Mhhh... ancora niente? Beh, forse la sto facendo troppo lunga... avete ragione voi.
Zarantonello è italiano, fa il regista... e ha delle potenzialità incredibili, sia a livello visivo che narrativo. Difatti, il film che andrò a recensire è l'inquietante "The Butterfly Room", una vera sorpresa, che lascia presagire che l'Italia abbia ancora qualche buona cartuccia da sparare in campo cinematografico. Son davvero contento! E poi recensire ogni tanto un bel film fa sempre piacere.
La pellicola è un thriller, e credo che questo sia chiaro a tutti, e s'ispira al romanzo dello stesso Zarantonello, intitolato "Alice dalle 4 alle 5", e vede protagonista un'attempata signora, Ann, alla ricerca di una figlia surrogato, una ricerca talmente ossessiva da farla diventare un'assassina. La morbosità che permea la pellicola traspare da ogni inquadratura, andando a toccare temi delicati come quelli della pedofilia e della prostituzione, ma in modo molto originale, dando così anche qualche curioso spunto di riflessione: quale divario separa l'amore di un genitore da un amore deviato o oppressivo? Inoltre, oggi non stiamo forse insegnando ai bambini a prostituirsi? Come si compra sesso da una prostituta, è possibile davvero comprare l'amore di un bimbo? Rifletteteci...
La trama si sdogana pian pianino, dato che ci viene presentata tramite una buona dose di flashback... mhhhh... più che flashback, direi che il film si riavvolge letteralmente su sé stesso, tornando indietro nel tempo e mostrandoci in effetti cosa è accaduto, mostrando quindi una diversa chiava di lettura della scena; forse a dirla così risulta strano, ma l'effetto è davvero ben riuscito. Le inquadrature sono estremamente ricercate, non è il modo tipico di girare un film italiano, ma nemmeno quello tipico di un thriller americano: il film è molto violento, permeato da una tensione crescente, ma non c'è una sola goccia di sangue; c'è una sequenza in particolare, ad esempio, che mi ha colpito per come è stata girata: Ann passa da un buco nel muro che ella stessa ha aperto a martellate, e nel farlo sbatte con forza la sua mano contro la parete (e lì abbiamo un mini zoom) e poi, uscendo fuori completamente, la telecamera si sofferma per qualche secondo sul suo sguardo spaventoso. Fa un certo effetto, perché sembra girato come i vecchi film di una volta, ma possiede una freschezza e una potenza che si può trovare solo nel cinema d'oggi; semplicemente, Zarantonello, è uno che ha capito come (e in cosa) funzionavano i vecchi horror, ed è un bene!
Tant'è che i protagonisti sono tutti vecchie glorie del cinema horror... la stessa Ann è interpretata da Barabara Steele, che molti ricorderanno nel capolavoro di Mario Bava, "La maschera del demonio". Se all'epoca Barabara Steele era bellissima, una topona, vederla oggi, in questo film, incartapecorita, fa quasi tristezza... eppure il tempo passato ha affinato tutte le sue doti espressive, rendendola inquietante, il prototipo moderno di una strega, una vera orchessa diabolica.
La bella topona dell'epoca |
L'inquietante strega del film... |
Ah... se fossi stata un po' più grande... saresti stata una perfetta Mary Jane!!! |
Dopo tanti elogi, sarebbe giusto passare a qualche nota negativa, che però non inficia sulla riuscita della pellicola. Alcuni personaggi di contorno sono inutili, come il custode del palazzo, interpretato da Ray Wise. Il finale, poi, è un po' tirato via, troppo veloce, e in alcuni punti un po' incoerente; non ho letto il romanzo, ma presumo che lì, debba essere strutturato meglio... perché alcune cose sono davvero da calci in faccia, quindi voglio credere che almeno cinematograficamente il buon Zarantonello non sia riuscito a gestirlo a dovere (altrimenti mi cadrebbe proprio sul più bello). In ogni caso l'atmosfera cupa, la fotografia fredda, la regia funzionale, e ovviamente le interpretazioni degli attori, fanno di questa pellicola un piccolo gioiellino, che secondo me merita almeno una visione da parte degli appassionati del thriller-horror (e non), questo è sicuro!
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