono e altri no; Però, oggi ho voglia di parlare di fumetti, di uno in particolare: Jiraishin, un pulp-noir di Tsutomu Takahashi, un autore che a me piace definire il Frank Miller giapponese, più per le tematiche che per il tratto grafico, però.


Jiraishin, tradotto vuol dire "fredda lama" (in America, infatti, il fumetto si chiama "Ice Blade") e, sebbene concluso da tempo (divenendo a tutti gli effetti un cult), trovo che a parlarne oggi con molte persone, nessuno lo ha mai sentito nominare... un vero peccato.

Il protagonista è Kyoya Iida, un poliziotto del quartiere di Shinjuku (quello di City Hunter). Kyoya indaga su numerosi casi criminali, che spaziano dalla "classica" caccia al serial killer di turno, fino ad arrivare a veri e propri  intrighi politici, o anche vendette trasversali e via dicendo. Niente di nuovo, potrebbe sembrare; eppure, la particolarità del fumetto sta proprio nel suo protagonista e nella costruzione dei personaggi e della narrazione. Iida è emblematico, oscuro, distante da ciò che lo circonda, sempre rinchiuso nel mondo dentro la sua testa: in effetti sembra che alcuni tratti della sua personalità ricordino la sindrome di Asperger (di cui mi sa ne sono affetto anche io... e altri miliardi di persone... in realtà ho riscontrato che è una sindrome abbastanza comune). Perennemente taciturno, sembra vedere la realtà oltre la realtà stessa attraverso i suoi gelidi occhi, freddi come una lama (e qui torna il titolo del manga). Non ha vita sociale, non ha amici, non ha una ragazza, si potrebbe persino azzardare che non abbia rapporti sessuali: è una vera e propria macchina. Un automa, che si lascia scappare un sorriso solo quando si trova davanti ad un cadavere, alla morte, ovvero la cosa più sincera che si potrebbe trovare oggigiorno. Forse Iida stesso è la fredda lama del titolo. Non ha compassione per nessuno, sa bene come gira il mondo e come gira il sistema, e anche quando parla, sembra seguire un copione che gli è stato imposto. Apparentemente privo di sentimenti, Iida si sente vivo solo quando si trova davanti ad altri disadattati come lui, che si tratti di maniaci o di altri agenti di polizia. Restituisce gli smacchi, se il gioco vale la candela, o altrimenti lascia perdere, non lasciando trasparire alcuna emozione. Questo è in sintesi il protagonista. E le storie che lo circondano sono torbide, cattive, sporche e realistiche: nel mondo di Iida non c'è salvezza per nessuno, e quando dico nessuno, intendo proprio nessuno. Alcune vicende sono incredibilmente significative, altre invece fanno da cornice alla imperscrutabilità del carattere del protagonista, che si muove in una Tokyo decadente e perennemente ammantata di nero. Credo che Jiraishin sia una parabola sul male, sulle tenebre insite in ognuno di noi e non importa quale sia il nostro retaggio, non riusciremo mai a tenere del tutto a freno questa parte oscura. Ma, come fa Iida, ci si può convivere, cercando di spurgarla in qualche modo non nocivo per sé stessi e per gli altri. L'unico modo d'integrarsi, sembra suggerire l'autore.


Proprio il tratto grafico di Takahashi, sebbene in questa serie almeno agli inizi risulti ancora un po' acerbo,  riesce a sottolineare alla perfezione il disagio di un Giappone alla deriva: talvolta, le fisionomie appena abbozzate (ma mai sballate), prive di dettagli, rendono bene l'aspetto onirico della vicenda. Il tratto è asciutto in alcuni momenti, e ricco di sfumature in altri. I dialoghi sono puliti e privi di giri di parole. Takahashi è diretto nel raccontare la storia (che si dipana in 18 volumi), e come ogni professionista che si rispetti fa in modo che siano le sue tavole a parlare. Nel manga in questione non capita certo di rado di trovarsi di fronte ad un numero impressionabile di pagine, prive di dialogo. Che dire, datemi del pazzo, ma credo che il segreto per far funzionare un buon fumetto sia proprio questo.
Tirando le somme, se nessuno ha mai letto Jirashin, credo che dovrebbe farlo, anche solo per riscoprire uno dei veri maestri rimasti del fumetto giapponese. Se interessati, degni di nota, dello stesso autore, vi consiglio anche "Alive" (da cui ne è stato tratto anche un film) e "Sky High" (ambientato nel regno dei morti). Un salutone.
Ciaoz    


sabato 16 agosto 2014

Giustizia per tutti - racconto

Posto un vecchio raccontino. Non ricordo quando l'ho scritto, di preciso, perché non ho inserito la data, ma dovrebbe risalire ad un paio di anni fa. Non mi piace molto, troppi spiegoni, secondo me, e non condivido più l'impostazione della narrazione. Non ho toccato nulla e corretto niente. Buona lettura.

Il giovane sedeva al centro della stanza. La sua testa era leggermente inclinata a destra e i suoi occhi fissavano il vuoto, attirati da chissà quale invisibile forza. Le sue mani, strette nella morsa delle manette, erano ancora lorde di sangue. Improvvisamente nella stanza entrò un uomo, sulla quarantina, giacca e cravatta, e un cappello a larghe tese piazzato sul capo; il suo viso granitico non lasciava trasparire alcuna emozione. L’uomo si sedette di fronte a lui, accendendosi una sigaretta:  «Sono l'ispettore Gravin», disse in modo lapidario. Il giovane si schiarì la voce: «Io mi chiamo James». «Lo so, ragazzo...», fece l’ispettore, aspirando lungamente la sua sigaretta, «Piuttosto, ti rendi conto di quello che hai fatto?... Hai ridotto un uomo in fin di vita … e nemmeno lo conoscevi, stando al rapporto...». Il giovane annuì: «Mi rendo perfettamente conto di quello che ho fatto... e lo conoscevo». L’ispettore annuì a sua volta: «Deve aver fatto qualcosa di grosso, per averti spinto a ridurlo in quel modo». Il giovane emise un sospiro: «Lui … ha violentato una ragazza», disse. L’ispettore diede un’altra aspirata alla sua sigaretta, quindi parlò: «E come lo sai... lo hai seguito?», chiese. Il giovane scosse la testa: «No... seguivo lei...». L’ispettore sgranò gli occhi: «Non capisco...». Il giovane deglutì sommessamente: «Ricorda la ragazza stuprata in un parcheggio, due settimane fa? Fu quell'uomo a farlo!». L’ispettore mise il suo cappello sul tavolo e cominciò a grattarsi nervosamente il capo: «Un momento … mi stai dicendo che tu eri lì?», fece, «Ma perché la seguivi?». «L’ho vista per strada una volta  e me ne sono innamorato a prima vista … non avevo il coraggio di dichiararmi … così ho preso a seguirla senza mostrarmi mai … al lavoro, fino a casa, per giorni. Non avevo cattive intenzioni … lei mi piaceva, e mi faceva star bene guardarla, tutto qui». L’ispettore appariva spazientito: «Va bene, va bene… ma a parte questo… non hai fatto nulla, mentre veniva stuprata?». Il giovane abbassò mestamente il capo: «No... ero nascosto. Lei era così bella … poi quell’uomo le si è avvinghiato contro  e … e sono rimasto a guardare...».  L’ispettore decise di rimanere in silenzio, mentre il giovane continuava con il suo racconto: «Sono rimasto a guardare, perché... perché avevo paura... non sapevo cosa fare… avevo paura per lei … pregavo perché quella violenza finisse… pregavo perché volevo che non soffrisse… ma non finiva… lui non finiva mai…». L’ispettore sospirò stancamente: «Sei stato tu poi a chiamare la polizia?». Il giovane scosse ancora la testa: «No... l'ho lasciata lì in lacrime, sanguinante... sono tornato a casa e mi sono masturbato...». L’ispettore non credeva alle sue orecchie; ne aveva sentite di stronzate nella sua vita, e ne aveva le palle piene di storie contorte, ma quella le batteva tutte. L’unica frase che fu in grado di pronunciare fu questa e lo fece scandendo ogni singola parola: «Tu - sei - malato...». Il giovane non riuscì a trattenere le lacrime e si tenne disperatamente la testa tra le mani: «Sì, lo sono! E sono stato male per questo... quando c'è stato bisogno di me... quando potevo aiutarla... io sono rimasto in disparte...», disse singhiozzando, «Mi sono sentito così impotente...». Ormai la sigaretta tra le labbra dell’ispettore Gravin era un mozzicone, ma lui continuava a tenerla in bocca: «Quindi hai pensato di vendicarti...», sentenziò. James sollevò lentamente il capo: «No... non vendicarmi... ma fare giustizia... punirlo nel giusto modo». Gravin assunse un’espressione compassionevole: «James… io ti capisco… ma con la tua testimonianza, potevi aiutarci a catturarlo… ce ne saremmo occupati noi… non dovevi sporcarti le mani», disse, «Comunque sia alla fine però lo hai preso... come hai fatto?». James abbozzò un sorriso: «Lei crede nel destino?». L’uomo assunse adesso un’espressione confusa: «Perché mi fai questa domanda, James?». Il giovane sollevò la testa verso il soffitto, fissando misticamente il vuoto: «Perché un giorno, senza un motivo preciso, io l'ho incontrato... era lì, in mezzo alla folla, in strada, e l'ho visto... io non dimentico mai una faccia, mai...», disse, «Un caso, destino, lo chiami come le pare… in ogni caso mi è stata data l’opportunità di fare quello che non avevo fatto allora: giustizia...». L’ispettore si grattò il mento: «Quindi lo hai seguito?». Il giovane tornò a guardare orizzontalmente, verso Gravin, trattenendo a stento un’inquietante risata: «Sì, l'ho fatto... l’ho tenuto d’occhio per una settimana: aveva moglie e figli, sa? Un borghesuccio con la sua villa, il cane e la sua patetica vita... ho seguito ogni suo spostamento... e quando mi è capitata l'occasione... ho agito!». Gravin annuì stancamente: «Hai agito, sì… certo è ancora vivo... ma gli hai mozzato braccia e gambe... gli hai tagliato le orecchie, la lingua, il pene... è ridotto un colabrodo... eppure vivrà». James emise un profondo respiro: «Ho fatto giustizia... non potrà fare più nulla da solo… e vivendo, guardando il suo stato, rammenterà per sempre e comprenderà la gravità del suo crimine!», esclamò, «Cosa devo fare, adesso?», chiese poi. Gravin gli diede una piccola pacca sulla spalla: «Andare in galera, James», sentenziò, «Come lui ha pagato per il suo crimine, tu devi pagare per il tuo!». James annuì sorridendo: «Mi sembra equo», disse.

DUE SETTIMANE DOPO

James era nella sua cella, disteso sulla sua branda. Fissava il soffitto, rammentando le ultime parole di Gravin: «Probabilmente ci saranno le attenuanti, ragazzo, e uscirai prima di quanto pensi… e fammi un favore… quando vedi una ragazza, non seguirla come un maniaco: presentati, sposatela e facci tanti figli!». Queste parole lo facevano ancora sorridere. Improvvisamente la voce del secondino lo fece sobbalzare: «456732... in piedi, hai una visita...». James si alzò di scatto: «Chi è?», chiese sbalordito, in quanto non riceveva visite, da quando avevano tutti saputo cosa aveva fatto. Il secondino fece spallucce: «Una ragazza... dice di volerti vedere». Il giovane fu trasportato nella sala visite. Oltre il vetro c'era lei. Aveva un sorriso angelico stampato sul volto: poggiò la sua candida mano sul vetro: «Grazie...», sussurrò dolcemente. James si avvicinò al vetro e fece lo stesso gesto, ponendo la sua mano in corrispondenza dell’altra: «Prego», e sorrise come mai aveva sorriso in vita sua.

giovedì 14 agosto 2014

Notizie dal mondo (del cinema e non)

Tante cose sono successe negli ultimi giorni. Alcune sono passate inosservate, altre un po' meno. Ovviamente la notizia che ha avuto più risonanza mediatica è stata la dipartita improvvisa del buon Robin Williams. Attore poliedrico, che ci ha regalato interpretazioni magistrali. Pare che tu ti sia tolto la vita, Robin. Chissà perché, chissà come, adesso non ci sei più. Ti salutiamo. Cercheremo di cogliere l'attimo fuggente, ci daremo tutte le mattine un energico buongiorno, per rallegrarci l'un con l'altro. Nano nano. Un saluto, mattacchione.

E ora, passiamo alla parte divertente del post: Dario Argento vuol fare un nuovo film! Eh, sì...
Il buon Darione non si è rassegnato e dopo averci regalato una perla come Dracula 3D, non demorde e vuole stupirci ancora: desidera portare sullo schermo "The Sandman"... no, non è il famoso fumetto di Neil Gaiman (di quello se ne stanno occupando Joseph Gordon Levitt e, sigh, David Goyer). Anzi, è proprio un film alla Argento, per dirla tutta.
Siccome il film è intitolato "The Sandman", avevo sperato in qualcosa di più originale... purtroppo le mie speranze se le sono inculate, quando ho avuto modo di leggere la trama (speriamo che sia una bozza):

Un Ragazzo assiste all'omicidio della propria madre da parte di un serial killer, soprannominato Sandman. Il giovane uccide il killer. Anni dopo, però, alcuni macabri omicidi fanno presagire un suo ritorno... 

Vorrei far notare come, sebbene abbia scelto un titolo potenzialmente incredibile ("Sandman"), il vecchio Argentone sia invece riuscito a tirare fuori un remake del non tanto eccezionale "Non ho sonno".
Ah, Darione, quando ti toglierai dalla testa questi serial killer? Non avertene a male, ma se io fossi un produttore, e mi fosse arrivata una sceneggiatura del genere, ti avrei preso delicatamente per il colletto della camicia, accompagnandoti cortesemente giù dalle scale.

Io non detesto il suo lavoro, anzi, sono un suo estimatore. Sul serio! Si parla pur sempre di un tizio che è considerato, da gente come Hideo Kojima (il creatore di MGS) e John Carpenter, uno dei veri e pochi maestri del cinema rimasti. E non posso che trovarmi d'accordo. Infatti Phenomena è tra i miei film preferiti (tra quelli da lui diretti).
Ma dopo aver visionato in lungo e in largo tutte le sue pellicole, anche le ultime e poco riuscite, alla fine credo di esserci arrivato: non è che Argento non sappia più girare film (anche se Dracula 3D farebbe pensare il contrario), semplicemente, ahi lui, non è più in grado di fare horror. Ha settant'anni, è vecchio e, ovviamente, per quanto egli stesso asserisca il contrario, ha perso la voglia di raccontare un certo tipo di cinema. Forse se scavasse dentro di lui, sarebbe in grado di ritrovare la passione perduta e potrebbe così riuscire a chiudere la sua carriera dignitosamente; potrebbe provare con un fantasy, magari anche una storia d'amore non melensa, o un film d'azione, smettendola d'inserire a forza tutti quei pupazzi fintissimi, e quella CGI ridicola, che non si sposa con l'intero contesto.

Tornando alla questione della produzione, forse io, come produttore, lo lancerei dalle scale, ma probabilmente uno veramente bravo riuscirebbe anche a farlo ragionare su certe cose...
Ah, un'altra cosa: la notiziona del film, riguarda anche il casting, in quanto sembra che Darione abbia ingaggiato una vera e propria leggenda della musica punk//rock/metal/pop (ma un genere solo non gli bastava?): messer IGGY POP


Questo alla soglia dei settanta è ancora in forma, nonostante le pippate e gli altri acciacchi...


Chiudendo in bellezza, vi propongo la ciliegina sulla torta, che riguarda, però, il mondo dei videogiochi. Il già citato Kojima, insieme a Del Toro, sta dirigendo il nuovo capitolo della saga video-ludica di Silent Hill, con Norman Reedus protagonista. Forse, questa è la volta che finalmente riesco a cagarmi in mano come si deve... a voi il video!





Ciaoz.

domenica 10 agosto 2014

Imparare un po' di grammatica non fa mai male!

L'avvento del web, mi rendo conto, ha fatto in modo che tanti, tastiera alla mano, siano stati in grado di esternare le loro idee, talvolta dicendo un mare di fregnacce, altre volte, invece, cose molto interessanti. Il web, ha avuto il merito soprattutto di rendere popolari gli emoticon: sì, quelle faccine che ormai appaiono dappertutto ;) :) XD :D ;D =) ^^ :( :/

Potrei continuare, ma non li conosco tutti, l'emotichese non è mica la mia lingua madre... ricordo che la prima volta che ne vidi fare uso, non capii cosa fossero: faticai ad associare i puntini e le parentesi ad una faccia stilizzata. Dopo, però, ho cominciato ad usarli anche io... dopotutto, paese che vai...

Però, ciò che proprio non sopporto sono gli erroracci grammaticali, di quelli pesanti, che non stanno né in cielo, né in terra. E non mi riferisco ad errori di distrazione o battitura, dato che puoi distrarti una volta, anche due, ma se continui a perseverare, vuol dire che sei proprio convinto di quello che stai scrivendo. Nel miei post ci sono un sacco di errori di distrazione... quando giorni dopo li rileggo, mi mangio le mani e vado a correggerli sperando che nessuno li abbia notati.
Ovviamente non voglio fare il professorino, lungi da me 'sta cosa (l'apostrofo sempre all'inizio in questo caso: è un troncamento di QUEsta), ma se posso eliminare un po' di analfabetismo dal mondo, ben venga. Sebbene mi reputi un adorabile imbelle e un fuorviante imbecille, ho avuto modo di constatare nel tempo che la grammatica non è un'opinione! ("una opinione", ecco perché l'apostrofo davanti "un": ricordate che la parola è femminile)    
Quindi facciamo un corso accelerato e rivediamo insieme alcune semplici regolette.

Andiamo con ordine.

Po' o un pò?
La parola che vedo più martoriata in rete è un PO' che, come constatate, si scrive con l'apostrofo, mai con l'accento... in nessun caso! L'accento su un PO è un errore gravissimo. Va scritto PO', con l'apostrofo! Sempre! Non sbagliate più, per favore... basta pensare al troncamento della parola "poco". Vi faccio un esempio in una frase:
-Mi versi un po' (poco) di latte, per favore?

Va o Va'?
Allora, l'apostrofo, in questo caso serve per differenziare i due verbi. Se si tratta della terza persona singolare (egli va) non ha bisogno di alcunché, nessun apostrofo. Al contrario, quando parliamo con la seconda persona singolare, allora va aggiunto. Tu va', inteso come ordine e anche ovviamente come troncamento di VA-I. Questa è semplice da ricordare. Esempio in una frase

-(Tu) Va' (Vai) in cucina e portami una birra.

-(Lui) Va in discoteca, non so quando tornerà.


La stessa cosa è per sta e sta', vi faccio un esempio.

-(Tu) sta' (Stai) fermo, non toccare la mia roba.
-(Lui) sta fermo lì, ogni giorno e sempre alla stessa ora, da una settimana ormai!

l'accento sulla E, come funziona, invece?
Semplice, si mette quando si tratta del verbo essere
-è vivo (indicativo presente)
-è stato lì, credimi! (passato prossimo)

invece la congiunzione serve per dividere una frase in due tempi, o unire dei tempi in una sola proposizione.

-Andai a casa sua E provai a bussare.

Quando invece si ha a che fare, con locuzioni come "perché", "alcunché" e via dicendo, l'accento andrà sempre ribaltato (ovvero acuto), lo stesso per la negazione "né".

- Perché è così che vanno le cose.
-Non piace né a me, né a lui.

E il verbo avere?
Persino il verbo avere è massacrato. In rete m'è capitato di leggere roba come:

-Questi anno rotto il cazzo", oppure, "A la stessa mia maglietta"
-Ti consiglio di andare ha dormire...
-Sto' tizio a fumato qualcosa che gli a fatto male. (con l'errore anche su "sto")

Ma Buon Dio! Porca di quella pu####! Come cazzo fate a confondere il verbo avere con una preposizione (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra)?! La "H" si usa solo se nella frase c'è il verbo avere. Indica una possessione!
HO la febbre! (presente indicativo)
HA già mangiato (passato prossimo)

Preposizione
-Sta andando A lavorare
-Stanno andando A mangiare in quel posto.

Inoltre, SU, essendo una preposizione, non ha bisogno dell'accento, come alle volte vedo. A meno che (niente accento, niente di niente su "che") non si scriva "lassù", in questo caso è corretto.

Per favore non odiatemi, e leggete sempre tra le righe la mia ironia. Il post non dovrebbe essere offensivo per chi legge, quanto invece una delucidazione su determinati elementi grammaticali. Fate vostre queste nozioni, e sbagliate di meno. Chi sbaglia di meno, fa in modo che anche altri sbaglino di meno.
E poi ricordate: talvolta non è quello che scrivi che fa la differenza... ma come lo scrivi!

giovedì 7 agosto 2014

Murdered: Soul Sospect

Salem, Massachussets. Il detective Ronan O'Connor viene scaraventato giù da una finestra da un uomo col viso coperto da un cappuccio e una sciarpa. Mentre precipita, prima che le sue membra tocchino l'asfalto, Ronan ripercorre tutta la sua vita: un'infanzia distrutta da un padre violento, i furti, i pestaggi, il dentro e fuori dalla galera, il suo arruolamento nella polizia, la diffidenza dei colleghi di lavoro, l'amore per sua moglie. Poi, improvvisamente, tutto cessa. Ronan sbatte sull'asfalto, perdendo i sensi... è ancora vivo. Il killer, non contento, si precipita giù, sparando al detective e uccidendolo definitivamente. A questo punto, Ronan, ormai diventato un fantasma, dovrà far luce sul suo omicidio, smascherando il colpevole, prima che questi commetta altri delitti. Ma come potrà fare, ora che non è più tra i vivi?



Questa in sintesi la trama di "Mudered: Soul Sospect", gioco passato quasi inosservato, la cui casa sviluppatrice, la Artight Games, è fallita qualche mese fa (che ci sia un nesso tra le due cose?).
Ed è proprio la trama (davvero ben raccontata) a portare avanti il gioco che, se fosse stato curato maggiormente, sarebbe potuto diventare un'autentica sorpresa. I difetti di Murdered si trovano nel suo gameplay, realizzato in modo alquanto approssimativo.
Sostanzialmente Ronan fa tutto quello che, si suppone, potrebbe fare un fantasma: nessun essere vivente (a parte i gatti e i medium) è in grado di vederlo e, al tempo stesso, può anche passare attraverso qualsiasi parete o oggetto solido (che fa sorgere la domanda da un milione di euro: come fa un fantasma a camminare sul pavimento senza sprofondare?); poi, in più, può possedere i corpi dei viventi, leggendo loro nel pensiero, cosa però non molto utile ai fini della trama e dello stesso gameplay (tranne che in determinate occasioni di gioco). Lo scopo finale di ogni livello consta principalmente nel raggiungere il luogo del delitto, andando dal punto A al punto B. Una volta raggiunto il punto B, si dovranno raccogliere gli indizi necessari alla risoluzione del caso che si sta seguendo.

Quindi vi verrà proposta una soluzione "a punti", dove dovrete mettere al loro posto tutte le prove di cui siete venuti in possesso, per poter proseguire nell'indagine. Vi saranno date tre possibilità di errore; il punto è che anche dopo aver sprecato le tre possibilità, nulla accadrà, e potrete continuare a provare ininterrottamente fino alla soluzione dell'enigma. Allora perché tutta la manfrina dei punti e delle possibilità? Che senso ha aggiungere elementi di gioco che però non influenzano il gioco stesso? Inoltre l'intero sistema diviene ben presto ripetitivo e noioso. Ovvio che per cercare di dare maggior ritmo alla vicenda, siano state aggiunte alcune sezioni di combattimento, le quali, però, possono solo essere giocate in modalità stealth: di tanto in tanto incapperete in alcuni demoni, che potranno essere sconfitti solo se colti di sorpresa altrimenti, se avvistati, verrete inseguiti e "succhiati" via, senza alcuna possibilità di difendersi. Inutile dire che anche in questo caso la "novità" introdotta diventa anch'essa stantia in poco tempo. Fortunatamente risolleva il morale una realizzazione tecnica pregevole (buona la grafica, e bella la caratterizzazione dei personaggi). I comandi sono abbastanza reattivi. L'impatto visivo, poi, è impressionante, dato che la città di Salem vi permetterà di vedere i resti dei suoi precedenti edifici risalenti all'epoca puritana: si tratta di macerie ectoplasmatiche avvolte in perenni fiamme bluastre che, oltre a fungere da strepitoso oggetto scenico, faranno in modo di limitare il campo d'azione del giocatore a determinate aree. In effetti l'atmosfera ricorda quella del film di Peter Jackson "Sospesi nel tempo", a cui anche la storia deve molto. E proprio la storia è uno dei motivi che vi spingeranno ad andare avanti, ben raccontata e avvincente e si può riassumere in una parola che va molto di moda, oggi: CINEMATOGRAFICA.
Un altro punto a favore è il comparto sonoro, con musiche gradevoli e mai troppo invadenti. La narrazione è valorizzata da un buon doppiaggio italiano, con interpretazioni convincenti per quanto riguarda tutti i personaggi principali (davvero lodevole la voce del protagonista), non molto riuscito invece per alcuni personaggi di contorno, con recitazioni buttate un po' lì... a cazzo di cane, direbbe René. Per la cronaca, il doppiaggio è stato eseguito a Roma: ho riconosciuto Mimmo Strati, tra i doppiatori.  

Con questo è tutto. Se consiglio questo gioco? Sì, non al prezzo a cui lo trovate ora, però (60 euro sonanti). Purtroppo la discreta realizzazione complessiva non li vale tutti quei soldi. Se si fosse curato maggiormente alcuni aspetti, sarebbe stato un gioiellino, quel prodotto di nicchia che col tempo sarebbe diventato un cult. Purtroppo così non è stato... un vero peccato.

martedì 5 agosto 2014

The Grandmaster - recensione

Allora. Io non parto mai in modo diretto, ma stavolta devo farlo: The grandmaster, mi duole dirlo (essendo cultore dei Kung-Fu movie), non mi è piaciuto.

Vedete la postura di Tony Leung? Per quanto ne sappia, è sbagliata!

Ma come, direte voi, questo è un film candidato a due premi Oscar, girato da un maestro come Kar-Wai! E allora? Purtroppo rimane un film non funzionale, col massimo rispetto di Kar-Wai (di cui tra l'altro non sono un ammiratore).
Innanzitutto questo NON è un biopic sulla vita di Ip Man (il leggendario maestro di Bruce Lee), lo erano invece, a mio dire, i film con Donnie Yen (eccelso il primo, ripetitivo il secondo). La pellicola in questione, in effetti, non si sofferma su nessuna parte della vita del grande maestro in particolare, e le sue gesta passano presto in secondo piano, lasciando spazio Ziyi Zang, la vera protagonista del film (e credetemi... non so perché, ma detesto questa attrice... persino in italiano sono riusciti a darle una voce stucchevole!). Il maestro non viene nemmeno chiamato Ip Man, anche se probabilmente viene utilizzata la pronuncia cinese del suo nome.
Okay, penseranno in molti, evidentemente voleva essere un film corale. "Giusto!" potrei dire, ma questo non risolve il problema maggiore del lavoro di Kar-Wai: il montaggio. Nonostante sia visivamente affascinante e poetico, dovuto anche alla magnifica fotografia  (basta pensare alla sequenza sulla neve), il montaggio, che non valorizza situazioni e personaggi (talvolta troppi e trascurabili ai fini della narrazione), rende il tutto spento e senz'anima. La pellicola dà l'idea di tanti piccoli sketch, non legati fra loro, montati a forza per raggiungere le due ore (neanche poche). Per me questa non è mai la soluzione: sono dell'idea che una storia, bella o brutta che sia, debba essere raccontata nel giusto modo, non saltando direttamente dal punto A al punto Z, ma facendo un graduale "cammino", in modo da poter gestire a dovere tutti i passaggi della narrazione, così da equilibrare la messa in scena.
Inoltre mi ha fatto storcere il naso l'eccessiva spettacolarizzazione del Wing Chun (una roba che non ho trovato nemmeno nei film di Wilson Yip): Ip Man salta giù dagli edifici senza farsi un graffio (manco fosse un supereroe... abbiamo capito che è Ip-"MAN", però...), frantuma le pareti con i pugni, e sfonda cancelli di metallo con i calci. Un po' esagerato e, sostanzialmente, è una cosa che non ho gradito. Inoltre, quello, per certi versi non mi è sembrato Wing Chun.
Io l'ho studiato un po', tutta la prima forma per essere precisi (la Siu Lim Tao), e non mi pare che alcune delle posture messe in scena da Tony Leung fossero del tutto corrette... poi ovviamente, non avendolo finito, potrei sbagliarmi. Chi ha avuto modo di imparare tutte e sei le forme potrebbe anche darmi delle delucidazioni in merito.

Con questo è tutto. Se avete amato questo film alla follia, chi sono io per dirvi che è brutto (opinione personale, tra l'altro), se invece non vi è piaciuto, forse potreste trovarvi in accordo con ciò che ho scritto. A voi l'ardua sentenza.

sabato 2 agosto 2014

Registi statunitensi e manga

A volte, così, giusto per passare il tempo, mi piace chiedermi quali registi statunitensi sarebbero adatti per girare un film tratto da un manga... e ho scoperto che ce ne sono parecchi! Credo che almeno un regista americano su dieci abbia la reale capacità e sensibilità per girare un manga movie. Vediamone insieme un paio!

Devilman
Per un ipotetico film americano sull'uomo diavolo creato da Go Nagai sceglierei senza remore alcuno Sam Raimi (lo dissi già in un precedente post). Sammino sembra nato per dirigere questa pietra miliare del fumetto, dato che nasce con gli horror ("la Casa" e compagnia bella), inoltre a mio parere è l'unico in grado di miscelare l'orrore con lo humor senza renderlo ridicolo. Essendo poi appassionato di fumetti, e avendo girato due splendidi Spider-man, mostrando anche notevoli capacità nel gestire scene di lotta e sequenze in CGI, si troverebbe sicuramente a suo agio con un prodotto del genere. Inoltre Akira Fudo e la sua trasformazione, con relativo cambiamento, rispecchiano un po' lo spider-man di Stan Lee, di cui Sam è fan sfegatato. Verrebbe fuori un film con i controcazzi, ve lo dico io. :)

Violence Jack
Un altro splendido manga di Go Nagai. Sebbene ambientato in una Tokyo post-apocalittica, l'atmosfera si tinge di pulp, mettendo in scena dialoghi taglienti e ad effetto. Questa peculiarità ne fa un prodotto su misura per Quentin Tarantino, che ha dimostrato le sue doti nel gestire pellicole d'azione girando Kill Bill (con tanto di sequenza anime). Forza, Quentin... accorgiti di questo manga!

Death Note
Un manga che conoscono tutti, anche cani e porci. La sua pomposità narrativa, la lentezza che permea la storia, personaggi con psicologie tagliate con l'accetta, il crescendo ritmico che non sfocia mai in niente di concreto... beh, non mi lascia alcun dubbio: questo film potrebbe farlo solo il dannato Christopher Nolan. Death Note è per lui! Pare che ad Hollywood se ne sia occupando al momento Gus van Sant...

Dragon Ball
Lo so, è stato già portato al cinema con quella porcata di Evolution... ma facciamo conto che quel film non sia mai esistito. Dicendo questo, io direi che l'unico uomo in grado di portare su schermo un tale concatenamento di fesserie, messe in scena con colori sgargianti, con fotografie allucinate e patinate, ed effetti speciali da 200 milioni di dollari, sia uno e solo uno: il suo nome è Snyder... Zack Snyder. Ma riflettendoci anche Michael Bay potrebbe essere una buona scelta... tanto comunque in scena devono esserci una miriade di esplosioni.  

Berserk
Questa la vedo difficile, dato che ogni blocco narrativo di Berserk ha un'atmosfera e una caratterizzazione differente. Se nelle prime due stagioni (inteso fino all'epoca d'oro) si omaggiavano film come Lady Hawke, Conan (quello di Milius) e L'amore e il sangue, dopo il fumetto si è mischiato con reminiscenze Tolkeniane, per poi trasformarsi in una brutta copia di One Piece. Beh... a questo punto, se proprio dovessi fare un nome, sceglierei un regista che ha cambiato faccia così tante volte che nemmeno più lui si ricorda chi è: mi riferisco a "sua maestà" Peter Jackson. Partito con gli horror comici splatter (Badtaste e appunto Splatters), per poi passare a quelli sovrannaturali (Sospesi nel tempo), fino al magnifico King Kong e ovviamente l'osannato Signore degli anelli. Chi altri se non lui?

Kyashan
Anime della Tatsunoko, già portato sullo schermo con i film giapponese Kyashan - La rinascita, (che dà anche interessanti spunti di riflessione, magari ci farò una recensione). Se dovessi scegliere un regista per una trasposizione statunitense, allora opterei per quello che con gli androidi ancora ci campa: James Cameron (anche se sta lavorando ad una altro manga: Alita... anche se dubito che vedrà mai luce questo progetto, poi ovvio, potrei sbagliarmi).

Capitan Harlock
Un personaggio romantico ed enigmatico, metafora di una civiltà corrotta, perennemente ammantato di nero, al comando della sua fidata Arcadia. Ricco di simbolismi, non solo politici e filosofici, ma anche sessuali, Harlock sarebbe stato pane per i denti di mastro Kubrick! Harlock all'arrembaggio nel gelido spazio, con in sottofondo la Cavalcata delle valchirie... spettacolare! (Lo so, questa idea è già stata utilizzata ne L'anello dei Nibelunghi).
Recensione al volo per il film in CGI uscito di recente.
Caruccio, con qualche battuta e sequenza riuscita... e purtroppo nulla più. La narrazione è lenta e confusionaria, spalmata su troppi personaggi (e lasciando in disparte lo stesso Harlock per tutta la durata del film). Inoltre i ruoli tra buoni e cattivi si ribaltano troppe volte nel corso della pellicola, mandando ai pazzi lo spettatore. In definitiva: discreto.

Lupin The Third
Uscito, anche di questo, il film in Giappone quest'anno. Ma se si facesse una trasposizione cinematografica statunitense? Io ho un solo nome in mente: Steven Spielberg (che tra l'altro è tra gli ammiratori de "Il Castello di Cagliostro" di Miyazaki). Peccato solo che Jim Carrey sia diventato troppo vecchio...

Non mi viene in mente altro. Se perdere un po' di tempo in questo modo vi diverte, fate anche voi la vostra associazione. Sono curioso.

venerdì 1 agosto 2014

Brainstorming - prologo tavole

Beh... siccome su deviantart non fanno altro che censurarmi, credo che posterò le mie tavole qui. Eppure ho sempre ribadito che non è mia intenzione ledere la sensibilità di nessuno, e che comunque i personaggi in scena sono maggiorenni (e in questo caso sono addirittura pupazzi). Inoltre potrebbe essere interessante sapere come sono le tavole originali prima che le smonti nei video. A chi non l'ha mai viste, buona lettura. Se avete domande, rispondo.