lunedì 15 gennaio 2018

Devilman crybaby - Le mie impressioni

Ho letto il manga di Devilman, quello in 3 volumoni, quando avevo poco più di 10 anni. Forse non sarebbe un fumetto da leggere a quell'età, e probabilmente devo ringraziare anche Go Nagai se non sono una persona particolarmente solare. Ciononostante amo Devilman alla follia, tant'è che sono uno dei tanti possessori della ormai leggendaria coppia di OAV "La genesi" e "L'Arpia Silen", in VHS (sì, quelle rosse dell'allora Dynamic Italia)... sebbene non abbia più idea di dove siano finite, staranno da qualche parte in garage.
Comunque sia, io ero uno di quelli che aveva accolto la produzione di questa serie, intitolata Devilman crybabay, con la più totale indifferenza. In realtà non avevo nemmeno capito che si trattava di un adattamento del manga, credevo fosse uno spin-off o qualcosa del genere. In ogni caso, spinto anche dalle recensioni positive di alcune persone (che tra l'altro me l'hanno presentata fedelissima al fumetto), sono andato a visionare la serie fiducioso... con l'unico risultato di confermare la mia totale indifferenza (e delusione) verso questo lavoro (oltre che dire a questi conoscenti, che tanto avevano decantato una storia moderna, dura e senza compromessi, ma comunque fedele all'opera originale: Avit' pigliato 'o cazz' pà banca 'e l'acqua...).


Se mi è concesso un francesismo, questa serie è un immondo troiaio... divertente, ma pur sempre di un troiaio stiamo parlando (beh, riflettendoci, lo scopo dei troiai è quello appunto di sollazzare il prossimo).
Diciamo che effettivamente l'attualizzazione del contesto ambientale ha giovato maggiormente alla realtà nipponica presentata, probabilmente più vicina a quella odierna reale, con bulletti di periferia che se ne vanno in giro vestiti con catenelle e treccine sui capelli, rappando come gangsta appena usciti dal ghetto (e c'è chi conferma che in Giappone questa gente c'è davvero), e giapponesine che non vedono l'ora di diventare delle Idol, tra invidie e ripicche adoloscenziali. Questo "svecchiamento" ha giovato soprattutto al personaggio di Miki, che nel manga era rimasto un po' sullo sfondo, mentre qui viene caratterizzato in maniera più complessa e interessante rendendola una ragazza sportiva ed empatica, ammirata dalle compagne di classe e contesa da varie agenzie fotografiche (sebbene rimanga ugualmente un po' stereotipata). Ma stop... le cose buone, per quanto mi riguarda, si fermano qui.
Innanzitutto lo svolgimento narrativo è piuttosto confusionario, forzato e disequilibrato, alternando momenti discutibilmente riusciti a ingenuità paradossali, che scadono nel ridicolo involontario, roba che nemmeno Go Nagai, negli anni 70, si era permesso di fare (narrativamente, il manga, regge benissimo ancora oggi e frantuma molti comic-book moderni senza alcuno sforzo).
C'è una sequenza in particolare che racchiude l'essenza di quanto ho scritto nelle ultime righe: quando ormai il caos sta dilagando in città, a causa dei demoni rivelatisi al mondo, Miki, tramite l'utilizzo dei social, esterna il proprio amore per Akira, elogiando il suo cuore puro e spingendo altri devilmen ad uscire allo scoperto, e la sequenza curiosamente funziona, perché è credibile; non è la prima volta che persone di un certo rilievo (sportivi, attori) utilizzino i social per cercare di influenzare (che sia in positivo o in negativo) altre persone... il problema è quando, parallelamente a questa sequenza abbastanza riuscita, vediamo Devilman (proprio lui in zanne e artigli) che abbraccia bambini (manco fosse Babbo Natale), e persone che si mettono letteralmente in fila per chiedergli scusa, in una scena davvero mal costruita registicamente, che sfocia in una surreale comicità... e Devilman piange... e io insieme a lui, ma vi assicuro, non perché sia commosso, no...

Tra l'altro, una fila del genere per "abbracciare" un mostro, l'ho vista solo all'INPS.

Poco chiaro anche quale tipo di sentimento leghi effettivamente Ryo ad Akira, dato che nel manga, Satana, ermafrodita, si era letteralmente innamorato del giovane... qui invece s'intuisce piuttosto un'amicizia "particolare", che rimane però sul vago, senza approfondire più di tanto questo aspetto. Insomma, perché salvare proprio Akira dall'Apocalisse? Tutto è spiegato maluccio, senza contare che quest'aria New Age ha sbiadito quella vena di horror gotico-psicologico di cui era intriso il manga (complice pure un montaggio un po' raffazzonato e frettoloso degli episodi), dove Ryo, nella sua entrata in scena, era quasi un novello dottor Frankenstein, con la sua lugubre magione nascosta tra le montagne (qui invece è un attico in città con tanto di piscina), pronto a dare vita alla sua creatura (Devilman) nei tetri sotterranei posti al di sotto di essa.
Un altro elemento aggiunto in questa serie, e che che ha attirato maggiormente la mia attenzione (e come poteva non essere altrimenti), è la massiccia presenza stratosferica di tanta TOPA! Disegnata, ma pur sempre topa.
Tutti i 10 episodi sono pieni di figa, tette e ammucchiate di ogni genere (etero-omo-bisex, c'è n'è per tutti i gusti). L'abbondanza di sesso, però, ha finito per snaturare molte situazioni, e il personaggio che maggiormente ne ha risentito è proprio Silen (o Sirene): nel manga e nei vecchi OAV era un fiero demone alato alla ricerca della vendetta (e della gloria) verso colui che aveva asservito la forza di Amon alla causa del genere umano; qui invece diventa una baldraccaccia in calore (ho perso il conto delle volte che l'ho vista masturbarsi sui tetti della città) che sembra volere da Devilman/Amon solo una cosa, vista la foga con cui si scaglia contro l'odiato avversario al singolare (ma invitante) grido di battaglia: "SCOPAMIIII!!!!".
Il problema, curiosamente (me ne sorprendo persino io a trovare un difetto in questo), è l'eccessiva lascivia, dove le abbandonati sequenze di sesso, piuttosto che integrarsi decentemente nelle pieghe narrative della storia, diventano solo una volgare messinscena di sequenze buttate un po' a caso. Difatti, come non citare pure la possente polluzione notturna di Akira, la quale mi ha strappato un mucchio di risate, riportandomi alla mente la scena del primo capitolo della ormai celebre saga di Scary Movie.
Nel manga il sesso era solo un sotto-testo, palpabile a livello subliminale, ma mai invadente, né volgare. In effetti tutte le interazioni fra i personaggi principali erano cariche di una certa tensione sessuale, che tale rimaneva, però, come un qualcosa di volutamente inespresso, indefinito; una tensione tangibile ma mai evidente soprattutto nello scontro tra Silen e Devilman, che non sfociava in nulla di hard-core,  perché l'obiettivo dell'arpia non era certo farsi sbattere da Amon, quanto piuttosto uccidere l'umano Akira Fudo e ripristinare l'onore di un "traditore".
Per quanto riguarda lo stile visivo/grafico utilizzato, questo è interessante: ovviamente le illustrazioni danno il meglio di sé nella resa dei personaggi femminili, così come alcune soluzioni nell'uso del colore ben si adattano alle situazioni narrate, donando dei contrasti cromatici sgargianti e piuttosto riusciti... il punto è che l'intero lavoro di disegno ne esce con le ossa totalmente fracassate, se paragonato a quello dei due OAV, vere pietre miliari dell'animazione giapponese (e beh, lì c'era il compianto Kazuo Komatsubara e la classe non è acqua).
Infine note positive per le musiche (piuttosto ispirate) e per il doppiaggio italiano, davvero ben curato, ottimamente recitato e con voci piuttosto azzeccate: Jacopo Calatroni eredita il ruolo che fu di Ivo De Palma (e di Massimo Corizza prima, nella serie edulcorata), e riesce a tratteggiare con efficacia tutti gli stati d'animo del protagonista (anche quello un po' coglionotto del primo episodio). Inoltre il nome del protagonista viene pronunciato "alla giapponese", ovvero con l'accento sulla prima "A", ovvero Àkira, invece di Akìra, dove l'accento è sulla "I" (che poi non mi ci abituerò mai... un'intera vita a chiamarlo Akìra, e ora volete farmi cambiare? Ma no, chissene).
Per chiudere, chiunque venisse a dirmi che Crybaby è una grandiosa e decente trasposizione attualizzata del glorioso manga di Go Nagai, beh... non la prendesse male se cominciassi istericamente a ridergli in faccia.
Al contrario, guardando questa serie più come un omaggio in salsa "porno-pop" dell'intero universo "Devil" (film live-action e vecchio anime blu-puffo compresi), allora sì, ci si troverebbe davanti ad un prodotto forse fin troppo sopra le righe, ma pur sempre gradevole da seguire. E questo è quanto.

P.S.
Parliamoci chiaro... la poetica sequenza introduttiva del primo OAV, in cui si vede l'epica battaglia tra gli angeli e i demoni, polverizza da sola, senza se e senza ma, quanto visto in questi 10 episodi.