Qualche giorno fa è venuto a mancare Lorenzo Bartoli, uno sceneggiatore di fumetti molto noto. Nota è stata soprattutto la collaborazione con Roberto Recchioni, sulla testata John Doe. Proprio Recchioni ha dato la notizia su facebook... sulle prime non ci credevo: chissà perché pensavo fosse una cazzata, infatti scendevo giù cercando il post in cui spiegava perché aveva detto una cosa del genere... ma non c'era nessun post di smentita... era vero.
Bartoli non l'ho mai conosciuto di persona, solo "artisticamente", dato che ho seguito un po' di cose che ha pubblicato. Il suo stile non mi dispiaceva, si lasciava leggere molto bene.
La sua scomparsa, però, mi ha portato ad un ragionamento, ad una constatazione se vogliamo, su quanto, alle volte, sia ironica la vita (e anche la morte, certo): sono anni ormai che il suo collega Recchioni si lamenta di di essere affetto da "una malattia congenita che lo ha portato più di una volta con un piede (e mezzo) aldilà dell'ultimo confine" (parole prese in toto da Mater Morbi). Insomma, Recchioni aveva tutte le carte in regola per una prossima dipartita fisica da questo mondo (Roberto, grattati), e nessuno forse si sarebbe stupito più di tanto, visto che aveva quel "male" (che io, per inciso, non ho ancora capito quale sia). E invece... ci lascia Bartoli, senza alcun preavviso (che fosse già malato sembra ovvio, ma io non lo sapevo). Ecco, questa cosa è ironica... diabolicamente ironica... che sia l'ultima beffa di John Doe?
Ora passiamo al mio post...
Io non so ancora se so disegnare... o piuttosto non so se riesco a farlo bene... intanto ci provo. Non credo di avere uno stile, anche perché mi preoccupo di più di rendere una buona anatomia e dei buoni paesaggi, cercando di realizzarli in modo credibile (fosse per me, io disegnerei sempre in stile super-deformed, che mi riesce anche meglio). Negli anni i miei studi hanno coinvolto vari professionisti, soprattutto del panorama nipponico: cominciai con Go Nagai (mi piaceva un casino il suo tratto nervoso e graffiante), poi passai a Kentaro Miura (che sostanzialmente è un'evoluzione di Nagai), e lì mi sono fermato per un po'. Miura dedicava molto tempo alla resa dei paesaggi e dei personaggi, e credevo non ci fosse nulla di meglio. Quando ho cominciato a pensare di fare seriamente questa cosa, frequentando la scuola Comix, ho capito che, forse, anche per le mie esigenze personali, Miura non era "il mio tipo". Lo so, fa strano detto così.
Mi accorsi di alcuni errori che Miura faceva, anche anatomicamente: avete mai notato che Guts ha ben 12 addominali? Peccato che noi ne abbiamo solo 8...
Specifico: questo non vuol dire che Miura non sappia disegnare, anzi, è un illustratore della madonna, ma è anche vero che i professionisti sbagliano come chiunque altro... sono umani anche loro, dopotutto.
Specifico: questo non vuol dire che Miura non sappia disegnare, anzi, è un illustratore della madonna, ma è anche vero che i professionisti sbagliano come chiunque altro... sono umani anche loro, dopotutto.
Siccome avevo bisogno di capire come rendere le anatomie, mi serviva una "guida spirituale" (diciamo così) che mi mostrasse la via. La mia scelta cadde prima su Claudio Castellini, che mi aiutò molto: disegna personaggi "nudi", anche quando sono vestiti... il top se si vuole imparare l'anatomia umana (fumettisticamente parlando, ovviamente); ad un certo punto, però, la sua continua esasperazione di ogni singolo elemento cominciò a starmi stretta.
Fu allora che, leggendo Brendon, io m'innamorai: parlo di Giuseppe Ricciardi.
Giuseppe è un disegnatore che nasce sulla scia di Claudio Villa (non il cantante, ovviamente...), per poi arrivare a delle incredibili soluzioni tutte sue (si è sempre definito un autodidatta). E in più, Giuseppe, è uno che fisicamente somiglia in modo inquietante a Thor. Quello della Marvel...
Fu allora che, leggendo Brendon, io m'innamorai: parlo di Giuseppe Ricciardi.
Giuseppe è un disegnatore che nasce sulla scia di Claudio Villa (non il cantante, ovviamente...), per poi arrivare a delle incredibili soluzioni tutte sue (si è sempre definito un autodidatta). E in più, Giuseppe, è uno che fisicamente somiglia in modo inquietante a Thor. Quello della Marvel...
Suo è lo speciale "Noi siamo leggenda", che si distinse non solo per i suoi disegni, ma anche per la bella sceneggiatura di Chiaverotti. Per rinfrescarvi la memoria vi posto la tavola di un Brendon ricciardiano, così da capire di chi sto parlando
In seguito Giuseppe ha lavorato anche in Francia, su Ténèbres (celato dallo pseudonimo di IKO), arrivato da noi tramite la Mondadori, con, appunto, il titolo di "Tenebre", e di cui vi posto qui alcune tavole.
In seguito Giuseppe ha lavorato anche in Francia, su Ténèbres (celato dallo pseudonimo di IKO), arrivato da noi tramite la Mondadori, con, appunto, il titolo di "Tenebre", e di cui vi posto qui alcune tavole.
Ora che vi siete rimessi a posto le mascelle, posso continuare.
Per quanto possa essere difficile imitare il suo modo di disegnare, a quel tempo fui preso dalla famigerata scopiazzatura compulsiva! Copiavo ogni singola inquadratura di Giuseppe, almeno al tempo di Brendon. E "Zozzimmavo di brutto", citando il buon Steve Boraley (uno dei disegnatori di Julia). Per anni mi son chiesto quale fosse il segreto di Peppe... e la verità è che non c'è alcun segreto, se non la pratica costante e una SANTA pazienza.
Per qualche tempo sono stato anche a casa sua, dato che i nostri paesi sono quasi adiacenti.
Era il periodo in cui scrivevo alla Bonelli, e il direttore della scuola che frequentai mi suggerì di farmi seguire da qualcuno, e siccome ben conosceva la mia passione nei riguardi di Ricciardi, mi diede il suo numero di cellulare. Io esplosi, e la chiamata che ne conseguì fu ancora più delirante.
Io: Pronto
Lui: Sì, pronto?
Io: Ah... ciao... (ansimante e timoroso)... sei... Giuseppe Ricciardi?
Lui: (qualche interminabile secondo di silenzio) Sì?
Io: (trattenendo il respiro)... Ciao, Giuseppe, mi chiamo Gianluca, il tuo numero mi è stato dato da *******...
Lui: Ah... e perché?
Io: Siccome sono in contatto con Bonelli, magari potevi darmi una mano, guardarmi le tavole e spiegarmi un po' di cose.
Lui: Mhhhhh... sì... perché no. Ma tu che fai?
Io: Cioè?
Lui: Disegni o colori?
Io: Ah... io coloro, cioè no, disegno! Voglio dire che disegno!
Lui: E di dove sei?
Io: Sono di *******
Lui: Ah, e io abito proprio vicino a te. Hai la macchina? Come vogliamo fare?
Io: Non saprei... magari se per te non è di troppo disturbo, posso passare domani da te... o dopodomani, fai tu...
Lui: No, no, domani va bene, passa pure. A che ora puoi venire?
Io: Mah... ehm... va bene alle 3?
Lui: Sì, sì, non ti preoccupare. Io abito in via ******, quella è una traversa vicino via *****; se vieni in macchina i posti ci stanno, altrimenti la fermi un po' fuori dal paese e io ti vengo a prendere. Ci facciamo pure un giro, vedi le strade.
Io: Okay. Grazie, Giuseppe. A domani
Lui: A domani.
Riattacca e riattacco anche io. Mi tolgo il palo dal culo, butto fuori tutta l'aria che avevo mantenuto fino a quel momento (e intendo da ogni possibile orifizio) e mi sgonfio come un pallone, lascio proprio andare via tutto. Ho le gambe tremolanti. Avevo davvero parlato a telefono con Giuseppe Ricciardi, e quasi mi aveva gasato più della lettera della Bonelli (con rispetto parlando, s'intende).
Controllai su google la strada, mi disegnai una cartina, e l'indomani andai da lui.
I paesi dove stiamo noi sono un po' problematici: anche se piccoli e compatti, sono pieni di stradine strettissime; infatti andarci in macchina è un suicidio, anche perché non si capisce mai quale sia l'effettivo senso di marcia.
Arrivato nel viale nel quale doveva esserci la traversa con il suo studio, esco dalla macchina. C'era una signora. Le chiesi dove fosse via *******. La signora mi guardò sbigottita, manco avesse visto il bau bau, fece di no con la testa e fuggì via. Non sto scherzando... va bene che sono bruttino, va bene che ho gli occhi da pazzo, ma sono poco più alto di un hobbit, che PERICOLO posso mai rappresentare?
Mi voltai di scatto e la vidi: un cartello enorme con sopra la via che stavo cercando... era di fronte, e cecato come sono non l'avevo visto.
Vado, trovo subito lo studio (una caseggiato popolare con sopra scritto "RICCIARDI"), busso, Peppe mi apre. Vederlo da vicino è strano: non solo somiglia a Thor, è alto anche quanto lui! Finalmente ci presentiamo, per telefono era difficile farlo. Calorosa stretta di mano e poi entro nel suo studio, che è pieno di gatti. Piccoli adorabili micini salterelli, che si aggrappavano con le loro unghiette ai miei vestiti... e io miagolavo dal dolore...
A quel tempo lavorava ancora su Tenebre, e infatti alcune delle tavole di sopra, io, le ho viste fare! Gli originali... sono spettacolari! C'è un percorso molto sofferto (ma quale non lo è), ci sono pecette ovunque, ma è incredibile il risultato finale.
Vado, trovo subito lo studio (una caseggiato popolare con sopra scritto "RICCIARDI"), busso, Peppe mi apre. Vederlo da vicino è strano: non solo somiglia a Thor, è alto anche quanto lui! Finalmente ci presentiamo, per telefono era difficile farlo. Calorosa stretta di mano e poi entro nel suo studio, che è pieno di gatti. Piccoli adorabili micini salterelli, che si aggrappavano con le loro unghiette ai miei vestiti... e io miagolavo dal dolore...
A quel tempo lavorava ancora su Tenebre, e infatti alcune delle tavole di sopra, io, le ho viste fare! Gli originali... sono spettacolari! C'è un percorso molto sofferto (ma quale non lo è), ci sono pecette ovunque, ma è incredibile il risultato finale.
Quando finii di sbavare sulle sue tavole, gli feci vedere alcune delle mie, che avevo realizzato alla Comix e, gentile come era, mi disse che gli piacevano... anche se in realtà facevano proprio schifo!
Giuseppe, poi, prese a raccontarmi di come era arrivato in Bonelli, mi confidò anche alcuni aneddoti interessanti e via dicendo. Poi ci mettemmo al lavoro. Scelsi un paio di tavole di Dyd, e cominciai a lavoraci di buon grado. Quando finivo le matite, le facevo vedere a Giuseppe, e lui m'indicava gli errori. Ve ne mostro solo una, perché son troppo brutte.
Nel tempo che stetti lì, avrei voluto farmi disegnare uno sketch, ma mi vergognavo troppo... non avevo il coraggio di chiederglielo!
Passarono un paio di mesi buoni, dove andavo da Giuseppe almeno un paio di volte alla settimana. Poi caddi in depressione (per motivi miei), stetti male e non ci andai più e persi i contatti. Col tempo ho capito che dalla depressione non ci si libera mai... al massimo la si tiene a bada, e l'unico modo per farlo è essere sé stessi.
A dispetto di alcuni anni passati, credo che farmi seguire da Peppe potesse essere controproducente per alcuni versi. Per quanto il mio modo di disegnare, faccia capo a lui, non posso certo guardare sempre i suoi disegni. Ricciardi è irraggiungibile, e credo che io debba trovare la mia strada, nonostante rimanga sempre il mio punto fermo di riferimento. Lo scelsi proprio perché mi serviva una ricercatezza anatomica realistica, e amavo i suoi sfondi iper-dettagliati. Ma essere una sua pallida imitazione non è certo il mio sogno...
Giuseppe, poi, prese a raccontarmi di come era arrivato in Bonelli, mi confidò anche alcuni aneddoti interessanti e via dicendo. Poi ci mettemmo al lavoro. Scelsi un paio di tavole di Dyd, e cominciai a lavoraci di buon grado. Quando finivo le matite, le facevo vedere a Giuseppe, e lui m'indicava gli errori. Ve ne mostro solo una, perché son troppo brutte.
Disegnare Mana Cerace l'ho sempre trovato... rilassante... |
Passarono un paio di mesi buoni, dove andavo da Giuseppe almeno un paio di volte alla settimana. Poi caddi in depressione (per motivi miei), stetti male e non ci andai più e persi i contatti. Col tempo ho capito che dalla depressione non ci si libera mai... al massimo la si tiene a bada, e l'unico modo per farlo è essere sé stessi.
A dispetto di alcuni anni passati, credo che farmi seguire da Peppe potesse essere controproducente per alcuni versi. Per quanto il mio modo di disegnare, faccia capo a lui, non posso certo guardare sempre i suoi disegni. Ricciardi è irraggiungibile, e credo che io debba trovare la mia strada, nonostante rimanga sempre il mio punto fermo di riferimento. Lo scelsi proprio perché mi serviva una ricercatezza anatomica realistica, e amavo i suoi sfondi iper-dettagliati. Ma essere una sua pallida imitazione non è certo il mio sogno...
Comunque, poi, tempo dopo trovai il mio maestro, che mi aiutò molto. Ma questa è un'altra storia.
Chissà chi sarà questo "tuo" maestro! Perché i tuoi disegni sono davvero stupendi! Non saranno ai livelli di Ricciardi, ma come dici tu "onguno ha il suo stile"! :)
RispondiEliminaEheh... un giorno farò un post anche sul mio maestro. All'inizio mi fece promettere che mai, anche sotto tortura, avrei dovuto dire che lui mi stava aiutando. Ma poi ne parlerò a tempo debito. ;)
EliminaPerché non provi a ricontattarlo? :-)
RispondiEliminaTalvolta ci ho pensato, ma non voglio, Maria. Come ho già accennato nel post, ognuno deve trovare la propria strada. Sempre. Ricontattare Giuseppe non mi gioverebbe, e poi non mi va di disturbarlo.
EliminaCapisco perfettamente. ..ma magari solo x fargli sapere che stai continuando x la tua strada. ..penso che gli farebbe piacere!
RispondiEliminaOra sì che aspettiamo tutti di leggere del tuo maestro : )
RispondiEliminaComplimenti, bel post
C.
Eh, a tempo debito parlerò anche di lui! ;)
EliminaE grazie anche per i complimenti! Grazie davvero! :)
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