Se qualcuno di voi volesse intraprendere la carriera del fumettaro, dovrebbe almeno conoscere quel capolavoro underground degli anni 80 chiamato Il Corvo. E' probabile che alcuni giovincelli, ricordino solo l'omonima pellicola (peraltro molto buona) in cui perse la vita Brendon Lee. In realtà alla base c'è un famosissimo graphic novel nato dalla mente di James O'Barr.
L'autore
Beh, concedetemelo, ma un paio di parole vanno spese su O'Barr, anche perché Il Corvo è l'unico vero fumetto da lui realizzato fino ad oggi che scrivo queste righe... dopo non posso prevedere se farà altro.
James O'Barr cresce orfano a Detroit, ma fin da subito sviluppa una certa passione per il disegno e per il fumetto, un passatempo "innocuo" che lo tiene lontano dalle strade (ma credetemi se vi dico che fare fumetto è più distruttivo che sparare in faccia a qualcuno). Da adulto studia scultura, fotografia e cultura rinascimentale. la sua ragazza fu uccisa da un pirata della strada. L'accaduto portò l'autore in depressione, da qui prese la decisione di arruolarsi nel corpo dei marines, per combattere il dolore... inutile dire che la cosa servì a poco. Per non impazzire, O'Barr canalizzò i rimpianti e i rimorsi all'interno di un'opera monumentale, ispirata in parte anche da un caso di cronaca, dove due fidanzati furono uccisi per un anello da 20 dollari... quell'opera era "Il Corvo", ed era il 1981.
La narrazione
Narrativamente parlando, il Corvo possiede una potenza drammatica incredibile, che raramente ho riscontrato in altri fumetti che ho letto: dalle pagine emerge quasi con prepotenza il dolore di un uomo macerato e distrutto. La sofferenza messa in scena è palpabile, un vero pugno nello stomaco, un calcio nelle palle a tradimento... e intendo dati entrambi contemporaneamente. Il corvo, mi sento di dirlo, è uno dei fumetti "più veri" che abbia mai letto.
La narrazione, tutt'altro che prolissa, appare frammentata, alternando presente e passato, attraverso vari flashback del protagonista. Quest'ultimo, che si conosce soltanto come Eric, non è altro che un riflesso dell'autore stesso, che attraverso le sue azioni cerca di esprimere la propria rabbia. Eric, truccato come Pierrot, viene introdotto gradualmente al lettore: sappiamo che sta cercando vendetta contro delle persone dai nomi strani (Tom Tom, T-Bird, Funboy, Top Dollar, Tin Tin), colpevoli di aver ucciso la sua ragazza, Shelly. Accompagnato da un corvo, Eric si presenta a costoro con metafore, sonetti, e atteggiamenti strani, lasciando trasparire una certa instabilità mentale. La sua follia è resa in modo visivo, mostrando figure oniriche e spaventose, dove il sogno si mischia con la realtà: lo stesso corvo che lo segue come un'ombra, potrebbe essere solo un'illusione frutto della sua mente bacata. Eppure, sebbene all'inizio non se ne faccia cenno, diventa presto evidente che il protagonista sia tornato dalla morte, resuscitato in qualche modo proprio dal corvo, con cui dialoga costantemente. Eric è stato, infatti, ucciso insieme a Shelly, in una delle sequenze più disturbanti, causa anche il crudo realismo, che abbia mai letto in un fumetto: il protagonista è costretto suo malgrado, a guardare mentre quei balordi violentano la sua ragazza, prima di ammazzarla, dato che il colpo sparatogli a bruciapelo in testa non lo ha ucciso, ma solo "immobilizzato"... Eric morirà più tardi, in ospedale, dopo che un corvo gli ha detto "Di non guardare". Eric diventa così il fantasma del Natale passato, lo spettro che perseguita coloro che hanno peccato, diventando inarrestabile e brutale, perché le persone capiscano che alle proprie azioni c'è sempre una conseguenza. Le pallottole non lo fermano, i coltelli non lo bloccano, eppure il suo corpo è pieno di ferite che non guariscono, metafora pungente del dolore che non si rimargina e che non scompare mai del tutto. Il Corvo mette in mostra le colpe di tutti, sia vittime che carnefici. Nonostante il nero uccellaccio tuoni al protagonista che non è colpa sua, forse ci viene suggerito l'esatto contrario: la colpa è di Eric e Shelly, di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliatissimo, e sembra quasi che si faccia colpa a Shelly di essere così bella e dolce, ed è grande la colpa ovviamente di T-Bird e soci, di aver distrutto l'innocenza e la purezza; è colpa di tutti e di nessuno...
Il tratto grafico
I disegni di O'Barr sono tutt'altro che certosini: le anatomie sono a volte imprecise, ed è facile scorgere figure con teste troppo grandi, arti forse troppo piccoli, prospettive che non tornano, oggetti in scena a volte "inventati" (nel senso che non sono ripresi da foto, ma disegnati facendo ricorso al ricordo), eppure le pagine sprigionano una potenza visiva impressionante, figlia di quella cultura underground, della musica anni 80, che vedevano protagonisti incontrastati I Cure. Vorrei far notare che, certo, io sono l'ultimo che dovrebbe parlare delle imperfezioni degli altri, ma lo faccio per sottolineare come il raggiungere la perfezione stilistica non sia niente, in confronto al saper raccontare una storia nel giusto modo. Da questo punto, Il Corvo sembra quasi un manga, dato che condivide con questi ultimi sia la narrazione serrata, sia la rappresentazione grafica del protagonista con i capelli mostrati come spighe di grano e le espressioni esagerate. Di conseguenza non posso non citare Go Nagai, che come O'Barr non sembra propenso alla perfezione del disegno, ma in questo caso è giusto diversificare alcuni aspetti di entrambi: Il primo è propenso alla semplicità e all'impatto visivo, il secondo, invece, nella sua messa in scena è tutt'altro che semplice; se volessi paragonare questi fumettisti a dei registi cinematografici, direi che Go Nagai è un po' Lucio Fulci, O'Barr invece può essere paragonato a Jim Jarmusch (il film Dead Man ne è un
grande esempio e ha una poetica di fondo molto simile a quella del Corvo). In questo senso è difficile parlare di O'Barr, perché il suo fumetto non mantiene mai uno stile preciso, ci sono tavole acquerellate, altre che hanno un tratteggio fittissimo, altre ancora che fanno largo uso dei retini, altre ancora che sono disegnate in maniera iperrealista, e altre che sembrano disegnate addirittura in maniera caricaturale: in sintesi, a volte, quasi non sembra di leggere lo stesso fumetto. Una cosa del genere in un fumetto seriale non verrebbe mai permessa (con molta probabilità), ma in una graphic novel è possibile demolire le barriere grafiche, cercando di sperimentare... o quanto meno mi piace crederlo.
Se qualcuno di voi, putacaso, non l'ha mai letto, suggerisco di recuperarlo. Ma attenti a non farvi trascinare troppo a fondo dalla follia e dal delirio del protagonista...
Posto una preview della nuova storia del Monaco a cui sto lavorando, e che dovrebbe essere pubblicata a breve. Se avete intenzione di rivedere la prima storia che introduce il personaggio, vi ricordo che il video è disponibile sul mio canale... e anche qui da qualche parte sul blog...
Posto qualche lavoro vecchiotto. Comincio con qualcosa di più recente.
Questa è una tavola realizzata per il compendium di Pino Rinaldi (Nathan Never e Martin Mystere per Bonelli, Conan, Fantastic Four e altre pubblicazioni per la Marvel) pubblicato da Cagliostro editore. Pino ha avuto la santa pazienza di farmi partecipare, e di tirarmi un po' l'orecchio là dove non funzionavo. Le tavole potevano venire meglio, ma i supereroi non sono molto nelle mie corde (soprattutto per me che sto cercando ancora un modo "corretto" di disegnare), e ho dovuto comunque adattarmi a personaggi creati da Pino in persona, i famigerati agenti dell' "Agenzia X".
Poi c'è quando ho lavorato per un po' sul quotidiano ecologista Terra (ma si parla proprio del passato). Disegnavo 3-D La cronaca a fumetti, il cui protagonista era Diego Di Donato, meglio noto come 3D (cioè, avete capito il gioco del nome?), di cui potete notare qui un mio piccolo omaggio.
3D
Era uno dei miei primi lavori, presi tramite la scuola che frequentavo. Il fumetto parlava di casi di cronaca, sia nera che non (ricordo che mi fecero realizzare anche la vicenda in cui Tarantino buttava del vino in faccia ad un giornalista o qualcosa di simile), e il protagonista era questa specie di fotografo freelance, che si vendeva al miglior offerente, pur di poter lavorare... un po' come la realtà di oggi, diciamo. Io "matitavo" (per dirla alla Ortolani), Paco Desiato colorava, e c'erano alcuni sceneggiatori che si alternavano tra una storia e l'altra. Le storie erano settimanali, uscivano solo il sabato, e a volte capitava che la sceneggiatura mi arrivasse il mercoledì (o anche il giovedì mattina), ed io dovevo darmi una mossa a disegnare le tavole, perché Paco doveva avere il tempo di colorarle. Ne ho fatte davvero tante di porcate, e di alcune cose mi vergogno proprio. Poi mi hanno sostituito, e niente più, finita la mia piccola avventura su Terra (durata comunque un anno). Ma almeno fu un buon allenamento, questo lo devo dire. Vi posto giusto un paio di tavole.
Adesso vi mostro un disegno, preistorico, di cui mi vergogno parecchio: fu il mio esordio assoluto. Era solo un omaggio, e forse fatto anche con non molta voglia (togliamo il forse). Nero Napoletano, non so se ne avete mai sentito parlare: fu allegato al Corriere del Mezzogiorno. La storia era interessante, trattava di una famiglia camorristica in quel di Napoli, tra intrighi e faide, e il protagonista era una specie di giornalista se ben ricordo, tale Felice Armonia, che si ritrova invischiato suo malgrado in questa spirale di violenza, in cui niente è come sembra. Interessante, e fu interessante anche che ogni due tavole si cambiava disegnatore: c'erano titani del calibro di Giuseppe Ricciardi, Acciarino, De Angelis, Brindisi e tanti altri... e c'ero anche io. Ricordo che inizialmente dovevo disegnare due tavole, ma invece, alla fine, mi fu chiesto di fare un semplice omaggio, che fu poi pubblicato alla fine dell'albo... forse era per questo che stavo un po' scazzato. Avevo anche altri grilli per la testa, di cui magari parlerò un giorno, e so solo che alla fine mi uscì fuori questo schifo.
Ancora oggi non riesco a guardarlo... ma almeno pubblicai qualcosa. Sì, forse, riflettendoci, è meglio che abbia fatto solo un omaggio... se avessi fatto le tavole, sai che casino...
Bryan Singer è accusato di molestie e minacce nei confronti di un attore che era, all'epoca dei fatti, minorenne. In realtà niente di nuovo, è Hollywood (o per meglio dire è questo schifo di vita), e ormai me ne sono fatto una ragione da un po': il genere umano è sceso a livelli di bassezza estrema (anche io ne faccio parte). In realtà non mi turba il fatto dell'accusa di violenza (per altro anche vera, ne sono certo, ma sarà il tempo a dirci cosa accadrà tra le due parti in causa) nei confronti di Bryan Singer (che rimane comunque un ottimo regista), ma perché mi rendo conto che nessuno è più salvabile... nessuno... e pensare che già me l'avevano detto Lucio Fulci e Go Nagai anni fa, ma io ancora ci speravo... che illuso!
Son riuscito a beccare un corto propagandato anche da Leo Ortolani, l'autore di Rat-Man, che a detta sua, "ci si caca in mano". Il corto fa parte di una specie di concorso dell'Horror, se ho ben capito. Ho dato un'occhiata anche agli altri, ma questo è quello che più mette tensione. Guardatelo con attenzione, e soprattutto in HD... e spegnete le luci... Ah... Buona Pasqua!
Girava da tempo la notizia: Ryuhei Kitamura, famoso regista giapponese (Versus tra i suoi film, e anche TheMidnight Meat Train con Bradley Cooper), ha da poco terminato le riprese del live-action di Lupin III, il famoso personaggio di Monkey Punch, a sua volta ispirato al ladro ideato da Maurice Leblanc. Aspettavo da tempo le foto promozionali dei personaggi, e finalmente sono arrivate... sembrano cosplayer... analizziamole insieme...
Koichi Zenigata
Interpretato da Tadanobou Asano, che alcuni ricordano anche nei due film di Thor. Mhhh... diciamo di sì, dài... forse gli avrei preferito un attore con un volto più granitico, Zazzà è quasi una macchietta, un burbero... Asano ha un volto troppo "gentile" e talvolta anche "inquietante" per essere Zenigata.
Fujiko Mine
L'attrice che interpreta Fujiko è... non la conosco, aspettate che guardo su Wikipedia... ah, eccola: Meisa Kuroki. Diciamo che questa ci sta, è una bella topa e sprigiona una certa sensualità, anche se minimo dovrebbe avere un paio di taglie in più di reggiseno.
Goemon Ishikawa
Goemon è interpretato da (ricontrollo su Wikipedia) Gou Ayano. Il vestito è identico a quello cartaceo, ma non so perché, quando guardo un film giapponese, i vestiti utilizzati mi sanno sempre troppo di "finto", e lo stesso dicasi anche per le vesti di Goemon. L'attore, però, sembra molto azzeccato.
Daisuke Jigen
Interpretato da Tetsuji Tamayama. Questo ci sta tutto, anche se forse sembra un po' troppo giovane. Magari se calasse completamente il cappello sugli occhi...
Lupin III
Lupin... Lupin è interpretato da Shun Oguri... Beh, anche in questo caso il vestito è identico, ma Lupin non può essere questo qui... per il fatto che Lupin non è del tutto giapponese, ma nippo-francese. E comunque sarà che io ho una certa idea di chi debba interpretare Lupin, ma questo non ha nemmeno una faccia così simpatica...
Devilman è un classico, un precursore, un fumetto che precede il nostro tempo e getta oscure luci sul futuro degli esseri umani. Capolavoro di fama mondiale, oggi è considerato uno dei pilastri del fumetto internazionale (chi non l'ha mai letto, dovrebbe rimediare), anticipando anche quelle tematiche che dieci anni più tardi sarebbero state inserite all'interno di Watchmen da Alan Moore.
Nato dalla mente geniale di Go Nagai, al secolo Kiyoshi Nagai, nel lontano 1972, "Devilman" fu concepito quasi per caso, diventando il figlio di certo non voluto, ma indubbiamente quello preferito dell'autore. Mi tocca cominciare dall'inizio, badate che mi prenderò un paio di licenze poetiche! Intanto una foto del maestro, che non guasta mai!
Quella faccia di Pasqua di Go Nagai!
Un bel mattino la Toei, nota casa di produzione nipponica, convocò un ometto, un minuto autore di fumetti, tale Go Nagai, (che a quel tempo era noto per aver fatto da assistente a Shotaro Ishinomiri, l'autore di "Ryu - Il ragazzo delle caverne") e gli chiese di creare un personaggio dal quale potesse essere tratto un anime per il palinsesto mattutino. Il personaggio in questione doveva essere una sorta di supereroe, che rispecchiasse adeguatamente quel genere, avendo tra le altre cose una doppia identità e la capacità di trasformarsi in qualcosa, insomma un "prodottino" leggero per ragazzini. La Toei, fiduciosa, diede all'autore carta bianca. Dopo qualche notte insonne, Nagai, rifacendosi alla Divina Commedia di Dante Alighieri (o per meglio dire, alle illustrazioni di Gustave Doré ivi contenute), presentò il suo progetto: si trattava di Mao Dante (o anche "Il Re demone Dante").
Se dapprima la Toei sembrasse interessata, cambiò presto idea, quando cominciò la serializzazione a fumetti di Mao Dante. Il manga era pieno di violenza, di demoni terrificanti, nudità e sangue, il quale finì addirittura per essere definito, all'epoca, blasfemo, dato che ribaltava gli elementi portanti della cristianità, vedendo addirittura nei demoni il bene, e in Dio una crudele creatura spaziale che si nutriva dell'essenza degli uomini... sarebbe stato molto difficile trasporlo in un anime per ragazzi. Nel progetto traspariva tutta la disillusione che Nagai provava verso il genere umano, ed erano presenti il pessimismo politico e lo scetticismo religioso con cui ancora oggi è noto.
Siccome mancava poco che l'autore venisse linciato per strada (questa non è una battuta, fu lo stesso Nagai a dichiararlo), la Toei decise di chiudere baracca e burattini, sopprimendo la storia e facendola rimanere incompiuta (ultimamente è stato realizzato una sorta di remake dallo stesso Nagai).
Si decise di riprovarci ancora: fu chiesto a Nagai di abbassare il tiro, e di creare qualcosa di più fruibile per il pubblico.
Nagai, sfiduciato, si chiuse in casa e cominciò a scrivere e disegnare le prime tavole di quello che poi sarebbe divenuto il suo capolavoro: Devilman (dal giapponese Debiruman).
Il primo volume nell'edizione manga cult di dynamic
La nuova storia mostrava indubbiamente un certo cambio di tono, introducendo un personaggio vicinissimo, per concezione, al Peter Parker statunitense: un bonaccione, un ragazzo timido ed introverso, vessato da bulli e poco incline alla violenza. Akira Fudo, questo il suo nome, viveva a casa dei Makimura, amici di famiglia che lo avevano accolto dopo la partenza dei suoi genitori, studiosi. La sua migliore amica è la figlia dei Makimura, Miki, di cui è segretamente innamorato... peccato che proprio Miki a stento lo degni di uno sguardo, e anzi lo denigri. La vita di Akira non è il massimo, ma viene maggiormente stravolta quando un amico che non vedeva da tempo, Ryo Asuka, lo coinvolge in qualcosa di spaventoso, confidandogli una verità inquietante: i demoni, antichi padroni della terra, si sono risvegliati dai ghiacciai, e vogliono cancellare l'intero genere umano. Costretto suo malgrado, a partecipare ad uno spaventoso sabba, Akira fonderà il proprio corpo con quello di un demone Amon, riuscendo però a salvaguardare la sua parte umana, e diventando così "Devilman", baluardo del genere umano contro la minaccia demoniaca. La scena della trasformazione ancora oggi è un must!
Io sono... DEVILMAN! Per chi non fosse pratico dell'inglese
Da questo momento Akira cambierà atteggiamento, sostituendo i suoi occhi con quelli di Amon, resi attraverso delle "pratiche" occhiaie: questa caratterizzazione è molto nota, tant'è che è stata ripresa a piene mani da tantissimi altri fumettisti, tra i quali Kentaro Miura in Berserk, e Takeshi Obata in Death note, con il personaggio di Elle.
Meno pippe, giovani!
Anche Miki comincia a sentirsi attratta dalla nuova presa di coscienza di Akira, divenuto ormai quasi un teppista e, parallelamente, anche il fumetto acquista abbastanza consensi tra i lettori: la Toei, allora, ne produsse finalmente un adattamento animato, sebbene l'opera originale fosse anche in questo caso troppo violenta e tetra. Si decise così di edulcorare il personaggio: zanne, peli, coda e artigli lasciarono il posto ad una specie di mutandone alla superman, e il corpo divenne di un bel colore blu puffo. Il risultato era delirante... e non fece felice nemmeno lo stesso Nagai, che finì per accumulare un mucchio di rabbia, che finì per sfogare, tra le altre cose, all'interno del manga in questione.
puffa di qua, puffa di là... ehm...
Nagai si distaccò completamente dall'idea iniziale fornita dalla casa di produzione, e proseguì la storia mettendo in primo piano le paure ataviche dell'uomo, pulsioni sessuali, e tutta una serie di risvolti politici, come le tensioni tra USA e Unione Sovietica, verosimilmente palpabili all'epoca. Uno dei villain più famosi del fumetto, il demone Jinmen, una gigantesca testuggine, non è altro che una deformante satira dello stato, del consumismo in generale, del ricco che "uccide" il povero, ma che continua a cibarsi di lui (un personaggio come Jinmen si presta a 1000 interpretazioni, fatene una voi). Sulle scaglie del guscio di Jinmen, infatti, fuoriescono le facce delle persone che lui ha divorato. Queste, in un certo senso ancora vive, gli tengono compagnia, e lui può continuare, così, a cibarsi del loro dolore.
Inoltre, Ryo, il fraterno amico di Akira, non è altri che Satana, che si è "mimetizzato" tra gli umani per comprenderli meglio, e imparare i loro punti deboli: ovviamente, il maggior punto debole dell'uomo, è la paura. I demoni, infatti, rivelatisi al mondo, costringono l'uomo ad una serrata caccia alle streghe contro i propri simili. Sarà infatti proprio l'essere umano l'artefice della propria distruzione, come di consueto sempre accade anche nella vita reale. Viene instaurato un clima di terrore, pesantemente percepito nelle ultime parti, rendendo il prosieguo dell'opera spaventosamente profetico.
Eh, già...
Miki, l'amata di Akira, viene uccisa dai vicini, colpevole di aver ospitato un demone in casa sua: viene stuprata, smembrata e la sua testa esposta su un palo, scatenando così le ire di Akira stesso che, sopraggiunto sul posto, uccide tutti i suoi aguzzini. Con la morte di Miki, va in frantumi anche l'ultimo barlume di umanità del protagonista, sottolineato in uno dei momenti più belli e struggenti del fumetto: "Ora non mi resta più niente, non ho motivo di vivere: non ho gioia, non ho speranza, non ho più nulla da proteggere..."
Ad Akira resta solo la battaglia con Satana, che finirà con la dipartita del primo, in un atto di distruzione estremo. Il monologo finale è molto bello, e lo stesso Satana si racconta, svelando i suoi sentimenti: essere ermafrodita, si era innamorato dello stesso Akira e, pur di salvarlo, lo fece fondere con Amon, annichilendo la personalità di quest'ultimo, e dare così una speranza di salvezza al giovane, durante la presa della terra. Ma purtroppo, per Satana, con la morte di Akira, il mondo intero non gli è più di alcun interesse. All'interno di Devilman nessuno vince, anzi: alla fine tutti perdono, in una storia che mette in risalto la stupidità umana, diventando quasi un inno all'amore e alla tolleranza reciproca. L'ultima pagina è di una bellezza e di una poesia disarmante
In tempi recenti, poi, Devilman è stato adattato in 3 film d'animazione, che seguono piuttosto fedelmente il manga originale: due (fantastici) intitolati La genesi e L'arpia Silen (usciti sul finire degli anni 80), e l'ultimo (non tanto fantastico), chiamato Amon - The Apocalypse of Devilman, che riprende il fumetto di Yu Kinutani (una specie di spin-off che approfondisce alcuni elementi del fumetto). Di seguito vi lascio la clip della trasformazione di Akira, proveniente dal primo film. Il protagonista è doppiato da uno stupefacente Ivo De Palma, qui in grandissima forma.
SEGNALI DI STILE
Non essendomi pronunciato tantissimo sullo stile di Nagai, lo faccio adesso, con un'apposita sezione. Il tratto di Nagai è nervoso, brutale, viscerale. A Nagai non interessa molto la messa in scena, quanto la resa della storia sul piano grafico. Anatomie imperfette, come anche prospettive non sempre precise, passano gradualmente in terzo piano, di fronte all'impatto grafico, e alla potenza della storia narrata. Nagai è un grande autore, che riesce ad usare sapientemente tutti i mezzi a sua disposizione. Sono fantastiche, ad esempio, le tavole realizzate col carboncino, o anche, più semplicemente, con pennelli sporchi.
Tavole come questa hanno una potenza evocativa unica, e vogliono dire tutto. La pagina, nella sua semplicità, anche del tratto, riesce realmente a incutere terrore. Questo lo sa fare solo un maestro, una persona che sa fare il suo mestiere, e ha ben capito il linguaggio del fumetto.
La storia è priva di dialoghi superflui, non esistono tempi morti, ed anzi, alcune tavole sono raccontate solo attraverso il disegno, in modo diretto e semplice... anzi, di più: se dai volumi che compongono l'opera, eliminassimo ogni dialogo, la storia si leggerebbe lo stesso, anche solo tramite i disegni! Io farei studiare in tutte le scuole di fumetto l'impostazione fumettistica di Go Nagai, perché se si vuol imparare a raccontare senza fronzoli una storia, è dal maestro Nagai che vai, non certo dai "fighetti" che ci sono oggi.
Prima di lasciarvi, di seguito ho voluto omaggiare il maestro, rifacendo col mio stile una delle tavole di Devilman. Sebbene possa sembrare che io abbia totalmente reinventato la tavola originale, non è così, perché ho potuto "giocare" su tutto, tranne che sull'impostazione del racconto, che è perfetto nella sua semplice resa totale, ed io a quella mi sono attenuto... anzi, credo anche di non avergli reso giustizia!
Posto alcune nuove tavole del Monaco... sono ancora in fase di lavorazione e sto cercando di fare di meglio, rispetto ai disegni precedenti.
Magari, più avanti, posterò l'intero processo di lavorazione, dalla sceneggiatura alla tavola finita, dato che non butto mai via niente. :)
Io odio Captain America, non quanto vorrei, e forse nemmeno quanto credo, ma certo mi sta sul cazzo quell'idiota a stelle e strisce. Nonostante odi il così detto patriottismo di fondo del personaggio, sono uno di quelli che vide quel filmazzo del 90, al quale partecipò anche la nostra Francesca Neri. E quando lo vidi mi piacque pure, ma a me son pure piaciuti i telefilm di spider-man con Nicholas Hammond, quindi...
A me piacevano, non posso farci niente!
Andando avanti nel tempo, al primo vendicatore è stata data la sua dose di notorietà cinematografica attraverso il film del buon Joe Johnston; quest'ultimo aveva tirato fuori un prodotto interessante e comunque ben articolato. Aspettavo quindi con trepidazione questo secondo capitolo intitolato "The winter soldier"? No, per niente, in realtà volevo smettere con questa merda, ma poi ci sono stati alcuni elementi che mi hanno intrigato e così ci sono ricaduto... non riuscirò mai a disintossicarmi, cazzo! Tra questi elementi, ovviamente, c'è il soldato d'inverno del titolo, al quale il nostro internazionalissimo Adam Kadmon ha prestato la maschera.
Un abbraccio, Adam...
The winter soldier, incredibilmente, è un buon film, che nel primo tempo tralascia anche gli sfarzi supereroistici per dare spazio ad una spy-story ben ritmata. Ovviamente qualche idiozia di fondo c'è sempre (tipo la storia della memoria di Arnim Zola rinchiusa nel super computer... che è una puttanata presa dal fumetto originale), ma ci si può comunque passare sopra... non stiamo mica parlando di un film di Bertolucci, ma di un imbecille con una stella sul petto e una A sull'elmetto, quindi la storia rimarrà pur sempre una coglionata, ma la serietà (ripeto: ho detto serietà, che non è sinonimo di atmosfere cupe o altro...) che permea la pellicola riesce a salvare capra e cavoli.
Riconfermati sono gli attori dei film precedenti: Chris Evans è il solito cane di sempre (che incredibilmente, quando lo doppia, riesce anche a far peggiorare Marco Vivio!), ma funziona.
BAU!
Scarlett Johansson è la solita action figures di sempre, ma funziona.
...
Samuel L. Jackson è il solito pelato di sempre, ma funziona.
In tutto il suo splendore, in pelata e carne!
Torna Sebastian Stan, il Bucky del primo film, che interpreta il fighissimo soldato d'inverno, e tra le new entry si segnala il nigga Anthony Mackie che interpreta Falcon... cioè un tipo che potrebbe essere la versione "Cap" di James Rhodes/War Machine. Poi c'è un irriconoscibile Robert Redford... irriconoscibile nel senso che è talmente invecchiato che non ci avevo fatto caso fosse lui, nonostante fossi comunque a conoscenza della sua presenza sul set;
Vabbeh, Bob... invecchiamo tutti...
ormai, come tutti sanno, è lui il vero villain della pellicola, un burocrate corrotto che vuole instaurare un nuovo ordine mondiale (qualcuno ha detto Kadmon?).
Eppure la menzione d'onore va proprio al soldato d'inverno/Adm Kadmon che, sebbene a stento spiccichi due parole per tutto il film (e forse è un bene), risulta un cattivo efficace e carismatico, che mena come un fabbro, e che darà filo da torcere a cap per quasi tutto il film.
Tra i contro, c'è sicuramente la durata. Ultimamente tutti i film peccano di una durata eccessiva, che supera anche le due ore... sarà che sto invecchiando anche io (e non solo Bob), ma davvero non ci riesco più mentalmente a starci troppo appreso... ma dove diavolo son finiti i bei vecchi film di una volta, che duravano 90 minuti e ne uscivi comunque soddisfatto? Invece no, ogni volta adesso mi tocca uscire dalla sala con un gran mal di testa (sarà anche quel fottuto volume spinto al massimo).
Spendo un paio di parole anche sui combattimenti, che sono indubbiamente ben coreografati, ma un po' confusionari nella messa in scena, dove i contendenti cambiano spesso e volentieri posto, senza essersi effettivamente spostati... causa stacchi e controcampi micidiali che infieriscono sul mio povero cuore, che alle volte non regge... no, sul serio, ma che cazzo di fine ha fatto la semplicità di una volta?
Eppure, passando sopra questi difettucci, il film si lascia vedere, e forse, rispetto alle ultime pellicole Marvel, è anche una spanna sopra. Il mio voto? Un 7 e mezzo se lo merita. E lo consiglio a chi non l'ha ancora visto, potrebbe riservare qualche piacevole sorpresa.
Ora mi resta un solo film:
Lo sto aspettando al varco.
Webb... se hai prodotto un'altra porcata, io ti ammazzo... puoi starne certo....
C'è poco da fare: ho una vera e propria venerazione per lui. Lo prenderei a pompinate in mezzo alla strada se lo incontrassi, tanto lo ammiro. Sono uno di quelli che spera che il buon vecchio Sam si accorga di un "piccolo" manga chiamato Devilman, e che decida ben presto di portarlo sullo schermo...
Lo so... è bello sognare alle volte...
Non starò qui, però, ad elencarvi tutti i film di Raimi, quanto farò piuttosto una panoramica sulla sua carriera, prendendo i titoli più importanti.
Il buon Sam esordisce con l'horror (cosa nota), dapprima con il corto "Whithin the Woods", poi con il film che lo consacrerà maestro del terrore: "The Evil Dead", che qui da noi è diventato "La casa". La storia è semplice: 5 amici decidono di passare il week-end in una piccola baita di montagna, ma appena arrivati scoprono un libro, il Necronomicon, e un nastro magnetico: i nostri "eroi", non avendo nulla di meglio da fare, attivano il nastro magnetico, al cui interno è incisa un'antica formula magica, che evoca alcune entità demoniache che cominceranno a fare scempio dei presenti. Tra i giovani, ovviamente, c'è anche il mitico Bruce Campbell, che interpreta Ashley Williams, ben presto noto semplicemente come Ash. La scena clou del film? Ma dài, lo sanno tutti: gli alberi stupratori!
Come dicevo: Alberi stupratori
Spendo un attimo due parole sul titolo italiano; dato che "The Evil Dead" era intraducibile ("I morti male"? "Il male morto"? No, aspetta, "Il morto malvagio"... ma voi vi sareste andati a vedere un film intitolato così?), si è optato per un enigmatico "La casa"... che poi va bene, come titolo può anche andare, nonostante la casa in questione non centri nulla con le demoniache presenze che si scatenano su Ash e i suoi compagni... ma almeno, dico io, in locandina avessero messo la casa giusta! Cazzo centra quella di Psycho?
Girato con niente, il film incassò all'epoca qualcosa come due milioni di dollari. Non un successo interplanetario, ma il film lanciò Raimi, mostrando al mondo le sue capacità visive, che si rifacevano in parte anche al cinema artigianale di Hong Kong, e dando vita a due fantastici seguiti ("La casa 2" e "L'armata delle Tenebre")... e ovviamente a quelle porcate apocrife prodotte in Italia o spacciate per tali... tra cui purtroppo si ritrova a sua insaputa anche "La casa di Helen", in origine (House II), un film prodotto in America e che non aveva niente a che vedere con Raimi, ma che qui diventò invece uno dei tanti seguiti de "La casa", con tanto di font preso pari pari dalla locandina del film originale...
Diffidate delle imitazioni
Preferisco parlare dei seguiti originali, e quindi passiamo alla "Casa 2".
Ma cazzo... manco nel seguito hanno corretto la casa sulla locandina!!!
La casa 2 è un "re-sequel" del precedente film. Sam Raimi riscrive la pellicola, ma allo stesso tempo riparte proprio da dove questa si era fermata. C'è più sangue, più horror, più humor. La scena passata agli annali è quella della mano mozzata di Ash... che lo manda affanculo... geniale.
VAFFANCULO!!!
Passiamo all'armata delle tenebre (questa volta il titolo italiano è tradotto alla lettera, dato che in originale è "Army of Darkness"), terzo capitolo delle avventure di Ash, che riuscii a vedere anni fa in prima visione su italia uno (avevo sette anni, credo, stavo in prima elementare). Mi-divertii-un-casino.
L'armata delle tenebre... che se non si fosse capito, è "La Casa 3"... c'è scritto anche in locandina...
RAIMI = genio fottuto!
CAMPBELL = un mitico idiota vestito da eroe dei fumetti, con una motosega al posto della mano e un fucile nell'altra.
IL FILM = ancora oggi una grande lezione di cinema (omaggiato anche da Peter Jackson nel suo "Il Signore degli anelli").
All'epoca non potevo sapere che "L'armata delle tenebre" era il seguito di una saga cominciata con "La Casa", che non conoscevo prima di allora... dopo mi sono recuperato anche quelli. Comunque, la pellicola mette in evidenza come l'uomo medio, in un paese di ignoranti (i paesani medievali), sia in grado di regnare perché giustamente, venendo dal futuro, ha conoscenze che i contadinotti di lì non hanno... il punto è che, nel suo tempo, Ash è solo un cazzone qualunque.
Il cazzone qualunque...
Il finale era molto pessimista e lasciava presagire un ulteriore seguito, in quanto il protagonista si ritrovava catapultato in un paesaggio post apocalittico... ma la produzione gli fece cambiare idea e il buon Sam dovette propendere per un finale a tarallucci e vino.
Un fotogramma del "vero" finale di "Army of Darkness", che il buon Sam non riuscì a inserire nel montaggio del film.
Un titolo che per me è stato significativo nella carriera di Raimi, è indubbiamente Darkman,che vidi da bambino... solo che non ci capivo una minchia, dato che l'ho visto addirittura prima di "Army of Darkness". Anzi, è probabile che me la feci sotto, dato che anche Darkman è quasi un horror. Per apprezzarlo, dovetti recuperarlo anni dopo, quando ero già un po' più grandicello.
"Io sono tutti gli uomini e nessuno, sono dappertutto e in nessun luogo... Io sono DARKMAN!"
Darkman fu creato dallo stesso Raimi che, non riuscendo ad accaparrarsi i diritti per "The Shadow" (portato poi sullo schermo da Russell Mulcahy nel riuscito film con Alec Baldwin), decise di crearsi il suo personale "Uomo Ombra"... e il risultato, come al solito, è stupefacente! Anche qui la trama è semplice e molto fumettistica (tant'è che mi pare che abbia generato anche una serie a fumetti): uno scienziato sfigurato cerca vendetta presso i mafiosi che lo hanno ridotto a quel modo... e alla fine, come ben si evince, son cazzi per tutti.
Liam Neeson è credibile nel ruolo, la trama funziona, lo stile visivo di Raimi è una gioia per gli occhi, e Il trucco è davvero eccezionale!
Un irriconoscibile Liam Neeson... mai grattarsi la faccia...
I seguiti, Darkman 2 e Darkman 3, con Arnold "ti conosco solo per la mummia e lì uscivi pure solo gli ultimi dieci minuti" Vosloo, erano solo prodottacci per la televisione, non all'altezza del lavoro svolto dal grande Sam.
Arnold Volsoo che interpreta Darkm... ah no, scusate, è la mummia...
Mi piacque molto Anche The Gift, e fu lì che decisi di eleggere Raimi a mio mentore: cavolo, uno che riesce a far spogliare "l'innocente" Katie Holmes, è un genio davvero! In più, immaginatevi quando seppi che avrebbe diretto lui Spider-Man.
Katie Holmes, anche conosciuta come la tett'allegra!
Di Spider-Man vidi il trailer quello famoso delle torri gemelle. Ero al cinema, pronto a gustarmi Final Fantasy: The Spirts Whithin, e poi BUM, ti viene spiattellato davanti questo misterioso trailer... sulle prime non mi aspettavo che fosse Spidey, ma ho cominciato ad averne il dubbio quando ho visto l'elicottero intrappolato in una gigantesca ragnatela tra le Twin Towers. Il trailer poi fu rimosso, in quanto le torri gemelle sarebbero cadute da lì a pochi mesi... son passati più di dieci anni da allora... mhhh, certo che sono vecchio! Vi posto il trailer per chi non l'avesse mai visto (cosa improbabile).
Quando si andò a vedere quello Spider-Man, io e la mia famiglia riempimmo mezzo cinema. C'erano i miei cugini, i miei zii, i miei amici, un mare di gente che non ricordo nemmeno più, e che forse non conoscevo.
Si spensero le luci in sala... e fu un momento catartico per tutti. Trovai molto fedele la trasposizione del fumetto, sia nelle intenzioni che nella messa in scena... al ché molti di voi insorgeranno "Ma vabbeh, non c'erano i lanciaragnatele"... perché giustamente quel tizio che ha il nome della ragnatela (Web-b), per renderlo uguale al fumetto (mattacchione che è), ha utilizzato l'elemento più superficiale. Eppure è strano... quando uscì la bilogia di Raimi (Sì, bilogia... il terzo, lo sappiamo, è stato diretto dal produttore Avi Arad), tutti la salutarono come grande meraviglia cinematografica... uscita quella porcata di Marc Webb, improvvisamente tutti si scordano di Raimi, e i suoi film diventano merda... quando almeno i primi due sono degli autentici capolavori... un tizio, da qualche parte nel WEB ha anche detto che quelli di Raimi sono trovate commerciali rispetto ai film di WEBB... va bene essere assurdi, ma qui si tocca il fondo: un reboot, fatto a poco tempo dalla fine di una trilogia, realizzato perché i diritti scadevano, realizzato per cavalcare l'onda del successo dei film di Nolan, non sarebbe una trovata commerciale? Mah...
Spider-Man è tecnicamente un film incredibile, e all'epoca gli effetti speciali erano il meglio che il cinema potesse dare. L'impostazione visiva è quasi da horror, ci sono le stesse inquadrature di Darkman e Evil Dead. E la crescita fisica e psicologica del protagonista è ben raccontata. Senza contare che ci sono una marea di sottotesti sessuali presenti nella pellicola, che si rifanno ad una rappresentazione esasperata della pubertà. Un esempio? Peter, che il giorno prima è magro, flaccido, al mattino si risveglia tonico ed eretto... per così dire. Un'altra? Una roba appiccicosa e vischiosa gli esce da un orifizio... dài, è una polluzione!
Un'altra scena con un palese riferimento sessuale...
Ufficiosamente quindi la ragnatela organica è assimilabile allo sperma, ufficialmente Raimi non credeva, giustamente, che un diciassettenne fosse in grado di creare degli aggeggi che sparavano fluidi appiccicosi... al ché optò per una soluzione più moderna e coerente col personaggio: non so voi, ma a me sembra del tutto plausibile che un tizio che riceva le stesse capacità di un aracnide, sia anche in grado di secernere ragnatele organiche.
Gli attori coinvolti erano uno più bravo dell'altro. Rosemary Harris era la perfetta zia May, ritagliata proprio dal fumetto, uguale! Lo stesso dicasi per Cliff Robertson, nei panni di zio Ben, pace all'anima sua. Tobey Maguire fantastico nei panni del ragno, Kirsten Dunst una topa galattica, Dafoe villain mattatore, che per la sua interpretazione ha quasi oscurato il protagonista... che diavolo si vuole di più?
Cioè, Dafoe che fa il cattivo... che altro si può chiedere... non è manco truccato e già è il GOBLIN!
A proposito di Dafoe e del suo Goblin: molti lamentarono la presenza della corazza... e continuo a chiedermi ancora il perché. Ma scusate, uno scienziato che ha miliardi da spendere, crea un fottuto aliante da guerra, perché non dovrebbe creare anche una fottuta armatura da guerra? Non è una scelta moderna e coerente? Che vi aspettavate, che andasse davvero in giro in calzamaglia? Cap, nei film ha forse la stessa calzamaglia dei fumetti? No, non mi sembra! Eppure quando lo fece Sam, tutti a menargliela e rompergli le palle... ora che l'ha fatto anche Webb col suo goblin, è un geniaccio di sto cazzo, che ha inventato chissà che... ah, già... dimentico sempre che il suo è più "realistico" e più "fedele" all'originale...
A sinistra un maledetto profano ha osato mettere addosso al Goblin una corazza da guerra... a destra un fottuto genio ha preferito mettere addosso al Goblin una corazza da guerra...
Ah, ho una chicca per gli appassionati: il primo costume provinato da Sam per il goblin, era molto più fedele alla sua controparte cartacea, di cui potete vedere sotto un paio di foto.
Purtroppo si è andati in contro a diversi problemi tecnici, in quanto la maschera utilizzata doveva essere manovrata attraverso comandi a distanza, senza contare che l'intero vestito (che aveva anche una specie di mantellina) limitava le movenze dell'attore (e quindi anche le sue doti recitative). Non è che il buon Sam non ci abbia provato, ma i limiti tecnici dell'epoca giustamente non permettevano determinate cose.
Ovviamente il successo del film portò alla realizzazione di un seguito, che dapprima avrebbe dovuto chiamarsi "The Amazing Spider-Man" (nome poi dato ai film di Webb), poi ribattezzato semplicemente "Spider-Man 2". Poco prima della lavorazione Tobey Maguire ebbe grossi problemi alla schiena e rischiò di essere quasi sostituito con Jake Gyllenhall. In merito Raimi disse una cosa bellissima, che magari poteva anche essere una fregnaccia (un po' di sano marketing non fa mai male), ma che comunque condivido: "Dovevo sostituire Tobey, anche a malincuore! Se dovevo raccontare una storia sulla responsabilità, non potevo certo farlo attraverso un atto irresponsabile: la salute di Tobey viene prima di tutto"... che dire, un vero signore.
Spider-man 2, sempre secondo il mio modesto parere, è il miglior film mai fatto sull'arrampicamuri. Non è solo un mero film d'azione, ma anche una splendida commedia romantica, che funziona tranquillamente anche senza l'uomo ragno: questa è la vera potenza del film. Ma ovviamente è invece un film dell'uomo ragno e quindi giù con tanti effetti speciali e un grande cattivo, che tanto cattivo non è: Il dottor Octopus, ovvero un magnifico Alfred Molina! Scena clou del film? E me lo chiedete pure?
Raindrops Keep Fallin' on My Head!
Passando al prossimo film, come non citare Drag me to Hell, del 2009, girato con dovizia dal buon Raimi come un grande film anni 80, che, attraverso il suo solito humor grottesco, manda una feroce critica a tutti i borghesucci americani, e a chi mette in primis il vil denaro davanti alla sacralità della vita umana.
Credetemi, se lo merita!
Questo è un film che ancora oggi mi mette a disagio, perché non so mai da che parte stare. Da un lato sto con la simpatica vecchina a cui è stata negata la proroga bancaria, ma dall'altra sto con la giovane ragazza in carriera, perché con molta probabilità sono un capitalista di merda anche io... anche se poi, per tutta la visione del film speravo intimamente che bruciasse all'inferno (cosa che poi avviene).
La simpatica vecchina...
Incredibilmente l'unica persona davvero buona e normale in questo film, è il ragazzo della protagonista, che ha preso le distanze dai propri genitori snob, e che antepone il bene della sua donna anche davanti al denaro... dato che sborsa 10.000 dollari per la medium, che dovrebbe liberarla dalla lamia.
Morale della favola? Fate sempre i bravi.
Di diversa fattura è il film successivo Il Grande e Potente OZ, una delle poche marchette del cinema fatte da Raimi, che però ho apprezzato anche più di Alice in Wonderland di Tim Burton. Il film è fatto benissimo e presenta un protagonista sornione, che cresce durante lo svolgersi della trama. Alcune sequenze sono girate nel suo stile visivo, con carrellate in prima persona, e luoghi tetri e nebbiosi. Forse il film pecca di una durata eccessiva, ma glielo perdoniamo.
E prossimamente? Prossimamente spero in Devilman... Vi prego, che qualcuno gli spedisca il manga!!!