mercoledì 16 aprile 2014

Studiando i classici: DEVILMAN

Devilman è un classico, un precursore, un fumetto che precede il nostro tempo e getta oscure luci sul futuro degli esseri umani. Capolavoro di fama mondiale, oggi è considerato uno dei pilastri del fumetto internazionale (chi non l'ha mai letto, dovrebbe rimediare), anticipando anche quelle tematiche che dieci anni più tardi sarebbero state inserite all'interno di Watchmen da Alan Moore.
Nato dalla mente geniale di Go Nagai, al secolo Kiyoshi Nagai, nel lontano 1972, "Devilman" fu concepito quasi per caso, diventando il figlio di certo non voluto, ma indubbiamente quello preferito dell'autore. Mi tocca cominciare dall'inizio, badate che mi prenderò un paio di licenze poetiche! Intanto una foto del maestro, che non guasta mai!

Quella faccia di Pasqua di Go Nagai!
Un bel mattino la Toei, nota casa di produzione nipponica, convocò un ometto, un minuto autore di fumetti, tale Go Nagai, (che a quel tempo era noto per aver fatto da assistente a Shotaro Ishinomiri, l'autore di "Ryu - Il ragazzo delle caverne") e gli chiese di creare un personaggio dal quale potesse essere tratto un anime per il palinsesto mattutino. Il personaggio in questione doveva essere una sorta di supereroe, che rispecchiasse adeguatamente quel genere, avendo tra le altre cose una doppia identità e la capacità di trasformarsi in qualcosa, insomma un "prodottino" leggero per ragazzini. La Toei, fiduciosa, diede all'autore carta bianca. Dopo qualche notte insonne, Nagai, rifacendosi alla Divina Commedia di Dante Alighieri (o per meglio dire, alle illustrazioni di Gustave Doré ivi contenute), presentò il suo progetto: si trattava di Mao Dante (o anche "Il Re demone Dante").


Se dapprima la Toei sembrasse interessata, cambiò presto idea, quando cominciò la serializzazione a fumetti di Mao Dante. Il manga era pieno di violenza, di demoni terrificanti, nudità e sangue, il quale finì addirittura per essere definito, all'epoca, blasfemo, dato che ribaltava gli elementi portanti della cristianità, vedendo addirittura nei demoni il bene, e in Dio una crudele creatura spaziale che si nutriva dell'essenza degli uomini... sarebbe stato molto difficile trasporlo in un anime per ragazzi. Nel progetto traspariva tutta la disillusione che Nagai provava verso il genere umano, ed erano presenti il pessimismo politico e lo scetticismo religioso con cui ancora oggi è noto.
Siccome mancava poco che l'autore venisse linciato per strada (questa non è una battuta, fu lo stesso Nagai a dichiararlo), la Toei decise di chiudere baracca e burattini, sopprimendo la storia e facendola rimanere incompiuta (ultimamente è stato realizzato una sorta di remake dallo stesso Nagai).

Si decise di riprovarci ancora: fu chiesto a Nagai di abbassare il tiro, e di creare qualcosa di più fruibile per il pubblico.
Nagai, sfiduciato, si chiuse in casa e cominciò a scrivere e disegnare le prime tavole di quello che poi sarebbe divenuto il suo capolavoro: Devilman (dal giapponese Debiruman).

Il primo volume nell'edizione manga cult di dynamic
La nuova storia mostrava indubbiamente un certo cambio di tono, introducendo un personaggio vicinissimo, per concezione, al Peter Parker statunitense: un bonaccione, un ragazzo timido ed introverso, vessato da bulli e poco incline alla violenza. Akira Fudo, questo il suo nome, viveva a casa dei Makimura, amici di famiglia che lo avevano accolto dopo la partenza dei suoi genitori, studiosi. La sua migliore amica è la figlia dei Makimura, Miki, di cui è segretamente innamorato... peccato che proprio Miki a stento lo degni di uno sguardo, e anzi lo denigri. La vita di Akira non è il massimo, ma viene maggiormente stravolta quando un amico che non vedeva da tempo, Ryo Asuka, lo coinvolge in qualcosa di spaventoso, confidandogli una verità inquietante: i demoni, antichi padroni della terra, si sono risvegliati dai ghiacciai, e vogliono cancellare l'intero genere umano. Costretto suo malgrado, a partecipare ad uno spaventoso sabba, Akira fonderà il proprio corpo con quello di un demone Amon, riuscendo però a salvaguardare la sua parte umana, e diventando così "Devilman", baluardo del genere umano contro la minaccia demoniaca. La scena della trasformazione ancora oggi è un must!

Io sono... DEVILMAN! Per chi non fosse pratico dell'inglese
Da questo momento Akira cambierà atteggiamento, sostituendo i suoi occhi con quelli di Amon, resi attraverso delle "pratiche" occhiaie: questa caratterizzazione è molto nota, tant'è che è stata ripresa a piene mani da tantissimi altri fumettisti, tra i quali Kentaro Miura in Berserk, e Takeshi Obata in Death note, con il personaggio di Elle.

Meno pippe, giovani!

Anche Miki comincia a sentirsi attratta dalla nuova presa di coscienza di Akira, divenuto ormai quasi un teppista e, parallelamente, anche il fumetto acquista abbastanza consensi tra i lettori: la Toei, allora, ne produsse finalmente un adattamento animato, sebbene l'opera originale fosse anche in questo caso troppo violenta e tetra. Si decise così di edulcorare il personaggio: zanne, peli, coda e artigli lasciarono il posto ad una specie di mutandone alla superman, e il corpo divenne di un bel colore blu puffo. Il risultato era delirante... e non fece felice nemmeno lo stesso Nagai, che finì per accumulare un mucchio di rabbia, che finì per sfogare, tra le altre cose, all'interno del manga in questione.

puffa di qua, puffa di là... ehm...
Nagai si distaccò completamente dall'idea iniziale fornita dalla casa di produzione, e proseguì la storia mettendo in primo piano le paure ataviche dell'uomo, pulsioni sessuali, e tutta una serie di risvolti politici, come le tensioni tra USA e Unione Sovietica, verosimilmente palpabili all'epoca. Uno dei villain più famosi del fumetto, il demone Jinmen, una gigantesca testuggine, non è altro che una deformante satira dello stato, del consumismo in generale, del ricco che "uccide" il povero, ma che continua a cibarsi di lui (un personaggio come Jinmen si presta a 1000 interpretazioni, fatene una voi). Sulle scaglie del guscio di Jinmen, infatti, fuoriescono le facce delle persone che lui ha divorato. Queste, in un certo senso ancora vive, gli tengono compagnia, e lui può continuare, così, a cibarsi del loro dolore.



Inoltre, Ryo, il fraterno amico di Akira, non è altri che Satana, che si è "mimetizzato" tra gli umani per comprenderli meglio, e imparare i loro punti deboli: ovviamente, il maggior punto debole dell'uomo, è la paura. I demoni, infatti, rivelatisi al mondo, costringono l'uomo ad una serrata caccia alle streghe contro i propri simili. Sarà infatti proprio l'essere umano l'artefice della propria distruzione, come di consueto sempre accade anche nella vita reale. Viene instaurato un clima di terrore, pesantemente percepito nelle ultime parti, rendendo il prosieguo dell'opera spaventosamente profetico.

Eh, già...
Miki, l'amata di Akira, viene uccisa dai vicini, colpevole di aver ospitato un demone in casa sua: viene stuprata, smembrata e la sua testa esposta su un palo, scatenando così le ire di Akira stesso che, sopraggiunto sul posto, uccide tutti i suoi aguzzini. Con la morte di Miki, va in frantumi anche l'ultimo barlume di umanità del protagonista, sottolineato in uno dei momenti più belli e struggenti del fumetto: "Ora non mi resta più niente, non ho motivo di vivere: non ho gioia, non ho speranza, non ho più nulla da proteggere..."

Ad Akira resta solo la battaglia con Satana, che finirà con la dipartita del primo, in un atto di distruzione estremo. Il monologo finale è molto bello, e lo stesso Satana si racconta, svelando i suoi sentimenti: essere ermafrodita, si era innamorato dello stesso Akira e, pur di salvarlo, lo fece fondere con Amon, annichilendo la personalità di quest'ultimo, e dare così una speranza di salvezza al giovane, durante la presa della terra. Ma purtroppo, per Satana, con la morte di Akira, il mondo intero non gli è più di alcun interesse. All'interno di Devilman nessuno vince, anzi: alla fine tutti perdono, in una storia che mette in risalto la stupidità umana, diventando quasi un inno all'amore e alla tolleranza reciproca. L'ultima pagina è di una bellezza e di una poesia disarmante

In tempi recenti, poi, Devilman è stato adattato in 3 film d'animazione, che seguono piuttosto fedelmente il manga originale: due (fantastici) intitolati La genesi e L'arpia Silen (usciti sul finire degli anni 80), e l'ultimo (non tanto fantastico), chiamato Amon - The Apocalypse of Devilman, che riprende il fumetto di Yu Kinutani (una specie di spin-off che approfondisce alcuni elementi del fumetto). Di seguito vi lascio la clip della trasformazione di Akira, proveniente dal primo film. Il protagonista è doppiato da uno stupefacente Ivo De Palma, qui in grandissima forma.



SEGNALI DI STILE

Non essendomi pronunciato tantissimo sullo stile di Nagai, lo faccio adesso, con un'apposita sezione. Il tratto di Nagai è nervoso, brutale, viscerale. A Nagai non interessa molto la messa in scena, quanto la resa della storia sul piano grafico. Anatomie imperfette, come anche prospettive non sempre precise, passano gradualmente in terzo piano, di fronte all'impatto grafico, e alla potenza della storia narrata. Nagai è un grande autore, che riesce ad usare sapientemente tutti i mezzi a sua disposizione. Sono fantastiche, ad esempio, le tavole realizzate col carboncino, o anche, più semplicemente, con pennelli sporchi.


Tavole come questa hanno una potenza evocativa unica, e vogliono dire tutto. La pagina, nella sua semplicità, anche del tratto, riesce realmente a incutere terrore. Questo lo sa fare solo un maestro, una persona che sa fare il suo mestiere, e ha ben capito il linguaggio del fumetto.
La storia è priva di dialoghi superflui, non esistono tempi morti, ed anzi, alcune tavole sono raccontate solo attraverso il disegno, in modo diretto e semplice... anzi, di più: se dai volumi che compongono l'opera, eliminassimo ogni dialogo, la storia si leggerebbe lo stesso, anche solo tramite i disegni! Io farei studiare in tutte le scuole di fumetto l'impostazione fumettistica di Go Nagai, perché se si vuol imparare a raccontare senza fronzoli una storia, è dal maestro Nagai che vai, non certo dai "fighetti" che ci sono oggi.

Prima di lasciarvi, di seguito ho voluto omaggiare il maestro, rifacendo col mio stile una delle tavole di Devilman. Sebbene possa sembrare che io abbia totalmente reinventato la tavola originale, non è così, perché ho potuto "giocare" su tutto, tranne che sull'impostazione del racconto, che è perfetto nella sua semplice resa totale, ed io a quella mi sono attenuto... anzi, credo anche di non avergli reso giustizia!
A sinistra quella del maestro, a destra la mia...
 


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